Cap.10

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BIANCA
Quella mattina pioveva a dirotto. Era raro che piovesse, in quel periodo. Avevo sempre amato l'ombra della pioggia che scivolava sul finestrino della macchina. Da piccola immaginavo una gara di velocità tra le goccioline che scendevano sul finestrino della macchina di mio padre. Davo un nome a ognuna di esse e poi davo il via alla gara, tifando per una sola di quelle gocce.
Lo feci di nuovo. Questa volta la mia goccia arrivò per prima, e io esplosi di gioia, tra i suoni dei clacson delle macchine dietro alla mia, che protestavano. Al bar avevo il turno di pomeriggio, così andai di mattina da Fra.
Entrai in ospedale. Erano trascorse le tre settimane lente e noiose preavvisate dal dottore, quando Fra si era svegliato. Ogni giorno andavo a lavoro e poi da Fra. Stava migliorando. Ora mangiava, camminava. Parlavamo molto e ridevamo, proprio come prima.
Gli mostravo foto, video, canzoni. Anche i ragazzi venivano, quando potevano. Fra si impegnava a ricordare qualcosa, ma niente. I dottori dicevano che avrebbe impiegato mesi per ricordare tutto.
Cominciavo a stare meglio.
Anche solo vederlo mi sollevava. Anche solo ridere, scherzare, di nuovo, mi faceva stare molto meglio.
Prima di entrare bussai alla porta. 《Vieni, cara》una finta voce cantilenante da nonna mi aspettava dentro la stanza. 《Ciao nonnina mia》risposi ridendo.
Mi misi a sedere lì accanto. Gli chiesi come stava. 《Tutto bene. Oggi pomeriggio mi dimettono. Magari fuori di qua ricorderò qualcosa.》magari pensai. Rimasi da lui per un paio di ore, ridendo e scherzando, ma anche parlando. Stavamo legando molto. Già. Come se prima non fossimo legati. Ogni volta che sorrideva il cuore faceva un tuffo.
Tornai a casa, mangiai qualcosa con Bianca, che era tornata da lavoro, e ripresi la macchina.
Iniziai il turno di lavoro con una strana allegria. Tutto sarebbe iniziato quando sarei tornata a casa. Una nuova vita con Fra, anche se non proprio come l'avevo programmata. Eravamo amici, ed era bello, anche se non era proprio ciò che immaginavo. Sarebbe stato certamente peggio perderlo del tutto.
Dopo aver preparato cappuccini e caffè, cioccolate calde e succhi di frutta, me ne tornai a casa. Era buio e la luna aveva una forma strana. Era gialla e sembrava quasi il sole. Era coperta di nubi ma sempre bellissima. Quando tornai a casa mi parve di respirare un'aria nuova in quella casa. C'era profumo di Fra. Da dietro il divano intravidi un ciuffo riccioluto sporgere. 《Fraaa》esclamai andando ad abbracciarlo. Lui mi strinse e mi sorrise. 《Come è andata a lavoro?》avevo sempre sognato che me lo chiedesse, magari dopo un bacio. Ma non importava. L'importante era averlo di nuovo con me e poterci parlare di nuovo.
Aiutai Lorenzo e Marti a cucinare i piatti preferiti di Fra. Ripensai a quella volta, in cucina.
Decisi di aiutare Lollo a cucinare. Dopo una mezz'oretta dalla porta della cucina vidi scendere Fra. Quando i nostri sguardi si incrociarono mi scoccò un sorriso e venne verso di noi. Salutò Lollo e poi si fece una fetta di pane e nutella. Finimmo di cucinare il dolce, così Lollo mi stampò un bacio sulla guancia ringraziandomi e uscì dalla cucina. Cominciai a mettere a posto tutto quel casino e lavai i piatti della sera prima. Sentii delle braccia possenti circondarmi. Sussultai e poi chiusi gli occhi. Sentii delle labbra calde posarsi sulla mia spalla e venni trasportata in un'altro mondo. 《Fra sei impazzito? Se ci scoprono?》 《Chissene frega》 rispose lui sorridendo maliziosamente. Gli diedi un bacio sulle labbra velocemente e poi lo mandai via. Era davvero difficile resistergli.

FRANCESCO
Andai in cucina a spiare cosa stavano cucinando.
C'erano Marti, Lore e Bianca.
Lei era girata di schiena con i capelli legati in una crocchia tutta arruffata, e dietro il collo e dietro i fianchi si intravedevano i fiocchi con i quali erano legati i fili del grembiule da cucina. Stava tagliando qualcosa nel lavabo. Mentre la osservavo, mi venne una fitta dolorosissima alla testa e dovetti appoggiarmi allo stipite della porta per non cadere.
Mi venne in mente un'immagine.
Io stavo facendo colazione con la Nutella e il pane, davanti a me, in cucina, c'era Bianca che lavava i piatti. Era in una cucina diversa da quella, in una casa diversa.
Quell'immagine mi martellò in testa per tutti i giorni successivi.

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