Shock

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Frequenterai una scuola di spie. Una scuola di spie. Scuola di spie. Spie. L'ultima frase mi rimbombava in testa. Una scuola di spie. Avrei frequentato una scuola di spie. Incredibile. Io, Camilla, la ragazzina sedicenne, amante della lettura, della musica e delle lingue, avrei frequentato una scuola per spie. Stentavo a crederci. Come è possibile che i miei genitori siano delle spie? E facciano parte della CIA? Domande senza risposta, rimbombavano nel mio cervello, confondendomi e facendomi fare mille ipotesi su come sia potuto accadere. Ero davanti a mia madre con la bocca spalancata e gli occhi sbarrati. Non potevo crederci. Il peggio, però, arrivò quando lei mi disse:
"Camilla, è inutile che contesti, è stato già tutto deciso. Ti trasferirai tra due giorni nella nuova scuola e seguirai i corsi estivi, per rimetterti in pari con le altre ragazze, prima di comiciare il primo semestre."
A quel punto non ci vidi più e sbottai arrabbiata:
"Cosa? Io mi dovrei trasferire in una scuola nuova, in un posto sperduto d' Italia, quest'estate per "rimettermi in pari" come dici tu, dire addio ai miei amici, alla mia vita, alle miei abitudini per... per cosa?! Perché tu e papà siete delle spie e quindi di conseguenza dovrei essere anche io una spia? Spero che tu stia scherzando mamma! Non posso lasciare il liceo, per una scuola di addestramento! È una follia e io non sono tagliata per fare l'agente segreto, spia o come cavolo vi chiamate voi e..."
"Adesso basta, signorina. Tu tra due giorni ti trasferirai in quella scuola e ti rimetterai in pari con il programma, senza lamentarti. E questa non è una richiesta, ma un ordine."
La guardavo scioccata. Ero senza parole. Mia madre mi aveva imposto di lasciare la mia vita, per trasferirmi e diventare una spia. Non l'ho mai sentita parlare in modo così duro e autorevole, non sembrava nemmeno lei. Infuriata e delusa, ero corsa in camera mia a piangere. Piansi tutta la sera, per quanto mi ricordi. Il giorno dopo ero uno straccio, ma sapevo perfettamente che, ormai, era inutile oppormi. Così presi la valigia e cominciai a metterci dentro tutti i vestiti che avevo, borse, scarpe, prodotti per la doccia e trucchi.
Dopo aver finito la valigia, guardai per l'ultima volta la mia cameretta, con tre pareti bianche a cui erano appesi foto scattate con i miei amici e la mia famiglia e i poster dei cantanti che mi piacevano. L'altra parete era bianca, con una fantasia viola fatta con la spugna. Guardai la mia scrivania, prima piena di libri e CD sparsi, e ora vuota e ordinata. E infine guardai il paesaggio fuori dalla finestra, quel paesaggio che comprendeva solo dei palazzi, un pezzo di strada e dei negozi di detersivi e alimentari. Guarai quel paesaggio che avevo sempre odiato, ma che adesso, forse, un po' mi sarebbe mancato. Feci un respiro profondo, presi la valigia, aprii la porta della camera e mi diressi in soggiorno dove mia madre mi stava aspettando. Tutto ciò che le riuscii a dire, dopo averla guardata negli occhi, fu:
"Sono pronta."



Spazio autrice
Ciauuu gente* saluta con la manina* Allora come state? Vi è piaciuto il capitolo? O lo avete trovato troppo noioso? Ditemelo voi e scrivetemelo sotto nei commenti come è stato e se avete qualche critica costruttiva per aiutarmi a migliorare la storia. Sarò felice di farlo. E non siate timide a commentare.
Domandina veloce a cui potete rispondere se volete:come vi chiamate? ❤
Io Francesca
Ps. Scusate per eventuali errori. Un bacio a tutte❤

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