Mi sveglio e sento un braccio alquanto peloso avvolgermi l'addome. Rigiro il mio corpo per osservare l'uomo accanto a me.
I suoi capelli biondo-cenere ricadono in un ciuffo sopra agli occhi chiusi, che celano delle splendide iridi azzurre. Di sicuro è sempre stato l'uomo perfetto per me.
Ieri notte è stato meraviglioso con Victor, è come se avessi ritrovato una parte della mia anima, il pezzo di puzzle mancante da incastrare al mio essere.Mi scosto leggermente da lui, alzandogli pian piano il braccio, in modo da non svegliarlo.
Metto la mia vestaglia preferita, quella verde, prima di avviarmi in cucina per prepararmi la colazione.
Accendo la macchinetta e, mentre aspetto assonnata che il caffè scenda, osservo di sfuggita la mia cucina. Piatti sporchi, stracci ovunque, bicchieri da vino vuoti e vassoi sopra al tavolo.
Il tavolo. Io e Max. La nostra cenetta quasi romantica.
Sento il terrore nella mia pelle d'oca, di nuovo vuoto nella pancia.Merda! Dove sarà finito? Da chi sarà andato? Sarà tornato in quel vicolo schifoso? Ha degli amici che lo possano ospitare?
Dubbi e paure fanno a lotta nel mio cervello per contendersi la vittoria, ma tra i due litiganti il terzo gode e la disperazione prende il sopravvento e arriva al podio in un attimo.
Lacrime amare percorrono le mie gote ricordandomi quanto sono stata crudele con il mio amico e mi precipito nella mia stanza per prepararmi ad uscire.
Non importa se è mattina presto, non importa se sveglierò Victor, se non sono truccata, se sono orribile d'aspetto. Devo trovarlo.Fuggo ancora una volta per le strade nebbiose di Londra, come nei miei sogni. Non faccio caso alla fitta pioggerellina che bagna i miei vestiti. Dio può piangere le sue dolci lacrime quanto vuole, non sarà certo questo a fermarmi. Non ora.
Mi precipito nel vicolo in cui l'ho trovato. Qui è sempre buio e devo percorrerlo tutto per essere certa che nel fondo non ci sia niente o nessuno a parte il vecchio cassonetto.
Ho paura di non ritrovarlo più. Ho paura di averlo perso per sempre.Esco dal vicolo. Le braccia scattano, le gambe fuggono.
Corro a più non posso verso il bar in cui l'ho portato a mangiare il giorno prima. Entro spalancando la porta e una serie di visi baciati ancora dalle labbra del sonno mi guardano come se fossi ammattita. I miei occhi saettano tutt'intorno. Non lo vedo!
Cazzo.
Dov'è finito?
Il barista mi fissa. Ho qualcosa sulla faccia? Dietro di lui c'è uno specchio immenso e, oltre a notare che struccata sono terribile, non vedo nient'altro. Che sarà pazzo anche lui?
Se non ritrovo Max, potrei davvero arrivare alla follia.
Non so neanche perché mi do tanto da fare per un senzatetto qualsiasi salvato per un giorno dalla strada.
No! Non è una persona qualunque. So che per me conta.Mi precipito verso il parco e, nonostante le mie precise ricerche, non l'ho ancora trovato.
Sulla via verso casa il mio passo diviene lento. La mia testa si abbassa, il mento sul petto.
Mi arrendo.

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Il Cacciatore Di Sogni
ParanormalNon so cosa ne verrà fuori da questo racconto. È libero e non premeditato. Decisamente improvvisato. Ho appreso come cominciarlo, ma non so come finirà. Non so neanche dirvi cosa farà la protagonista per trasmettervi ciò che vuole realmente racconta...