Cap.8

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BIANCA
Passò un mese e mezzo da quel giorno.
Ogni giorno andavo in ospedale a trovare Fra. Gli parlavo, gli raccontavo della giornata, di Marti, del Bar in cui avevo ripreso a lavorare e dei ragazzi. Ogni giorno lo accarezzavo, lo guardavo, e poi scoppiavo a piangere domandandomi se si sarebbe svegliato. I dottori dicevano che forse si sarebbe svegliato, un giorno. Dicevano che dopo una lunga riabilitazione avrebbe potuto riprendere le sue normali attività, e forse, con un po' di speranza, avrebbe potuto riprendere a suonare la chitarra. I dottori avevano anche detto che per svegliarsi avrebbe dovuto avere molti stimoli dall'esterno. Ogni giorno gli portavo la canzone che avevano registrato i ragazzi in quella giornata, ma non si svegliava. Continuava a dormire beato nel suo mondo parallelo mentre io soffrivo come un cane. Troppo facile promettere di restare per sempre e poi andare in coma, e abbandonarmi così.
Sapevo che restare in lutto non sarebbe servito a nulla e neanche a Fra sarebbe piaciuto.
I dottori dicevano che non c'era molta ripresa. A volte mi domandavo se eravamo noi a scegliere di continuare a vivere o no. Forse lui non aveva voglia di continuare a vivere. Oppure un vortice potentissimo se lo stava risucchiando?
Quel giorno ero a casa. Mi ero fatta una doccia, tornata da lavoro. Mi stavo asciugando i capelli, ancora in accappatoio, quando mi squillò il telefono. Era Marti. 《Dimmi Marti》《Corri in ospedale. Subito.》 Disse quasi tra i singhiozzi. Riattaccai e mi fiondai a vestirmi. Misi un paio di boyfriend pants di quelli larghi, una maglia e un golf. Misi i miei stivaletti beatles e uscii di casa. Cosa gli era successo? Una decaduta improvvisa? Morte? Oppure si era svegliato?
Stavo per scoppiare. Dovevo sapere cosa era successo. Presi la macchina e guidai fino all'ospedale. Arrivai lì, scesi dalla macchina. Solo allora mi resi conto di aver guidato da sola. Ripresi la borsa ed entrando in ascensore schiacciai il primo piano. Feci un grande respiro. Entrai nel corridoio, dove subito mi venne incontro Bianca sorridendo mentre piangeva. Mi abbracciò forte. La guardai. C'era sempre stata dell'intesa tra noi, senza bisogno di parlare. Corsi come mai avevo corso verso qualcosa che mi sembrò la salvezza più grande.
Non vedevo l'ora di rivederlo, ma stavolta vivo. Volevo abbracciarlo, baciarlo, portarlo a casa e poi ridere e scherzare. E stringerlo forte per non perderlo più.
Arrivai davanti a camera sua e non vidi un corpo attaccato a dei tubi che respiravano per lui. Vidi un ragazzo, il mio. Bellissimo. Aveva l'aria confusa.
Uscì il dottore dalla camera di Fra. Mi guardò.
Mi sorrise con aria malinconica.
Ciò che mi disse dopo mi spiazzò.
Non riuscivo a crederci.

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