Cap.5

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BIANCA
Marti spostò gli occhi dal mio viso al pavimento. Una lacrima scese dai suoi occhi. Mille domande mi martellavano in testa.
Le strinsi la mano con la poca forza che avevo. Era gelida.
Come ciò che venni a sapere pochi secondi dopo.
Respirò profondamente. Alzò gli occhi verso di me e mi guardò.
《Lui...》 stava cercando di trattenere le lacrime.
《Lui è in coma. Ha avuto un trauma cranico. Non sanno quando si sveglierà. O se si sveglierà mai.》
Ricordai che lui, un attimo prima dell'impatto, mi aveva stretto tra le sue braccia. Mi aveva salvato. Io ero ancora viva grazie a lui. Scoppiai in lacrime. Piansi per parecchio. Nonostante il dolore atroce alla testa e in tutto il corpo, non riuscivo a pensare altro che a Fra. Lui mi aveva salvato. Non avrei mai potuto perdonarmi se lui fosse morto ed io no.
Mi prese la mano e la strinse forte.
Non uscì alcuna lacrima dai miei occhi. Restai impassibile.
Quando morì mio padre, io ero in sala d'aspetto. Non avevo voluto andarmene coi nonni. Volevo restargli vicino. Quando uscì il dottore da quella porta coi vetri opachi che avevo fissato tutto il giorno, strinsi Teddy a me. Vidi mia mamma parlare con il dottore e poi scoppiare a piangere. Mi guardarono, mentre li osservavo stranita. Il dottore venne verso di me e si inginocchiò davanti a me. Mi guardò negli occhi e mi disse:《Ora devi essere forte, hai capito Bianca? Devi essere una bambina forte e aiutare la mamma.》 Risposi d'istinto:《E il papà?》 Lui mi guardo preoccupato. 《Il papà è morto.》 Esclamò mia mamma ringraziando il dottore.
Così, fredda, senza spiegazioni, senza perché, senza nulla. Lasciai cadere l'orsacchiotto a terra. Rimasi immobile per qualche minuto, finché non appresi la notizia. Poi scoppiai a piangere, silenziosamente, tra le braccia di mia madre.
Imparai, con il tempo, che piangere non sarebbe servito a niente. E di notizie brutte ne avevo avute.
Perciò restai impassibile.
È vero, Fra non era morto del tutto, ma stare senza di lui proprio ora che eravamo pronti a iniziare una nuova vita insieme sarebbe stata la causa della mia morte.
《Posso vederlo?》 Dissi con un filo di voce, tanto che mi sorpresi che lei mi avesse sentito.
Lei annuì. La sua stanza era lì accanto. In quel momento arrivò il dottore. 《No, è meglio se rimani a letto per i prossimi giorni, Bianca.》 Successivamente si presentò, era il dottor Panzani, un uomo sui 50 alto e robusto, con due grandi occhi argento e i capelli brizzolati molto corti, la barba appena accennata e un paio di occhiali dalla montatura moderna appoggiata sul naso. La sua voce era dolce e mi trasmetteva tranquillità.
Mi fece dei test neurologici e di altro tipo e constatò che mi stavo riprendendo bene ma che dovevo riposare.
Avevo riposato anche troppo.
Intanto continuavano a rimbombarmi nella testa le parole di mio padre.

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