Capitro 4

85 12 0
                                        

La mia coinquilina non è delle più simpatiche. Poco tempo fa avevo messo un annuncio sul giornale per trovarne una, giusto per non stare sempre sola e socializzare un po'.
Appena è arrivata non mi ha neanche salutata. Ha cambiato la disposizione dei mobili, ha preso la mia stanza -la migliore- ed ha praticamente fatto suo ciò che era mio. Condividiamo le stesse cose, ma lei ha sempre il coltello dalla parte del manico.
Dopo aver messo a soqquadro il mio appartamento si è finalmente degnata di presentarsi. Si chiama Michelle e, da quanto ho capito, suo padre è il solito riccone che manda a forza la figlia in una università prestigiosa. Cosa che a lei non va a genio.
Mi ha subito avvertita, con aria altezzosa, del fatto che trova strano il mio comportamento, il mio appartamento, come mi vesto e il mio nome.
Sam non è un nome strano per una ragazza... forse è un po' raro trovarne una con lo stesso nome, ma è piuttosto accettabile.

Si vede lontano un miglio che Michelle è una "figlia di papà": viziata, sempre vestita alla moda; porta gioielli che solo a guardarli si capisce che una ragazza normale come me non potrebbe mai permettersi. Ma a parte tutto questo, è diventata parte integrante della mia vita.

Quando esco dalla mia piccola stanza per andare a fare colazione, la mia coinquilina non nasconde un moto di stizza nel vedermi con ancora i vestiti del giorno prima.
Non le spiego niente. Non ho bisogno che lei sappia quello che faccio nella mia vita.
Mi preparo la solita colazione a base di latte caldo e biscotti al cioccolato. Come sempre non riesco a finire il latte. Il rimanente lo regalo generosamente al mio gatto Sirius che, beato, se lo finisce in poche laccate. Che ciccione.

Pochi minuti dopo sono pronta.《Vado al lavoro. Ci vediamo dopo.》, Michelle neanche mi guarda. Sfoglia con noncuranza una rivista di moda costosa. Fa un cenno vago con la mano.
A volte proprio non la sopporto.
《Mi raccomando, non faticare troppo. Potresti sciuparti.》sono sicura che mi abbia bruciata con gli occhi, come fa sempre, ma io sono già fuori dalla porta con la mia borsa a tracolla, felice di una nuova giornata di sole.
Quando esco dal portone principale mi rendo conto del mio sbaglio. Del sole neanche l'ombra. C'è una fitta nebbia e, nonostante tutti i miei vestiti, sento le goccioline delle nuvole scese in terra che mi perforano i tessuti.
Adoro l'autunno, ma odio la nebbia.
La mia impossibilità di comprare una macchina si ritrae di nuovo contro di me. La sede del giornale dalla città non è lontana, ma camminare con questo tempo è come fare una doccia ghiacciata dopo essere stata in mezzo alla neve.

È pieno di gente che cammina.
Dopo tutti questi mesi che abito qui, ancora non mi ci sono abituata.
Passo in mezzo alla calca di persone spingendo e sbattendo. Ho un flash.
Mi ero quasi dimenticata del sogno della scorsa notte.
Mentre sorpasso un hotel intravedo un piccolo vicolo alla mia destra e mi si gela il sangue.
Guardo l'orologio. 7.50, alle otto dovrei essere al lavoro, ma se do una sbirciatina di cinque minuti, correndo posso arrivare in tempo.
Sono indecisa. Forse era solo uno stupido incubo, niente di più.
O forse poteva essere un segnale.
Se trovassi qualcosa e mi soffermassi un po' di più in quel vicolo potrei arrivare in ritardo. Il capo sarebbe furioso.
Decido all'ultimo secondo di svoltare e guardare cosa c'è in quella stradina.
È proprio questo il posto. Dal sogno ricordo il cassonetto dell'immondizia in fondo, vicino al muro che blocca il proseguimento del vicolo.
Faccio un passo incuriosita, poi un altro.
Ma cosa...!?

Il Cacciatore Di SogniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora