capitolo 3.

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'si zia, ci sono.' dissi ancora scioccata.
'quindi hai deciso dii?'
'ci devo pensare.' e riattaccai.
tornai in camera, presi dei panni e andai a farmi una doccia, per rinfrescarmi le idee.
***
arrivò Suora Romina a svegliarmi.
'su su Asia, non fare tardi a lezione.' disse alzando le tapparelle.
che luce che c'era, doveva fare decisamente caldo.
mi alzai e indossai un paio di jeans strappati, cannottiera nera e vans nere.
andai nell'aula di biologia.
fortunatamente c'era un banchetto solo infondo alla classe, doveva essere mio.
'ohoh, rieccola.' disse una voce familiare, chi poteva essere se non lui, Jacob.
camminai dritta verso il mio banco, che sembrava l'unica salvezza.
iniziammo l'ora di biologia, una noia mortale, quando arrivò la preside.
'Jacob Tyler in segreteria.'
si avviarono fuori dalla porta,
'cos'è successo?' mi chiedevo.
tornò in classe dopo una ventina di minuti con la preside, aveva un'aria triste, non l'avevo mai visto così.
'dai fallo.' sussurrò la preside a Jacob.
'ragazzi, mi trasferisco a bruxelles.' disse a testa bassa.
mi si fermò il cuore, e non perchè se ne sarebbe andato, anzi, perchè a bruxelles ci abitava mia zia.
la risposta in quel momento diventò ovvia.
***
'rominaaa, devo fare una chiamata!' dissi frettolosa.
'si vai tranquilla, ti copro io.'
forse Romina, nonostante la sua età è l'unica che mi capisce qui dentro.
scappai in segreteria, tutti i corridoi erano bui e la mia torcia funzionava a malapena.
arrivai in segreteria, digitai il numero e rispose zia.
'pronto?'
'zia, sono Asia.'
'amore, che succede?'
'ci ho pensato e..' non mi fece finire la frase che disse
'E..?
'e no, non me la sento.'
ci furono minuti infiniti di silenzio quando lei disse
'a-ah, tranquilla.'
'a presto zia.'
'a presto, a presto amore.'
finita la chiamata andai a dormire.
***
la mattina dopo mi chiamarono di nuovo in segreteria, giuro che se era mia zia, mi fingevo malata.
invece no, Mark Zulenberg.
'pronto?'
'chi non muore si rivede!' disse.
Mark è il tipo che mi vendeva la roba, e io devo tornargli una somma che neanche nei sogni realizzo.
'eh già.' dissi senza parole.
'senti Asia, parliamoci chiaro, da amici, devi pagarmi.'
'dammi dei giorni.'
'quanti asia? quanti?!' disse alterandosi.
'una settimana.' e riattaccai, non avevo voglia di discutere.
ero fuori di me.
come poteva volere i soldi? eravamo amici.
uscii dal colleggio e incontrai dei tipi che si drogavano.
non me ne resi conto e mi ritrovai in quel giro, passavano di tutto.
che guaio avevo combinato? doevo uscirmene.
avrei dovuto pagare anche loro?
***
ed ecco qui il terzo capitolo!
spero vi piaccia.
e mi raccomando, stelline e commenti! :)

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