1. Discussioni

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"Ti amo" gli dissi guardandolo intensamente negli occhi.
Quegli occhi color mare in cui ci sarei annegata volentieri.
"Anch'io ti amo, piccola" disse prendendomi in braccio.

"Oggi ho trovato questa collana in cantina" continuò "Vorrei che fosse tua".
Aprì la mano facendomi vedere il gioiello che luccicava alla luce soffusa delle candele.
Raffigurava un'ancora circondata da reti da pesca.
Era bellisima. Alzai gli occhi e gli sussurrai : "È bellissima, grazie." E lo baciai.

Le sue labbra sapevano ancora da cloro, era il capitano di nuoto della nostra scuola, la Murder High.
Io e Jack stavamo insieme da due anni ormai.
L'anno scorso eravano stati eletti la «coppia migliore dell'anno» rubando il titolo a Savannah Gretik e George Smith; rispettivamente il capitano delle cheerleader e il cocapitano della squadra di nuoto.
Neanche da dire, Savannah ci aveva anche provato con il mio ragazzo, ma invana.

Quella notte, come eravano soliti fare, io e Jack eravamo nella «Black Hill», una montagna sulla quale, tempo prima, avevamo scoperto una grotta insolitamente accogliente.
Sembrava che nessuno sapesse l'esistenza di quel luogo, quindi iniziammo ad arredarla a nostro piacimento.

Mettemmo un vecchio materasso matrimoniale a destra, vicino al quadro di mia madre raffigurante un paesaggio marittimo.
Ricordo che da piccola le chiedevo sempre la motivazione per cui avesse scelto di rappresentare proprio un paesaggio di mare; ma lei mi sorrideva sempre, mi dava un bacio sulla guancia e mi diceva "Tempo al tempo, piccola mia".
Avevamo portato anche un grande comò, dove riponevano tutto quello che sarebbe servito per le nostre "indagini".
Si, eravamo una specie di investigatori.
Nella nostra città, accadevano cose molto insolite, come persone che sparivano dal nulla o carcasse di animali decisamente strani sulla riva del mare.

Si diceva persino che HunterVille, si beh il nome della cittadina non era molto invitante, fosse stata il covo del diavolo.

Noi giovani sapevamo che queste storie erano solo fatte per spaventare i bambini e costringerli a dormire.
Gli adulti non sanno però che così creano proprio l'effetto contrario ai propri figli.

"Dai ti accompagno a casa, domani iniziamo il terzo anno" mi disse alzandosi e allungando un braccio.
Io lo afferrai e mi misi in piedi.
"Non ho proprio voglia di fare altri nove mesi a scuola" sbuffai.
"Vuoi iniziare bene quest'anno?" Abbassò lo sguardo e si grattó la testa.
"Jack ti ho già detto che non mi sento pronta, scusa am..".
Non riuscii a finire la frase che lui mi interruppe :" Sisi ok. Dai andiamo a casa".

Prendemmo i rispettivi cappotti e scendemmo per la collina.
Quella sera la luce della luna luminava le strade, dando a tutto il percorso un'ambientazione romantica e un pó tetra.
Mi avvicinai ancora più a Jack e gli strinsi la mano.
Lui la strinse forte, mi guardò e sorrise.
"Perché ridi?" Gli chiesi.
"Niente" mi rispose.
Camminammo ancora un po in silenzio, quando decisi di spezzare la solita aria ti tensione che si creava dopo aver affrontato quell'argomento.

"Tra tre settimane è il mio sedicesimo compleanno, ho intenzione di fare una festa in spiaggia, che ne pensi?"
"Bella idea... Siamo arrivati" indicò con la testa la mia casa"A domani, piccola" mi diede un bacio a stampo e se ne andò verso casa.

Salii le scale di casa mia e aprii il portone con le mie chiavi.
Era una casa grande e ampia, piena di finestre, che di giorno illuminano tutto.

Ma che di notte accrescevano alla piccola me un sacco di paure riguardanti mostri o rapinatori.
Vidi le luci della cucina aperte, quindi mi avvicinai.
Era madre che mi aspettava.
Di solito quando arrivavo a casa, lei era già a letto.
La salutai e aprii l'anta del frigorifero e presi una bottiglia d'acqua.
"Sam dobbiamo parlare" mi disse con voce ferma.

"Brutto segno" pensai, ma dissi "Si certo, dimmi"
"Tra tre settimane ci sarà il tuo sedicesimo compleanno, e tra due giorni ci sarà la luna piena..."

"Si lo so, io e Jack volevamo andare al vecchio molo" la avvertii.
" Non se ne parla" ribatté.

" Cosa ?! " non aveva mai contrastato la relazione mia e di Jack, anzi lo reputava un ragazzo apposto.
"Diciamo che vedrai dei cambiamenti in te" si mise le mani in testa, come se le parole facessero fatica ad uscire dalla sua bocca " Sia fisici che psicologici. Non aver paura, tutte le ragazze della nostra famiglia le hanno avute".
"Mamma credo che tu sappia che ho già avuto le mestruazioni"

"Non sto parlando del ciclo, Samantha. Queste mutazioni saranno visibili esternamente, è una cosa che la nostra famiglia eredita da generazioni" continuò.

Io mi alzai e le dissi " Mamma hai bisogno di dormire, io vado a letto sono molto stanca"

"No, Sam, ti sto parlando" mi prese per il polso.
"Mamma lasciami" la guardai negli occhi.
"No, è importante quello che ti sto dicendo" la sua voce era ferma, incorruttibile.

"Mamma stai iniziando a farmi paura, buonanotte" mi liberai dalla presa di mia madre, salii le scale e chiusi la porta della mia camera.

Mi distesi sul letto, e non feci in tempo a pensare alla conversazione appena fatta con mia madre, che mi addormentai.

//spazio autore
Che cosa doveva dire la mamma di Sam a sua figlia di così urgente?
Se la storia vi entusiasma, mettete una stellina e un commento. Buona giornata.

{ marcovolpato_ }

Quelle notti di luna pienaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora