CAPITOLO 2

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"Ci vediamo qua alle 18.00 precise." mi dice
semplicemente.
"Va bene" le rispondo con tono freddo.
Scendo dalla macchina e vedo davanti a me un edifico enorme con uomini in giacca e cravatta.
Ho paura, non sono pronta.
Sento le gambe cedermi e ho le mani sudate.
Faccio un respiro profondo ed entro.
"Wow." Dico con la bocca spalancata.
È  bellissimo all'interno, è abbastanza colorato e i muri non sono del solito color bianco come tutte le altre banche.
"Lo so" sento una voce dietro di me.
Mi giro e vedo un ragazzo.
"Cosa sai?" Gli chiedo con un sorriso.
"So che questa banca è *wow*" mi risponde  mentre mi imita scherzosamente.
Rido, forse anche dal nervoso.
"Allora....sei nuova giusto?" Mi chiede con un sorriso.
"Ehm..si, mi chiamo Lena Martin, piacere." Gli rispondo nervosamente con un sorriso.
Lui ricambia.
"Io.." Una voce lo interrompe.
"Lui è Louis Tomlinson e tu devi essere Helèna Martin." Un signore abbastanza giovane mi risponde con un sorrisetto.
Rabbrividisco.
"Ehm.. Mi chiami semplicemente Lena."
"Oh, beh va bene." Mi risponde.
"Lei deve essere.." Mi interrompe, strano.
Giuro che se non mi lascia finire ancora una parola gli stacco la testa dal collo.
"Il signor Stevens" mi risponde.
"Il direttore" aggiunge con tono ovvio.
Lo guardo nervosa.
"Bene signorina Martin venga con me e le mostro il suo ufficio." Mi dice con tono neutro.
Mentre sto per seguire il direttore mi sento tirare per un braccio.
"ci vediamo in giro." Mi sussurra all'orecchio con un sorrisetto.
Deglutisco e gli rispondo annuendo.
Sono già nervosa e questi due tizi non mi stanno aiutando.
Il signor Stevens mi mostra il mio ufficio.
"allora signorina Lena le piace?" Mi chiede.
"È molto bello" Gli rispondo con un sorriso.
"Ne sono felice, spero si trovi bene qui.
Si ricorda che per qualsiasi cosa lei abbia bisogno può chiedere a me oppure a Louis."
Mi spiega.
Rispondo un semplice "grazie."
Mi saluta ed esce dal mio ufficio.

Mentre compilo un foglio sento bussare.
Dico un semplice "Avanti."
"Ehi! Scusami!" Mi dice una ragazza.
Sembra avere più o meno la mia età, ha dei capelli biondo cenere e indossa degli occhiali neri da vista.
Ha un espressione dolce e ha un bellissimo sorriso.
Indossa una gonna nera con una camicetta rosa chiaro.
È molto bella.
"Beh..ecco, il signor Stevens mi ha detto di aiutarti! So che sei nuova e quindi è difficile gestire tutto, soprattutto quando ti trovi in questo enorme edificio a Londra." Mi spiega, dal suo accento non sembra inglese.
Mi scappa una risatina.
"Oh beh, ti ringrazio, è un piacere conoscerti!" Le dico con un sorriso.
"Il piacere è tutto mio! Sono Samanta" Mi risponde entusiasta.
"Penso tu sappia già come mi chiamo" dico ridendo.
"Lo sanno tutti" mi fa segno di seguirla sorridendomi.
Rimango un po' scossa, in che senso lo sanno tutti?

Ho parlato davvero tantissimo con Samanta, è dolce.
Mi ha detto che è nata in Italia ma è di origine ucraina ed è qui a Londra perché ha vinto una borsa di studio.
Ci siamo scambiate i numeri di telefono in caso avessimo bisogno di qualcosa, ma comunque la vedrò ogni giorno, sono felice di essermi fatta un'amica.
Mentre penso e corro per arrivare il prima possibile fuori da questo palazzo scontro contro un ragazzo, è biondo, occhi azzurri con un sorriso fantastico e delle fossette.
"Oh scusami, non ti avevo visto."  Le dico mentre la mia faccia diventa rossa come un peperone.
"Non ti preoccupare, capita." Mi risponde facendo un sorriso e mostrando le sue bellissime fossette.
"Comunque io sono Luke." Aggiunge.
"Lena" Gli dico con un sorriso.
Restiamo circa 5 minuti a fissarci negli occhi, sono belli, un azzurro così intenso che non riesco a distogliere lo sguardo.
Mi riprendo.
Guardo l'orologio.
Sono le 17.59
"È stato un piacere conoscerti ma devo andare." Gli dico interrompendo quel silenzio imbarazzante che si era creato.
Scappo letteralmente via.
Il momento più imbarazzante di tutta la mia vita.
Sono fuori dal palazzo alle 18.00 in punto.
Mia madre è arrivata, ha un sorriso stampato in quella sua faccia perfetta, non la capisco.
Entro in macchina.
"Allora Lena com'è andata?" Mi dice con un sorrisetto.
Mi limito a rispondere un "bene."
Non ci parliamo per tutto il viaggio.

Sono appena arrivata casa e sono esausta, cado sul letto e mi addormento.

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