8. Tentar non nuoce.

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"I just wanna,
I just wanna know
If you're gonna,
if you're gonna stay
I just gotta,
I just gotta know
I can't have it,
I can't have it any other way."


Tutto si muoveva piano, facevano un passo avanti ogni volta che si scontravano, Harry e Rue. Un tocco furtivo lontano da occhi indiscreti, le dita che si sfioravano volontariamente quando si passavano la sigaretta, la testa di Harry che finiva sulle cosce di Rue, quando beveva più del dovuto -fingeva- . E lei sbruffava, facendogli notare che quel gesto le dava davvero fastidio -mentiva- , mentre giocava con i suoi ricci, spensierata. Nemmeno le visite alle cinque del mattino erano giunte al termine, mentre un ennesimo tassello mancante si univa agli altri, i calzini bucati di Harry facevano ridere Rue e l'alba più bella che avessero mai visto sorgeva difronte ai loro occhi. Poi Rue che sorrideva più spesso ed Harry che non aveva bisogno di scrivere, perché Rue l'aveva accanto, con ancora il suo essere una stronza, le sue risposte del cazzo e la sua strafottenza a farle da compagna di vita.

«L'avete più sentita?» Come un tuono a ciel sereno, Freddy squarciò in un attimo l'aura di positività e spensieretezza di cui si erano circondati. Erano in sei a casa di Louis, con le birre tra le mani e le gambe incrociate, perché stavano stretti in quel buco di salone. Il silenzio calò improvvisamente, Theo faceva cadere la cenere involontariamente sul pavimento e Louis continuava a bere. Tutti avevano capito la domanda posta, ma nessuno aveva voglia di rispondere. «Bessie, parlo di lei, io-» Freddy si interruppe da solo, aspirò e poi mando fuori la nuvola grigiastra. Se prima per lui fumare una sigaretta ogni tanto era cosa di poco conto, nell'ultimo periodo andava quasi al passo di Rue.

«Non ho sue notizie da un mese.» Fu Harry il primo a parlare, con gli occhi di tutti puntati addosso. Passava l'indice sul collo della bottiglia, aveva la testa rivolta verso il basso e il piede sinistro che muoveva nervosamente. «Sta continuando con l'università e cerca una nuova conquilina, una delle due pazze ha deciso di sloggiare.» Li mise al corrente Shyla, strisciando le mani sul tessuto dei suoi pantaloni. «Ed esce con Dylan.» Aggiunse, scrollando le spalle, quando ogni singola persona presente rimaneva allibita da quella affermazione, persino Theo. Ad un certo punto anche Shyla sembrava essere sorpresa dalle sue stesse parole. Perché, molto semplicemente, Bessie non sopportava Dylan ed era inconcepibile che avesse cambiato idea da un momento all'altro.

«Che cosa hai detto?» Rue sperava tanto che avesse capito male, che Shyla avesse inventato tutto al momento e che Bessie non si fosse davvero rifugiata nel sesso post delusione, perché si sarebbe resa conto troppo tardi che non era la scelta giusta, specialmente con un verme come Dylan. «Si, insomma, se lo scopa, niente di più.» Freddy annuì, i pugni serrati e Louis che continuava a ripetere «la piccola Be non è più così piccola», nemmeno stesse parlando di una sua ipotetica figlia, mentre Theo esordì con un «pensavo che scopasse solo con Harry». In quel preciso istante, Rue si alzò di scatto, nemmeno se quel divano fosse diventato improvvisamente di fuoco, e un po' per ciò che aveva appena sentito, un po' per la situazione in cui si era cacciata Bessie, uscì dall'appartamento, sbattendo la porta. Il pacchetto di sigarette ancora dentro, insieme a tutti i suoi pensieri apparentemente felici.

«Sei una testa di cazzo, Theo.» Si precipitò a dire Harry, seguendola, come se non gli importasse del parere dei suoi amici -e in realtà era così quando si trattava di Rue- . Un sorriso aleggiava sul volto magro di Louis. Non c'era niente da capire, la vedeva più lunga di tutti gli altri.

Rue era veloce, ma Harry non credeva minimamente che avesse già raggiunto il piano terra. Un po' si meravigliò quando la vide lì, fuori il portone, con la pioggia che le scivolava addosso e lei che non si muoveva, quasi come se le piacesse rimanere lì sotto. Forse le piaceva sul serio, pensava, quando le si avvicinò, posandole la mano sul fianco. Rue si scostò velocemente a quel tocco, indietreggiando. Non lo faceva da un bel po'.

«Mi sento presa per il culo, Harry.» Lo informò tranquillamente, senza peli sulla lingua, spostando qualche ciocca che le si era spostata sul viso a causa della pioggia. «Ed è l'ultima cosa che mi serve, perché io non sono abituata a queste cose, ma ci sto provando, lo sto facendo con tutta me stessa.» Rue allargò le braccia, un'espressione strana in volto e il tono di voce alta. Non capiva nemmeno lei cosa le stesse accadendo. Harry non riusciva a formare un pensiero concreto, quando semplicemente appoggiò le sue mani calde sulle guance di Rue e quest'ultima socchiuse gli occhi a quel contatto. Stavolta non si spostò.

«Sono andato a letto con altre donne, ma non con Bessie.» Disse lasciando un candido bacio sulla fronte bagnata di Rue, le labbra morbide di Harry che sembravano non volersi più staccare. Rue emise un piccolo sospiro di sollievo appena percettibile. «Apprezzo il fatto che tu ci stia provando, che ti stia aprendo con me.» La pioggia continuava a cadere sempre più forte su loro due, sembrava un clichè di quei romanzi rosa che Rue avrebbe bruciato uno ad uno. Ad entrambi piaceva quel clichè, però. «Vorrei tanto baciarti, Beckett,» a quel punto Harry ridacchiò leggermente, passando il pollice sulle labbra rosee di Rue; i loro respiri caldi che si fondevano, i loro occhi che non si lasciavano un attimo «ma come ti ho detto qualche tempo fa, aspetterò che sia tu a chiedermelo.» Rue sorrise quando quella sera le tornò in mente. Harry l'avrebbe aspettata perché, infondo, nel suo cuore c'era cascata a tradimento.

«Andiamo a casa.» Si spinse a dire Rue, dopo attimi che sembravano infiniti. Harry avrebbe voluto ammettere che le bastava lei, per essere a casa, ma decise che non era ancora arrivato il momento. Un ennesimo clichè, uno di quelli belli, però.

Anche quella mattina avrebbero visto l'alba insieme.

Non avevano niente in comune, Harry e Rue. Lui si ostinava a ridere tanto e qualcosa in quegli occhi gli si leggeva bene, mentre lei semplicemente stava in silenzio ad osservarli. Harry camminava a passo lento guardando il cielo, perché gli era stato insegnato che in qualcosa bisognava pur credere. Rue fissava il terreno, anche se nessuno le aveva inculcato che bisognasse vivere con i piedi per terra.
Perciò nulla, non avevano sul serio niente in comune, ma si erano scontrati di nuovo, con un occhio diverso. Non avevano niente in comune, ma Harry la cercava così tanto che Rue aveva deciso di farsi trovare. Molto probabilmente, era questa la cosa che mai avrebbero dimenticato, mentre le mura di quell'appartamento erano testimoni del fatto che le loro mani, per una frazione di secondo, si fossero sfiorate, insieme ai loro cuori. Perché certe cose non avevano nemmeno avuto bisogno di programmarle, visto che poi sono accadute comunque, sentendole cosi forti. D'altronde, pensandoci, sono quelli i momenti che hanno reso vivi Harry e Rue.

Voglio solo aggiungere due paroline per farvi capire, se non avete inteso bene, che c'è un salto temporale di un mese, perciò i ragazzi parlano del fatto che non sentono o vedono Bessie da appunto un mese, dopo l'accaduto in discoteca.

Specifico anche che questo è un capitolo di passaggio con forse qualche gioia ahaha.

In ogni caso, voglio anche ringraziarvi per i voti e i commenti, perché, anche a distanza di mesi, siete ancora qui a supportarmi e a credere in me e in questa storia.
Perciò... GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE.

A presto,
Elettra. xx

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