CAPITOLO 1

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"Lena!!" sento la voce di mia madre chiamarmi dal salotto.
In questo momento vorrei solo dormire, spegnere il cervello e poter capire cosa mi sta succedendo in torno.
Rotolo giu dal mio letto e mi ricordo che oggi è il mio primo giorno di lavoro.
Ho paura.
E se andasse male?
L'ansia si impossessa di me, come sempre d'altronde.
"Lena!!" Mi richiama.
"Mi sono alzata!" Urlo per farmi sentire dal piano di sotto.
Entro in bagno e faccio una doccia, mi fermo per pensare.
Come gestirò questa giornata?
Sono sempre stata una persona molto organizzata, ho cercato fino ad adesso di essere perfetta preoccupandomi di quello che potesse pensare la gente.
Forse non sono pronta...non lo so, non lo faccio solo per me, ma soprattutto per mia madre,
da quando mio padre non c'è più ha cercato di rendermi al meglio per far sì che diventassi come lei, ovvero perfetta.
Dopo essere uscita dalla doccia ritorno in camera, prendo la mia biancheria intima, una camicetta e la gonna più elegante che ho.
Infilo delle scarpe con un po' di tacchetto, non tanto alte.
Scendo giù in cucina dove mia madre mi aspetta per fare colazione.
"Helèna" mi guarda "tesoro sei un incanto, solo...aggiustati quella camicetta!" Mi dice con una faccia disgustata.
Ed è comprensibile, per la fretta l'ho abbottonata in malo modo.
Guardo l'orario e sono in ritardo, di solito non lo sono mai!
Inizio ad agitarmi.
Mia madre è tranquilla.
Si sta aggiustando i capelli, ed è strano dato che è una maniaca del controllo e di solito siamo sempre in anticipo.
Realizzo.
Non siamo in ritardo,è lei che mette l'orologio un ora avanti per far sì di essere sempre in orario.
Mi guarda per la centesima volta "allora?non mangi?sbrigati o facciamo tardi" mi dice con tono sgarbato.
Lei è sempre stata sgarbata...da quando mio padre è morto.
È impazzita, letteralmente.
"Non ho fame.." Le rispondo.
"Come vuoi" mi risponde con una voce stridula.
Ci affrettiamo verso l'auto.
Le farfalle nello stomaco svolazzano mentre immagino tutto quello che succederà oggi, sono emozionata.

Siamo in macchina da ormai 20 minuti, Londra non è tanto lontana, ma se c'è traffico è difficile essere lì prima di un' ora.
Mia madre interrompe quel silenzio fin troppo imbarazzante.
"Allora...cosa hai deciso di fare?" Mi chiede con tono serio.
"Cosa intendi?" Le chiedo a mia volta pensierosa.
"Beh Helèna ormai sei cresciuta e casa nostra non è vicino alla Royal Bank..."
Non la faccio finire.
"Mi stai cacciando di casa?" Le chiedo accigliata e con tono sorpreso.
"Non rispondermi in questo modo!" Sbotta lei.
"Non sto dicendo questo, è solo per il tuo..."
La interrompo.
"Non dirmi in che modo parlare, perché tu, proprio TU sei la prima persona che dovrebbe portare rispetto a me.
Trovi sempre la scusa di un futuro migliore solo perché da quando papà è morto sei andata fuori di testa."
Dico tutto d' un fiato.
Non avevo mai parlato così a mia madre,un po' mi dispiace ma se lo merita.
Vuole rendermi perfetta e aggiustare la mia vita quando ancora non si è accorta che dovrebbe sistemare la sua.
Sono tutta rossa e ho il respiro affannato.
Lei sta zitta.
Sa che ho ragione, lo sa bene.

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