Operazione "Cittadella" [SECONDA PARTE]

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LA DISFATTA
A nord, Model tentò, come parte integrante della vera offensiva, di forzare il varco tra le forze sovietiche e di usare la strada lì presente per arrivare a Kursk.
Tuttavia, Rokossovsky, ben consapevole della qualità e della quantità delle truppe germaniche, aveva trasferito nel settore la 176^ Brigata Corazzata. Gli sforzi di Model si concentrarono per tre giorni, in cui perdette almeno il 10% delle sue forze.
Allora, il piano tedesco cambiò bruscamente(com'era solito accadere nell'Alto Comando): ora Model doveva sostenere l'asse d'attacco di Ponyri, sfondare le difese russe e arrivare il prima possibile a Kursk. Il solo prendere la città avrebbe significato molto. Anche senza l'accerchiamento completo, i russi avrebbero avuto una difficoltà incredibile nel riposizionare i Fronti, e senza un crocevia come Kursk, sarebbero stati costretti ad abbandonare intere divisioni nel territorio tedesco.
Quindi, intorno al 9 luglio, la 22^ armata iniziò gli sminamenti lungo i campi minati conosciuti.

 Quindi, intorno al 9 luglio, la 22^ armata iniziò gli sminamenti lungo i campi minati conosciuti

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Un Panzer V "Panther". Questi modelli, concepiti per essere superiori ai T-34 sovietici (da cui presero spunto per la corazza frontale inclinata) furono impiegati troppo tardi e comunque senza un vero controllo della qualità, che rendeva questi ottimi carri inutili senza adeguate riparazioni e manutenzione continua.

Ma fu tutto inutile.
Nei tre giorni successivi, senza ormai alcun tipo di supporto e con
un'offensiva sovietica su Orel( che vide la 9^ armata ripiegare) le forze tedesche ridussero gradualmente i propri attacchi e iniziarono a ritirarsi. Basti pensare che anche con un ulteriore attacco a Ponyri non avrebbero ottenuto nulla( circa il 75% dei campi minati e delle difese sovietiche era ancora intatto).

SCONTRO TRA TITANI
A Sud Mainstein e Guderian si divisero sul da farsi. Il secondo, esperto nelle tematiche del Blitzkrieg, voleva uno sfondamento del fronte ad opera della fanteria, per tenere fresche le divisioni Panzer e usarle come una vera e propria spada fino a Kursk. Mainstein invece preferì optare per una "spallata laterale" delle divisioni SS, per poi discendere a Est su Ivnya e Prokhorovka. In tal modo le forze tedesche avrebbero avuto uno slancio che i russi sicuramente non sarebbero riusciti a fermare.
Alla fine però fu l'OKH a decidere tra i due litiganti, delineando due manovre diversive della fanteria e l'avanzata generale tra le due città con a capo la "Grossdeutschland" e la 1^ SS.
Il tutto andava ovviamente completato prima dell'arrivo dei rinforzi russi e prima che questi ultimi fossero in grado di delineare l'asse dell'avanzata tedesco.

Lo stemma ufficiale della 1^ SS Panzergranadier Division, una delle poche unità tedesche a rimanere la stessa per quasi tutta la guerra

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Lo stemma ufficiale della 1^ SS Panzergranadier Division, una delle poche unità tedesche a rimanere la stessa per quasi tutta la guerra.

Ma non andò come previsto.
Innanzitutto, i combattimenti su Stroitel impedirono all'Asse l'utilizzo della strada principale, e quindi l'offensiva venne spostata nei campi circostanti. Ora sarebbe stata Prokhorovka la determinante del successo o del fallimento tedesco.
Nei quattro giorni successivi le truppe germaniche combatterono a più non posso su ogni singolo centimetro, contro una resistenza russa mai vista fino ad allora.
Senza riposo, senza adeguato supporto e senza una vera e propria morale che li spingeva a combattere, i soldati del Reich ottennero poco e nulla. Fatta eccezione per i veterani( i sopravvissuti di Mosca e Stalingrado) molti reggimenti si arresero, o comunque non combatterono al massimo delle capacità.

Per il 10 luglio l'offensiva aveva raggiunto un punto morto, e Guderian si trovi costretto ad ordinare l'attacco dei Panzer, anche se sapeva benissimo che sarebbe stato un suicidio.
Con i Tiger in testa, nelle prime ore dell'11 luglio, la 1^ SS avanzò con un totale di 600 carri, lungo quello stretto campo che la separava dalle truppe sovietiche. Quasi immediatamente, dalla collinetta russa piovvero i T-34 della 6^ Guardia, avanzando a velocità impressionante( la rapidità era voluta, per ridurre il vantaggio dei cannoni a lungo raggio dei Tiger). Quando le due cozzaglie si scontrarono, nessuno seppe dire con precisione i dettagli, a parte qualche soldato di ambe le parti, che poteva solo osservare fumo e macerie. Il vero scontro tra titani degenerò in una battaglia carro contro carro, in cui ognuno pensava a sé, combattendo a distanza ravvicinata. La Luftwaffe fu presto surclassata, e, non potendo né appoggiare le forze di terra né ottenere la superiorità aerea, fu costretta ad abbandonare l'area. Per mezzogiorno entrambe le fazioni si erano dissanguate. Stando alle stime, i tedeschi persero quasi 700 carri, mentre i russi circa 900( ovviamente entrambi gli Stati, nel dopoguerra, dichiaravano cifre minori per la propria patria).

In totale l'offensiva costo cara ad entrambe le fazioni.
I tedeschi persero circa 260.000 uomini, senza contare i feriti e i dispersi, e oltre 1200 carri, quasi la totalità dell'arsenale dell'Ostheer.
I russi, che ora avevano l'iniziativa, dopo due anni di guerra consideravano le perdite a Kursk irrisorie. In tutto il fronte avevano a disposizione più di 16 milioni di uomini, cifra che neanche i tedeschi avrebbero raggiunto.
Senza contare le fabbriche negli Urali, possedevano almeno 12.000 carri, di cui ne andarono persi oltre 2200 a Kursk.
Se prima c'era ancora il dubbio, ora più nessuno nel mondo credeva ancora in una vittoria tedesca: anzi, forse uno c'era ancora. Adolf Hitler.

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