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11/12/2016


Sono stanco. Sono stanco di aspettare, Paige.

Questo diario è l'unica soluzione per lasciare che la mia anima ti parli. Per lasciare che con queste parole esca fuori quella parte di me sulla quale non faccio altro che buttare sabbia, per coprirla e per non permetterle di angosciarmi.

Perché mi sento pieno di tormenti, di paure e di indecisioni. E sono esausto anche di vivere con la paura in corpo.

Spesso ripenso al suono della tua voce e a quello che mi suscitava. Altre volte invece ripenso al Natale di quattro anni fa a Holmes Chapel. L'unico giorno in cui ci siamo amati senza timori. L'unico giorno che ci è stato concesso per vivere come tutti gli altri e per innamorarsi come fanno tutti gli altri. Perché, se ci pensi, il nostro rapporto non è mai stato normale. Non c'è stata una volta in cui il destino non ci abbia preso in giro attraverso malattie bastarde, segreti inconfessabili, vincoli nascosti che ci hanno costretto ad allontanarci e a vivere di un amore malinconico e lontano.

Sono stanco di tutto questo.

Voglio poter vivere come tutti gli altri; e, credimi, non pensavo che lo avrei mai detto o scritto. Ma adesso lo desidero con tutto me stesso. Voglio poterti amare senza costrizioni e senza limiti. Voglio potermi svegliare al tuo fianco e sorridere guardando il tuo viso addormentato fra le mie braccia. Voglio poter fare l'amore con te tutte le volte che ci pare. Voglio poter passeggiare per il centro di Londra con te, mano nella mano, poi poter andare al cinema e infine poter cenare in un ristorante al lume di candela.

E so che non è colpa nostra o che probabilmente lo è sempre stata.

Sì, forse è sempre stata colpa nostra. Ci penso solo ora.

Eppure, cosa potremmo fare per riparare a questi errori? Cosa potremmo fare per rivederci e per evitare che qualcos'altro ci allontani?

Non è possibile. Forse non è possibile.

Ti amo così tanto, Paige.

So solo che questo non cambierà mai.

So solo questo.

Harry

***

14/12/2016 – Londra


Le ragioni dell'insuccesso consistono nel crearsi delle abitudini. (1)

Soltanto così riuscii a spiegarmi in modo logico ciò che mi aveva detto Zayn il giorno precedente.

Avevo pensato alle sue parole ripetutamente: in macchina o in metro mentre andavo all'università, mentre Charlie e Theo mi annunciavano che la prossima festa si sarebbe svolta nella villa di un riccone del nostro corso, mentre facevo la spesa al supermercato, mentre cercavo un modo per poter finalmente intavolare l'argomento con Liam.

Lo spinoso e intricato argomento intitolato 'Zayn'.

Se solo fosse stato tutto più semplice... se solo trovare una soluzione fosse stato facile. Ma non sarebbe stato facile e sapevo che il problema non si sarebbe risolto da solo. Perché, nonostante non restasse più fino alle tre di notte in giro per la città a ubriacarsi, Liam non era migliorato. Lo vedevo sempre più disorientato e spaesato, come se il suo baricentro si fosse leggermente spostato e lui dovesse ancora farci l'abitudine.

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