1° capitolo

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La macchina continuava ad avvicinarsi sempre di più alla pianura dove si trovava un piccolo paesino. Quel posto era creato apposta dai politici importanti, attori, musicisti, e altra gente di alto livello per avere un posto dove potevano rilassarsi dalla vita quotidiana. Era sera. La luna era coperta dalle nuvole che sembravano violacee. Il paesino era circondato a 360° dal bosco e l'unica stradina per oltrepassarlo era sporca, con increspature e varie imperfezioni, insomma, fatta apposta da non far capire ai giornalisti che oltre il bosco ci abitavano persone con milioni sul conto corrente.

"Papà, lo sai vero che non voglio andarci! Perché ogni volta che vai alla "cena del paesino" mi porti dietro?!" ha chiesto la ragazza seduta sul sedile a fianco dell'autista.
I suoi capelli mossi biondo cenere le cadevano delicatamente sulle spalle e gli occhi verdi fissavano la strada.
"Per quel banale motivo che sei mia figlia" ha risposto l'uomo senza neanche guardare la ragazza.
Cadde il silenzio. L'unica persona che si occupava della ragazza era sua madre, il padre invece vedeva in sua figlia una bambola che doveva essere sempre ben vestita. Poche domande, il solito sorriso falso, gli occhi con poche emozioni... Insomma, una ragazza senza carattere con assenza del proprio punto di vista. Era quella la figlia perfetta per lui.
La macchina si era fermata. Finalmente erano arrivati. Il padre era uscito per primo per poter aprire la porta alla figlia.
Pochi passi e avevano già oltrepassato il portone d'ingresso di una casa che da fuori sembrava vecchia e distrutta. Erano entrati in una sala grandissima, era tutta sui colori brillanti, oro e argento. Un tavolo lungo e stretto era stato messo in mezzo alla sala con sopra dolci, salatini e fontane di cioccolata. Tutte le persone presenti si erano girate di colpo per poter vedere i nuovi arrivati. 1...2...3...4 secondi e tutti avevano cominciato ad applaudire, e solo a quel punto il padre con la ragazza si erano tolti i cappotti dandoli ai due maggiordomi.
La ragazza aveva un vestito completamente rosso con alcune sfumature d'oro, suo padre invece era totalmente vestito di nero. Tenendo la mano alla figlia le aveva sussurrato all'orecchio:
"Mi raccomando, non deludermi." E dopo questa frase si era allontanato per perdersi nella folla.


Mi raccomando, non deludermi!
Non deludermi!
Deluderti?!

"Katherine?!" stava ormai quasi urlando l'amica il suo nome.
"Scusa, ti eri incantata!" si era subito giustificata l'amica. Era una ragazza di 16 anni con capelli lunghissimi fino al fondoschiena che venivano sempre raccolti in una treccia.
"Nulla... Scusa, stavi dicendo Beth?" le aveva chiesto Katherine aggiustando il suo vestito rosso fuoco. "Ti stavo chiedendo quando arriva tua madre..." aveva risposto l'amica intanto prendendo una fragola e immergendola nella fontanella di cioccolata bianca.
"Non lo so ancora... Aveva detto che doveva arrivare il prossimo mese ma é ancora a metà film." ha detto Katherine abbassando lo sguardo. Le dispiaceva di non vedere sua madre da mesi, ma ormai era abituata e molto brava a nascondere le emozioni. Bethany aveva notato che l'argomento non era il migliore e quindi aveva deciso di cambiarlo. "Ma... Kat," aveva cominciato a dire l'amica a bassa voce per poi continuare "tu non avresti voglia di scappare da tutto ciò?! Intendo... Non sei stanca della vita "perfetta"?"
Katherine non si aspettava di sentirsi dire queste cose da Bethany. "Stai scherzando? Scappare? Intendi proprio... Correre?" Bethany aveva riso per un attimo "Si" ha risposto sempre ridendo, "Io per esempio, ogni sera prima di addormentarmi mi immagino di essere una ragazza "normale", nel senso... Non la figlia di... Come mi chiamano sempre, ma una ragazza con un carattere. Che va in una scuola "normale" e non quella privata..." Beth voleva continuare a raccontare ma l'amica l'aveva interrotta prendendole una mano "Mi sento male Beth, dove é il bagno?"

"Katherine!!!" Stava quasi urlando Bethany attraverso la porta del bagno. "Stai bene? Dovresti chiamare tuo padre..." Il bagno era piccolo ma molto raffinato. Era sui colori arancio-giallo con un tappeto bianco a forma d'uovo in mezzo.
"Ma che cosa hai mangiato tesoro?" le aveva chiesto di nuovo Bethany sperando di sentire una risposta. "Nulla..." aveva risposto con una voce piena di stanchezza e irritazione Katherine. "Ah... E da quanto dura questo nulla?" le aveva chiesto di nuovo l'amica facendo una smorfia. "Tre giorni" aveva risposto Katherine uscendo dal bagno e avvicinandosi al lavandino per sciacquare la bocca. "Non puoi vomitare in continuazione... Devi dirlo a tuo padre. Non riesci nemmeno reggerti in piedi..." aveva detto di nuovo Bethany preoccupandosi per l'amica. "Beth," Katherine si era girata "sto bene." aveva affermato quest'ultima con un tono che non accettava repliche.

Era passata 1 ora. Bethany aveva costretto Katherine a mangiare almeno qualcosa. "Devi dirlo a tuo padre." aveva detto Beth prendendo un bicchiere di champagne. "Mai. Lo sai che il massimo della conversazione con mio padre é "prego","grazie" e "per favore". E poi, non voglio distrarlo." aveva risposto Katherine fissando il padre che parlava con due uomini.
Subito dopo averlo detto Katherine era corsa di nuovo in bagno, e dopo pochi istanti, posando il bicchiere di champagne Bethany l'aveva seguita.

Durante La NotteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora