Capitolo 4

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La festa era stupenda, proprio in grande stile, come tutte le feste del re Astrid; il salone era decorato con narcisi e campanule viola, i quali rendevano vivo l'ambiente insieme alla dolce melodia prodotta dalla clàirsach, sulla quale delle giovani ragazze ballavano divertite e spensierate.
Mi guardavo intorno, vedendo come tutti quanti si divertivano, compresi Ruggero e Lodovico, i quali ormai brilli mi si avvicinarono,
"Caro Thomas, sù con la vita, che da domani addio libertà!" mi disse Lodovico, biascicando alcune parole.
"Ha ragione Lodovico, vai a divertirti, guarda quante ragazze, disposte a passare tutta la serata insieme..." ribatte Ruggero, il quale non si reggeva più in piedi.
Avevano ragione, ma anche in mezzo a tutta quella felicità, mi sentivo fuori posto; avevo bisogno di fuggire da tutto e da tutti, in sella al mio dolce cavallo, per le immense foreste di querce.
Inoltre ero impossessato dal desiderio di incontrare la famosa principessa Sophia, di cui avevo sentito parlare molto, anche se non in maniera positiva; considerata da tutti tanto bella quanto fredda di cuore.
Ma quella sera non era presente, così senza farmi vedere da nessuno, mi recai verso i giardini interni del palazzo, per schiarirmi le idee; e fu proprio in quel giardino vicino alle peonie che la vidi per la prima volta.
Era girata di spalle ad ammirare la luna, che non si accorse della mia presenza, finché la mia spada tocco il bordo del pozzo, stridendo violentemente; impaurita sì girò, e non appena ebbe incrociato il suo sguardo con il mio, capii che per me tutto era finito.
Quella creatura non poteva esistere, era un angelo; con quei lunghi capelli rosso fuoco, che le ricadevano sulle spalle come boccoli, quella pelle bianca spruzzata di piccole lentiggini, su cui facevano da padroni due occhi grandi color dell'Oceano e quel vestito, che le risaltava la figura slanciata.
Non fu solo la sua bellezza, ma anche il suo sguardo al contempo triste e freddo, che mi fecero innamorare di lei all'istante.
"Chi sei, che ti nascondi nel buio della notte?" mi chiese con tono freddo e distaccato.
"Sono il cavaliere Thomas, sua altezza!" risposi inginocchiandomi al suo cospetto.
Si dice che le parole possano ferire tanto e più delle spade, ma in quel momento fu il suo silenzio a trafiggere il mio cuore.
Senza proferire parola, la principessa mi guardò sdegnata, ritornando nel palazzo; quel suo sguardo gelido mi spezzò il cuore; come poteva una simile creatura, avere un cuore così di ghiaccio?
Non so per quanto tempo rimasi li fuori immobile, quando rientrai, trovai Sir Gideon e suo fratello, il re Astrid, che mi guardavano con facce preoccupate; con educazione salutai e mi ritirai nella mia stanza.
Quella notte non riuscii a prendere sonno, i miei pensieri erano fissi su un paio di occhi blu zaffiro freddi, ma al contempo tristi; erano come se chiedessero di essere salvati, da qualcosa che li teneva prigionieri, una cosa più grande di loro.
Cos'era quella cosa, che impediva alla mia dolce Sophia di essere felice, come un giovane ragazza della sua età meritava?
In un primo momento, non trovai una risposta, ma mi addormentati con la determinazione, che un giorno quel bellissimo sguardo sarebbe tornato a sorridere per tutti, ma in particolare per una persona.

Quella persona ero io!

Il destino del cavaliereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora