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06/12/2016 - Londra


Piansi, sì, piansi sul serio.

Perché? Non ne avevo idea.

Cosa mi spinse a farlo? Non ne avevo idea.

Sentivo ancora il veleno di quel serpe ribollire nelle mie budella, stritolarmele, sciogliermele. La sensazione svanì soltanto dopo aver bevuto dell'acqua e dopo aver respirato a fondo almeno dieci volte.

Cosa avevo nella testa? Nemmeno lo sapevo. Non riuscivo a togliermi da davanti l'immagine di quei due occhi verdi, chiari, ipnotici e magnetici. Ed io che, come un polo con una carica opposta alla loro, venivo attratto e mi lasciavo attrarre ingenuamente, senza opporre alcuna resistenza.

Quegli occhi si dissolsero quando Liam entrò nel bagno e mi puntò con lo sguardo.

"Come stai?" gli chiesi subito, andandogli incontro.

"Malissimo."

Si toccò il viso e notavo dalla sua espressione che il mal di testa non lo faceva ragionare facilmente.

"Dove sei stato ieri notte?"

"In un locale a Soho."

Lo aiutai a fargli sciacquare la faccia con dell'acqua gelata e subito il suo sguardo divenne più sveglio e meno intorpidito dall'emicrania.

"E dove sei stato ieri pomeriggio?"

"Da Zayn," rispose asciugandosi con l'asciugamano che gli stavo offrendo. "Mi ha confessato tutto. Mi ha detto che ha conosciuto questa ragazza un mese fa e che non è riuscito a resisterle. Si sono incontrati nel suo negozio e hanno suonato insieme," riprese posando lo sguardo sulle piastrelle del pavimento, perso fra i ricordi e consapevole di esserlo. "Poi si è inginocchiato di fronte a me ed è scoppiato a piangere," aggiunse accennando una risata mesta. "Mi ha supplicato di perdonarlo e mi ha giurato sulla sua stessa vita che non la rivedrà mai più." Si bloccò qualche secondo ed io rimasi in silenzio, aspettando che proseguisse nel raccontare, nel ricordare e nel sommare tutti gli avvenimenti che lo avevano portato in un locale a dimenticare tramite l'alcol persino chi fosse. "Non gli ho creduto," terminò e spostò lo sguardo su di me.

"Perché no?"

"Perché i suoi gesti erano disperati, ma dallo sguardo sembrava che stesse recitando."

Annuii e tacqui, non sapendo cos'altro dire. Con quella frase aveva chiarito già tutto.

"Non so che fare, Harry. Mi sento una merda."

Mi avvicinai e lo strinsi fra le mie braccia. Adesso era lui quello che piangeva. I singhiozzi e gli scossoni lo facevano tremare ed io lo abbracciai con più forza, lasciando che si sfogasse e che sputasse fuori tutte le delusioni che aveva raccolto durante la giornata precedente.

Certo non sarebbe stato facile sorvolare su quel tradimento, non per Liam almeno. Sapevo quanto tenesse alla lealtà, lui. Che i due pilastri che secondo il suo parere sorreggevano qualsiasi rapporto fossero l'onestà e la sincerità. Quelli alla base di tutto.

"Ancora non riesco a crederci," continuò, riprendendosi dopo quel pianto liberatorio. "Dopo quasi cinque anni che stiamo insieme, improvvisamente non gli basto più. Non riesco a capire cosa sia cambiato..."

Non volevo rimpinzarlo di medicine alla "magari è stata una distrazione" o "dovresti passarci sopra, ti ama ancora", perché sarebbero state le ennesime illusioni che si sarebbe sentito dire.

Così aspettai che terminasse di parlarmi dei suoi dubbi e delle sue paure, facendo l'amico di cui aveva bisogno in quel momento. Dopo tornammo a dormire perché eravamo entrambi esausti nonostante fossero le sei del mattino.

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