Freak (Troyler au) ITA

Capitolo Dieci

*Tyler*

Mi piacerebbe poter dire che riuscii alla fine a togliermi quel ragazzo dalla mente e pensare al lavoro che dovevo fare, ma sarebbe una bugia. Passai il resto del mio turno al negozio a inciampare nei miei stessi passi, a ignorare ciò che i clienti mi chiedevano, perché ero completamente perso nei miei pensieri. Ovviamente tirai un sospiro di sollievo quando finalmente il mio turno fu finito. Mi slacciai velocemente il grembiule, affrettandomi a spegnere la sgangherata insegna al neon che diceva "siamo aperti" e a chiudere il portone principale. Poi tutto ciò che mi restava da fare era pulire un po' il bancone e contare i soldi nel registratore di cassa.

Non so quante volte dovetti ricominciare da capo a contare le banconote. Ogni volta che ero nel bel mezzo di contare, mi veniva in mente Troye, ed ecco che perdevo il conto. A un certo punto avevo ricominciato così tante volte, che cominciai a contare a voce alta, maledicendo quegli stupidi soldi da contare. Ero quasi patetico. Era normale trovare carino un ragazzo e volerlo conoscere meglio, ma non era molto normale che riuscissi pensare solo a lui.Feci un respiro profondo, afferrando di nuovo il mazzo di banconote sul bancone.Quella volta stavo andando bene, ero a più di metà dell'opera, quando una canzone inondò il minimarket, obbligandomi a lasciar perdere i soldi. Allungai una mano a prendere il cellulare che stava suonando dalla tasca posteriore dei miei jeans.

"Che c'è?" risposi brusco, pensando si trattasse come al solito di uno dei miei stupidi amici.

"Ty? Tutto a posto?" subito mi sentii in colpa per aver risposto così male, riconoscendo la voce femminile dall'altro lato della cornetta. Non era certamente Marcus. Mi affrettai a risponderle, l'ultima cosa che mia madre doveva fare era preoccuparsi per me.

"Sì, scusa. È stata una lunga giornata." risposi un po' imbarazzato, buttandomi a sedere sulla sedia. Lei rimase un po' in silenzio, come per decidere se credere o no alla mia scusa. Sapevo già che una volta tornato a casa mi avrebbe chiesto di elaborare. Comunque mi faceva piacere parlare con lei, e per quanto possa sembrare triste, non c'era nessun altro con cui potessi essere tanto onesto su tutto. Era una spalla su cui piangere e un'amica a cui chiedere consiglio.

"Ti capisco. Barney si é messo in malattia all'ultimo minuto
, e ora devo sorbirmi il doppio turno." Sospirai irritato. Continuava a prendere turni extra di lavoroSotto sotto sospettavo che fosse lei a chiederli, ma prima o poi avrebbe dovuto capire che si stava sottoponendo a troppo stress.

"Sei seria? Lo sai, vero, che non possono forzarti a restare lí? Sei la persona che lavora di piú lí dentro, sono sicuro che non ti licenzierebbero se ti rifiutassi di fare un turno extra per una volta."

"No, Ty, abbiamo bisogno di questi soldi. A me sta bene, non preoccuparti. Comunque, ti chiamavo per chiederti se mi potevi portare qualcosina da mangiare. Ho dimenticato il portafoglio a casa e non ho soldi dietro per comprare qualcosa dal ristorante. Non mi andava molto di chiedertelo, ma sto morendo di fame e-" Decisi di interromperla stavolta. Non potevo credere che si stesse scusando di chiedermi aiuto. Alla fine lo stava facendo solo per potermi mantenere!"

"Mamma non c'é problema! Dimmi solo quando hai la pausa." chiesi, rialzandomi in piedi. Avevo finito di fare quasi tutto in negozio. Praticamente mi mancavano solo i soldi da contare. Non avevo ancora deciso cosa prepararle, ma avrei fatto meglio a sbrigarmi per avere il tempo di cucinare.

"Alle 8, quindi tra circa un'ora e mezza."

"Okay, ci vediamo, allora. Ti voglio bene." dissi mentre raccoglievo le banconote dal bancone.

"Che farei senza di te? Anche io ti voglio bene."

"Dai, non fare la sdolcinata! Ciao, mamma!" Ovviamente chiunque avrebbe capito che non mi dispiaceva affatto la sua sdolcinatezza, ma lo dissi comunque, visto che é quello che dicono sempre gli adolescenti davanti alle dimostrazioni d'affetto dei genitori.