Capitolo 1

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Sto in camera mia, sdraiata sul mio caldo letto in una fredda giornata invernale, e leggo il libro che i miei mi hanno regalato per Natale. Ho già letto 133 pagine in meno di 24 ore, e non ho intenzione di fermarmi.

Mia madre bussa alla porta. Scherzo, lei non bussa: lei entra inaspettatamente e ti fa saltare in aria ogni volta.
Dietro di lei c'è Harry, il nostro cagnolino dal manto bianco e la testa completamente nera, quasi come una maschera.

«Vai a portare il tuo cane, che tanto volevi e poi nemmeno lo guardi.» mi dice mia madre.
Sta per uscire dalla camera, ma vedendo che rimango indifferente aggiunge: «O non vedrai mai più quel libro.»
Sbuffo, metto il segnalibro e chiudo il libro, appoggiandolo sul comodino.

Mi vado a mettere le scarpe, un cappellino di lana e ovviamente il giubbotto, e poi esco.
Fa freddo e c'è pure la nebbia, e grazie a questa vedo a malapena le macchine che arrivano sulla strada.
Harry comincia a tirare come un matto, e quando passa una macchina quasi lo investe.

Arrivò al mio solito punto: un parcheggio isolato un po' prima dell'autolavaggio del mio piccolo paesino.
In lontananza vedo una forma umana in mezzo alla nebbia, che cammina verso di me. Continuo la mia passeggiata normalmente, senza dare troppa attenzione a quell'uomo.
Dopo un po' ci incrociamo senza guardarci. Cammino, finché non sento qualcuno toccarmi la spalla. Trattengo il respiro, ma non guardo chi è. «Jennifer, vieni con me.» mi dice l'uomo. Quell'uomo. Non so come faccia a sapere il mio nome, ma decido di seguirlo. E probabilmente, è stata la scelta più stupida che io abbia mai fatto in tutta la mia vita.

Posso ancora scappare, penso.
Magari non ha cattive intenzioni, o mi avrebbe presa con le cattive maniere.

«Ti voglio di fianco a me, riusciamo a vederci meglio.» mi dice l'uomo, vedendo che sto dietro di lui.
Faccio come mi dice e riprendiamo a camminare.
Harry non si è nemmeno accorto che c'è una persona con me.

Non ho ancora guardato l'uomo in faccia, così sposto gli occhi su di lui: è un uomo abbastanza giovane, avrà al massimo 35 anni. Ha degli occhi azzurri ed è castano di capelli.

«Allora, Jennifer» comincia, facendomi sussultare «sei mai stata in mezzo alle campagne?»
Annuisco.
«Certo, lo so. Ti ho vista e ti ho osservata.»

Ecco lo sapevo. Mamma dice sempre di non andare nelle campagne, ha paura che qualche uomo mi rapisca e nessuno lo veda, siccome è isolato.
Lei dice di andare in paese, ma tanto anche quello è isolato. E poi in campagna posso lasciare libero il cane e farlo correre.

«Hai mai notato che c'è un bosco?» mi chiede l'uomo.
Certo che l'ho notato, ma non ci sono mai entrata. Nella mia scuola girano brutte voci su quel bosco.
Si dice che sia stregato, o che sia infestato, o alcuni dicono che ci sono i lupi mannari.
Lascio questi pensieri per me e mi limito ad annuire una seconda volta.

«Bene, sai parecchie cose. Ma non sai come mi chiamo. Sono Peter, e come già ho detto, ti ho osservata molto. Tu non sei una persona normale.»
Cose carine da dire alla gente sconosciuta.

«Perché rimani in silenzio? Non mi servono ragazze mute.» dice, e ridacchia.

«So parlare.» dico semplicemente.
«Dubitavo.» mi risponde.
«Non ti servono ragazze mute, hai detto? Perché ti servono ragazze?» chiedo.
«Anche ragazzi. Comunque, ora andremo nei boschi. Devo mostrarti una cosa.» mi dice.
«Senti io ho il cane, e mia madre si starà preoccupando. Quindi ciao.»
Faccio per voltarmi ma lui mi prende il polso e mi gira.
«No.» sussurra «vieni con me o apparirai sul giornale, nella sezione delle ragazze scomparse.»
Deglutisco.

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