Mi è mancato

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Pov Isabella / sera del 15 agosto 2015.
Sorrido, senza parole con il suo viso divertito che sfiora quasi il mio.
-tu non hai intenzione di sposarti subito ... voglio dire, avevamo detto che prendevamo le cose con calma ...- mi mette un dito sulle labbra.
-non ho dato un tempo, ho solo.chiesto se vuoi sposarti-
Mi scappa un sorriso, con i miei precedenti, si sta prendendo una bella responsabilità ...
-sì, sì che voglio sposarti- gli scappa un sorriso, che mi fa felice in un modo assurdo.
-okay-
Annuisco. -era la ragione per cui volevi venire qui?-
Si finge indifferente alla domanda. -non ho idea di che cosa tu stia sottintendendo-
Lo guardo male, e dopo poco scoppia a ridere.
-sinceramente non lo so, ci penso da almeno una settimana, ma a volte mi intimorisci, avrai avuto decine di amanti, io mi sento un pò un novellino-
Rido. -ma che cavolate spari?!- lo bacio. -io ho scelto te, dopo lo schiaffo per la tua impudenza dopo il primo bacio-
Sorride al ricordo. -perché, allora hai fatto la difficile?-
Alzo le spalle. -perché in tanti anni, ho capito che se non ti fingi insensibile, non saprai mai chi ci tiene veramente-
Mi bacia come la prima volta e le mie emozioni si amplificano; il profumo è inebriante, sembrano fiori e frutti tropicali, ma ha anche un odore che dopo due anni, non ho ancora imparato a definire. Ha profumo di fiori di ciliegio ed erba tagliata, legno e cioccolato.
La sua bocca morbida e con sapori ambigui di ricordi lontani, tra cui il sapore dell'acqua salata. Le braccia forti di un uomo che aveva faticato e forse anche sofferto nella vita.
I capelli tagliati nemmeno così corti, erano lavorati in una pettinatura tipica di quel decennio o forse di quello precedente.
Sotto la maglietta sottile, sento la tartaruga scolpita, che pur non essendo esagerata, era piacevole da sfiorare con la punta delle dita.
Era magro, forse lo era sempre stato, o forse la malattia per cui era morto, gli aveva portato via molta della sostanza. È come un principe e non è nulla più che un ragazzo.
Le sue mani affusolate da pianista, arrivano fino ai miei fianchi e sfiora appena quello che ci sta sotto.
Le emozioni mi sfuggono e lancio un mezzo gridolino di goduria. Lui ne approfitta e prende possesso del mio collo. Lo stringo sulle spalle mentre "entro" nella dimensione della lussuria.
Sappiamo entrambi, che non esagereremo, siamo stati entrambi educati per aver rispetto per lo "ius prime noctis" e finché se lo tiene nei pantaloni, può fare quello che vuole. Grido il suo nome e sento la sua eccitazione toccare la mia.
La sensazione di pericolo e scelta nel sapere che nessuno, ci sta controllando è fantastica.
Per la prima volta non ci sono "controllori" fuori dalla porta. Forse eravamo noi, a segnare dei confini, o forse ero solo io, al ricordo della mia coscienza, mio padre Giuseppe, che mi avrebbe presa a cinghiate se avessi osato dare una cosa del genere.
Ma in realtà non c'erano, né regole, né confini veri e propri, e spesso mi mancavano quegli impedimenti, fare da soli, non era così semplice.
Edward e io, ci eravamo appena promessi a modo nostro, la vita, e ne ero felice, ma avrei preferito avere anche un parere esterno.

Verso le 21 di sera, decidemmo di andare alla Festa delle Luci, che si teneva quella sera nel centro città.
Decisi di farmi una doccia e mentre mi guardavo allo specchio, osservavo anche l'anello, che era stato della madre del mio fidanzato, Elisabeth e quello "del sole" che Emily, la strega di Katherine aveva fatto a me e ai miei fratelli, prima ancora che fosse iniziata la transizione.
Lo portavo nell'indice della mano destra, mentre che a sinistra l'altro.
Uscendo infagottata dal bagno, lasciai strada a lui. Dopo essermi assicurata, che fosse dentro, consultai il guardaroba che avevo a disposizione: scelsi un vestito nero, semplice che mi faceva molto sexy e che mi piaceva particolarmente. Uscì dal accappatoio ed entrai nel vestito con facilità.
Piazzai sotto dei collant neri e degli stivaletti neri col tacco 14.
Quando fu lui ad uscire dal bagno, ci rientrai cercando di snodare i miei intricati capelli. Li torturai, finché non mi sembrarono decenti, poi tornai nell'altra stanza. Lui era vestito sullo stesso mio tema scuro, con una camicia nera e dei pantaloni neri di velluto. Era bellissimo...
Con lui, ogni giorno mi sentivo fortunata di quell'eternità.

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