2. Imbarazzante per un imbranato.

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L'ennesimo locale, un cocktail analcolico tra le mani di Shyla e un odore nauseante di dopobarba e sudore. Le si era da poco annebbiata la vista, quando Rue riuscì a notare il ragazzo dai capelli ricci in un angolo, con il cellulare nuovo che rifletteva la luce sul suo viso -che poi a chi scriveva a quell'ora indecente?- e una birra a contatto con le labbra rosee e piene. «Vado a divertirmi un po'.» Aveva sussurrato alla ragazza bionda al suo fianco, con un sorriso divertito a sfiorarle il volto curato. Rue era ormai arrivata davanti ad Harry, quando quest'ultimo si accorse della sua presenza, mettendo il cellulare nella tasca posteriore dei suoi pantaloni, cercando di regolare il respiro e il battito del cuore. Rue lo stava lentamente e inesorabilmente uccidendo e anche se aveva capito che tutto quel provocare non era altro che una tattica, questo non gli impediva di essere una tortura. «Non balli, Harry?» Domandò Rue, spostandosi accanto al ragazzo, tanto da far sfiorare le loro braccia, posandosi contro il muro. Era stufa di quella festa e aveva bisogno di uno svago. Harry scosse il capo, mentre i riccioli scomposti gli ricadevano sul viso. «Andiamo a fumare? -un sorriso pressoché gentile e allo stesso tempo finto, sul viso di Rue- Stavolta offro io!» Si era affrettata a dire, appena ricevuto l'assenso del ragazzo che, a dirla tutta, non avrebbe mai e poi mai rifiutato.

Attimi dopo, Harry sentiva freddo con la sua camicia a maniche corte, un ragazzo vomitava poco lontano dal marciapiedi dove lui e Rue avevano deciso di sedersi, e l'accendino di quest'ultima aveva terminato la sua breve vita. «Ce l'ho io!» L'aveva tranquillizzata Harry, perché non voleva più sentirla imprecare contro quell' aggeggio. «Puoi tenerlo.» Aveva aggiunto, ma Rue scosse il capo, una leggera risata lasciò le sue labbra, quando glielo passò, una volta accesa la sua medicina.

«Questo significherebbe avere un legame con te -gli occhi scuri che fissavano quelli verdi di Harry- e non lo voglio.» Poi entrambi si voltarono, presero a fissare l'orizzonte diversamente, come se uno ci trovasse la speranza e l'altra la libertà. «Lo vedo come mi guardi, lo so che vorresti baciarmi, per poi dire ai tuoi amici che avevi indovinato il sapore delle mie labbra.» Il ragazzo avvampò, si sentiva incredulo per il tono di voce di Rue, palesemente fermo e convinto. Credeva davvero a tutto ciò che stava dicendo ed Harry non se la sentì di smentirla, perché quello sarebbe significato mentirle. «E, se fosse per te, mi prenderesti proprio qui, sotto gli occhi di tutti, e ti sentiresti finalmente appagato.» Rue si posizionò davanti ad Harry, gli prese il mento tra l'indice e il pollice e puntò lo sguardo nel suo. «Allora perché non lo fai?» La ragazza lo schernì, dimostrando ancora una volta che il potere non poteva averlo nessuno, all'infuori di lei. E se solo la mente di Harry si fosse precedentemente illusa, perché Rue Beckett, la protagonista dei suoi sogni proibiti, l'aveva trascinato a fumare con lei fuori da quel locale di pessimo gusto, in quel momento capì che l'aveva fatto solo per puro divertimento. «Il tuo silenzio mi basta.» Aggiunse Rue, guardando per pochi secondi Harry, reprimendo la voglia di mordere il suo collo slanciato e accarezzare quel petto non eccessivamente muscoloso, ma asciutto. Ma questo, Harry non lo immaginava minimamente, a tratti pensava di non farle nessun effetto.

Tornava dentro a passi lenti, Rue, quando Harry sembrò risvegliarsi dal suo stato di trance -o da coglione, come lo descriveva Louis- , che percorse lo stretto corridoio prima dell'ingresso vero e proprio del locale. È lì che inquadrò Rue, è lì che la bloccò, come non aveva mai osato nessuno, facendo credere ai passanti che quei due fossero così presi dalla passione da non importarsene di chi poteva vederli. Rue si assicurò di mantenere il contatto visivo con Harry, la sua povera vittima che stava tentando, improvvisamente, di giocare a fare il carnefice. Aveva il naso sollevato per aria e lo sguardo arcigno, come se nulla potesse scalfirla, Rue, con le mani di Harry ai lati della testa. «So a che gioco stai giocando, ma preferisco scrivere di te, che averti in questo squallido modo, come potrei fare con chiunque.» Harry ringhiò quelle parole, sicuro di ogni sillaba pronunciata. «Ti bacerò solo quando sarai tu a chiedermelo -il dito indice sotto il mento a sollevarle il capo, più delicato di quanto Rue fosse stata in precedenza- e poi potrò farti mia in ogni angolo del mio appartamento.» Fu così che Harry lasciò lì, contro quel muro, una Rue con il fiato corto e la bocca socchiusa, a corto di parole, per quello che le sue orecchie avevano apparentemente udito. Harry sapeva d'aver vinto la battaglia, doveva solo arrivare sano e salvo alla guerra.

Nuvole di fumo. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora