Quando Rue arrivò all'appuntamento, con dieci minuti di ritardo, per l'appunto, un maglione oversize copriva le forme poco accentuate di Bessie, e Rue notò, con gran disappunto, che la sua amica aveva ordinato senza aspettarla. Maneggiava delicatamente una penna, scrivendo lentamente e con cura su un quaderno dalla fantasia floreale, posato su un tavolino color pece all'interno del bar dove si erano date appuntamento.
«Scusa per il ritardo.» Aveva detto Rue, lasciandosi cadere sulla sedia davanti la sua amica. Amava guardare le persone in faccia quando faceva parte di una conversazione, non sopportava chi si nascondeva, chi evitava lo sguardo del proprio interlocutore, era da codardi, secondo Rue. Bessie nascose velocemente il suo quaderno, quasi gelosamente, nella sua borsa, regalando un accenno di sorriso alla ragazza che aveva difronte. «Cosa scrivevi?» Rue si allungò verso Bessie, che teneva stretta a sé il suo tesoro, una risata lasciò le labbra piene della prima, mentre la seconda era paonazza, presa dall'imbarazzo. Rue pensò fosse strano, tra lei e Bessie non c'erano mai stati dei segreti, ma era un po' di tempo che Rue la sentiva distante, fredda, come se non la conoscesse quasi più, come se la Bessie che aveva accanto da davvero tanto tempo fosse scomparsa nel nulla. Le nascondeva qualcosa, ed era palese che Rue volesse scoprirlo.
«Nulla, non scrivevo nulla.» Si affrettò a rispondere Bessie, mentre Rue assottigliava gli occhi, scrutando la sua amica, tornando velocemente a sedere. Fu quando, però, che Rue continuò a farle domande, per arrivare effettivamente al suo scopo, che Bessie sbottò, rossa in viso, nervosa. «Non devi per forza sapere tutto ciò che faccio!» Qualche occhio indiscreto di gente curiosa osservava la scena, mentre Rue, con il caffè freddo dell'amica alle labbra, la ascoltava esplodere, lasciare i suoi pezzi in quel mal messo ma tradizionale bar inglese, in religioso silenzio. Uno sbuffo amareggiato lasciò le labbra di Bessie, che forse aspettava una qualsiasi reazione da parte di Rue, e raccolse il suo parka e la sua borsa di un anonimo color panna, avvicinandosi all'uscita.
«Strano, davvero strano.» Si ritrovò a pensare ad alta voce Rue, quando Bessie era già definitivamente uscita dal bar. Non pensò nemmeno di raggiungerla, infondo non era affatto un comportamento da Rue Beckett.
Il parco era da sempre il punto di ritrovo di Harry e i suoi amici, un'abitudine che, troppo pigri, non volevano cambiare. Theo si portò una sigaretta alle labbra, aveva lo sguardo perso nel vuoto, mentre Louis cercava d'attirare l'attenzione dei suoi due amici, uno più perso dell'altro. «Potrei anche dirvi che Kendall Jenner ed io ce la siamo spassata, la notte scorsa, e voi non mi ascoltereste, vero?» Aveva azzardato a chiedere Louis, sedendosi esattamente fra Theo ed Harry. Il primo rise, mentre l'altro non riuscì a tenere la bocca chiusa, pronto a prendere in giro uno dei suoi più grandi amici. «Sei troppo figo anche per Kendall Jenner, amico, per questo non potremmo mai crederci!» Louis scosse il capo, un occhiolino in assenso al riccio e le loro risate che echeggiavano nell'aria, insieme a quelle di qualche bambino spensierato. Anche Theo si unì a loro, tirando un buffetto sulla guancia, con un accenno di barba, di Louis. Ormai erano tutti e tre degli uomini, cresciuti, con il viso ruvido e con dei doveri importanti; erano entrati nella vita degli adulti e gli mancavano i tempi delle superiori, imprecare contro i mezzi pubblici al mattino e guardare sotto le gonne delle uniformi delle loro compagne di scuola. Erano matti, dei ragazzi malmessi e cocciuti, che avrebbero pagato oro per smettere di crescere.
«Quella è Rue?» Lo sguardo di Harry saettò verso il punto che stava indicando Louis, le pupille un po' più dilatate del solito e quel sorriso, che molti avrebbero potuto confondere, in volto. Aveva appena inquadrato Rue in un luogo che solitamente non frequentava e ciò lo fece riflettere. Per qualche attimo si perse tra i suoi pensieri, cercando una ragione valida per la sua presenza. Harry pensava troppo e scriveva altrettanto, e, in quel momento, solo Dio sapeva quanto stesse soffrendo per non poter riportare su carta i suoi pensieri. «Non resterai qui a fissarla, vero?» Harry scrollò le spalle, ricevendo uno spintone da parte di Louis. Theo rimase interdetto, non capiva, e forse non gli interessava nemmeno farlo, mentre giocava con il mozzicone della sigaretta, finita ormai da qualche minuto. «Sei proprio un coglione!» Sputò Louis, senza apparente cattiveria, quando con un fischio richiamò l'attenzione della ragazza a cui Harry dedicava troppe parole, ma soltanto quelle.
Rue faceva semplicemente finta di non essere al corrente di niente, pensava di vivere meglio, in questo modo. Così, quando si ritrovò davanti ai tre ragazzi, strinse le braccia sotto al seno, piegò di poco la testa verso sinistra e poi accennò un sorriso. «Sei qui da sola?» Azzardò Harry, allungandole il pacchetto aperto di sigarette. Per la prima volta, Louis si sentì fiero di lui, mentre Theo continuava a pensare ai cazzi suoi. Forse stava simpatico a tutti per quello.
Rue fece qualche passo in avanti, Harry la stava osservando meglio, a disagio, e lei lo sapeva di fargli un certo effetto, anche se non se ne curava affatto. «Non mi piace avere gente fra i piedi,» il solo osservarla aveva acceso i sensi di Harry, accelerato il suo respiro, incendiato il fulcro della sua virilità «ma per te potrei fare un'eccezione.» Osservare e non poter toccare, mandava Harry, come qualsiasi altro ragazzo, fuori di testa, ma non voleva dare assolutamente a Rue la soddisfazione di vederlo strisciare ai suoi piedi. Harry non l'avrebbe fatto, perché lui era troppo intelligente per cadere in quella ragnatela mortale. Si sarebbe fatto solo male, era ciò che i libri gli avevano insegnato, ma quello non sarebbe mai accaduto, perché era proprio ciò che quel diavolo tentatore voleva. «Hai da accendere?» Chiese a Theo, sfilando una sigaretta dal pacchetto di Harry. Quest'ultimo pensò che, a quanto pare, il gioco preferito di Rue fosse temporaneamente sospeso; Louis ed Harry la guardavano ringraziare con un cenno del capo il loro amico in comune, fumando con quanta più grazia e sensualità potesse avere una donna in corpo, riflettendo forse sulla stessa identica questione: Rue Beckett era davvero così o, quelle che portava, erano una serie di infinite maschere?
Non so se a voi ha fatto lo stesso effetto che ha fatto a me scrivere questo capitolo, davvero. Ne sono fiera e mi va di dirlo, per farvi capire che forse è proprio questa la storia che più mi attira, mi trasporta, mi migliora. C'è un piccolo scontro silenzioso, una Rue che sembra -o è?- menefreghista, una Bessie più strana del solito, poi Harry, Theo, Louis, a cui adoro davvero lasciare un po' di spazio. La loro amicizia è solida, ma è tutto molto strano nel loro gruppo, o forse è una situazione che si sfascerà, un giorno o l'altro. Mi farebbe piacere sapere cosa ve ne pare, se c'è qualcosa che non vi è chiaro, magari, e su cui posso delucidarvi o semplicemente una critica costruttiva, che accetto sempre con piacere. Da questo momento, gli aggiornamenti avverranno una volta a settimana, tranne a causa di alcuni avvenimenti o festività. Non mi dilungo, altrimenti questo spazio avrà più parole del vero e proprio capitolo.
Un bacio. xx
STAI LEGGENDO
Nuvole di fumo.
Fanfiction« Harry afferrò il pacchetto, l'ultima sigaretta per dividere il silenzio che circondava solo lui e Rue, insieme alle nuvole di fumo che il vento trasportava nella stessa direzione. » C'erano le sue penne a sfera ovunque e un mucchio di carte erano...