Sconosciuti in casa mia ✔

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Erano passate ben tre ore da quando mia madre era uscita a fare la spesa ed era quasi ora di pranzo. Ero preoccupata: di solito non stava mai fuori così tanto  solo per fare la spesa, anche perché il supermercato era nella discesa alla fine della strada. Presi il cellulare, staccandolo dal caricabatterie, e le spedii un messaggio :
Mamma, dove sei? È quasi ora di pranzo.
Dopo aver inviato il messaggio posaii il cellulare e mi diressi in cucina, alla ricerca di qualcosa, poiché cominciavo ad avere fame e papà sarebbe rimasto a lavorare tutta la giornata. Aprii il frigo e dopo aver constatato che dentro c'erano  solo delle mele, della carne e della bottiglie d'acqua ritornai in camera sbuffando. Se solo fossi stata capace di cucinare, mi sarei potuta preparare della carne arrostita. Invece ero un pericolo ambulante quando ero ai fornelli. L'ultima volta che mia madre ha tentato di farmi cucinare qualcosa, ho quasi incendiato la cucina. Mio padre, da quel giorno, ha proibito a mia madre di farmi avvicinare ai fornelli. Aveva uno sguardo spaventato mentre lo diceva. Mio padre ama cucinare ed è  un ottimo cuoco, perciò guai a chi gli tocca la cucina: è il suo regno. Ridacchiai, persa nei miei ricordi felici. Nel frattempo ero tornata in camera. Presi il cellulare e guardai se mi aveva risposto. Niente. Decisi di chiamarla. Dopo tre squilli mi rispose:
"Pronto?"
"Pronto, mamma? Dove sei? Sono passate tre ore da quando sei uscita, dove diamine sei andata?!"
"Sto tornando a casa, Camilla. Non preoccuparti. Sono davanti al portone, aprimi per piacere."
"Va bene..."
Mi chiuse la telefonata in faccia. Era strana al telefono, la sua voce era calma e controllata, ma era come se stesse facendo di tutto per trattenersi dal fare o dire qualcosa. Era come la calma prima della tempesta. Con questi pensieri andai ad aprire il portone, premendo il tasto del citofono e poi mi diressi verso la porta. Aspettai ad aprire finché mamma non bussò; come mi aveva insegnato lei da piccola.
 Ancora prima di farla entrare le chiesi:
"Mamma, ora posso sapere dove eri finita e perché..." ma non finii la mia domande perché insieme alla mamma entrarono anche due uomini. Sembravano agenti della sicurezza, o qualcosa di simile. Indossavano pantaloni neri, scarpe nere e lucide, giacche nere, camicia bianca e cravatta nera. Erano identici per il modo in cui erano vestiti, ma diversi fisicamente: uno era molto alto e robusto, con la carnagione scura e i capelli rasati a zero; l'altro era leggermente più basso e magro, ma non per questo meno muscoloso, con la carnagione chiara e i capelli castani corti. I loro occhi erano nascosti da un paio di occhiali neri. Chi erano questi due uomini? Perché erano in casa nostra? E perché la mamma li aveva portati qui da noi? Rivolsi alla mamma uno sguardo pieno di mute domande, che impazienti attendevano delle risposte. Tutto ciò che mi disse dopo avermi guardato fu:
"Siediti Camilla, dobbiamo parlare."

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