Rue non aveva mai creduto nella Chiesa, nel cristianesimo e men che meno in Dio. La definivano atea, agnostica e addirittura figlia del diavolo quando molti anni prima di quel giorno aveva tinto di rosso la sua chioma. Si divertiva nel sentire cosa i vecchi amici cristiani dei suoi genitori dicevano di lei, ma il momento più bello arrivava quando aspettava suo padre e sua madre la domenica seduta sulla panchina fuori la Chiesa, nei suoi abiti più casual -oltraggio- e il prete guardava interrottamente male la sua famiglia. Così, quando si ritrovò nella cappella dell'ospedale, si sentì strana, meschina, approfittatrice, ma quella volta era diverso. Se davvero esisteva un Dio che poteva giocare tranquillamente con la vita di quei poveri comuni mortali, Rue voleva sul serio che le facesse un favore. Avrebbe fatto di tutto per salvare una delle poche persone a cui teneva, a cui voleva dimostrare davvero tutto l'affetto che non era mia riuscita a dare, sarebbe stata disposta anche ad andare indietro nel tempo ed esserci lei in quella macchina. Perchè si, a dirla tutta lei la meritava la morte, per tutte le bastardate che aveva fatto in giro, per tutte le persone a cui aveva strappato il cuore dal petto, metaforicamente parlando. Non ne sarebbe stata sorpresa se fosse accaduto a lei, e prima o poi tutti dobbiamo fare tutti la stessa fine, ma per Freddy non era arrivato il momento. Rue ne era davvero certa.
«Che stai facendo?» I suoi pensieri vennero interrotti bruscamente da una voce familiare, quasi incredula. Rue poteva capirlo, anche se sembrava strano avesse mostrato un accenno di interesse.
«Cosa si può fare in una Chiesa, Theo?» Rue cercò di mantenere il tono di voce basso mentre il ragazzo si lasciò cadere su una panca di legno, esattamente una fila dietro di lei. Nemmeno a Theo sembrava piacere il contatto umano e questo le fece emettere un sospiro di sollievo. «Non sto sicuramente assistendo ad una partita di calcio cristiani contro peccatori.» Aggiunse, fredda come il ghiaccio, come se quella situazione non l'avesse toccata minimamente, come se non fosse palese che il trucco non era colato sulle sue guance per via di un' allergia inventata su due piedi.
«Tu saresti tra i peccatori.» Theo emise un accenno di risata nervosa, prima di riprendere a parlare lentamente, come d'abitudine. «E, ora che ci penso, anch'io.»
«Non mi interessa.»
«Non ti importa di niente, in realtà.» Rue alzò lo sguardo per la prima volta da quando era entrata in Chiesa, gli occhi fissi davanti a lei, sembrava fossero diventati spenti tutto d'un tratto; in parole povere, appariva agli occhi di tutti una persona menefreghista e ciò sembrava non le importasse, fino a poco tempo prima. Poi era successo tutto quanto e mai come quella frase, detta nemmeno da uno dei suoi amici più cari, le stava facendo male. Strano dirlo, strano pensarlo, ma Rue stava provando del vero dolore. Di nuovo. «O almeno la pensavo così fino a stamattina. A quanto pare, di qualcosa ti importa.» Rue, a quelle parole, legò velocemente i suoi capelli disordinati in una coda malandata -l'elastico nero e logorato dal tempo, come la sua anima, che portava sempre al polso, mai dimenticato- , e si girò nella direzione di Theo, osservando il suo viso pallido. Lo stava scrutando, notando tutti i minimi dettagli, come l'accenno di barba sul mento, ma non riuscì a dire una parola. Si ripeteva di dire qualcosa, qualsiasi cosa, ma l'unica azione che riusciva a fare era aprire leggermente la bocca per qualche istante e poi richiuderla. «Sei andata da Freddy?»
Rue scosse il capo, portandosi una mano dietro il collo. «Sono venuta direttamente qui.» Scrollò le spalle, sentendo nella sua testa l'eco delle sue parole, dette con voce flebile e poco percettibile. Theo sembrava averla sentita comunque, però.
«Dovresti andare da lui.» Rue annuì -aveva ragione- , afferrando la sua borsa e alzandosi con uno scatto repentino, quasi come se qualcuno la spingesse ad andar via nel più breve tempo possibile. «E stai tranquilla, sta bene.» Un vero sorriso fece capolina sul volto di entrambi e Rue non si sentiva così sollevata da fin troppo tempo.
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Nuvole di fumo.
Fanfiction« Harry afferrò il pacchetto, l'ultima sigaretta per dividere il silenzio che circondava solo lui e Rue, insieme alle nuvole di fumo che il vento trasportava nella stessa direzione. » C'erano le sue penne a sfera ovunque e un mucchio di carte erano...