Cap.6

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BIANCA
Trascorsi le due settimane successive in sala riabilitazione, a letto, leggendo libri, guardando la TV, parlando con i ragazzi oppure pensando a Fra.
Pensare a lui era una splendida tortura. Ricordavo tutti i momenti passati insieme, i baci, le carezze, le risate, i film. Il nostro primo bacio, quella sera in cucina. La nostra prima volta, quella notte dopo le settimane di astinenza da lui. Tutto ciò che eravamo. Lui alla luce della luna, lui alla luce dell'alba, lui alla luce del tramonto. Le lacrime versate, le urla, il dolore. Lui era il mio tutto. Morivo d'amore per lui.
Mi mancava come il respiro.
Sognavo di fare l'amore con lui, solo un'altra volta. Sognavo le sue braccia possenti e le sue labbra morbide.
E i ricordi di Fra non riuscivano a lasciarmi tregua. Neanche nei sogni. Ogni notte speravo di sognare Fra. Speravo di sognare il suo volto, di sentire il suo respiro sulla pelle, i suoi occhi nocciola nei miei, le sue labbra sulle mie. Ormai sognare non mi era più concesso. I ragazzi venivano a trovarmi ogni giorno, e Marti era sempre in ospedale, tra me e Fra, ma mi sentivo sempre sola, senza di lui. Sentivo un vuoto costante che mi occupava la mente.
Uno di quei giorni mi svegliai e mi accorsi che il letto accanto al mio era occupato. 《Ehi》esclamai. Si girò. Era un ragazzo, su per giù della mia età, che mi guardava sorpreso. 《Piacere, Bianca.》《Dario.》ci stringemmo le mani. La sua era una stretta forte e decisa.
《Insomma, cosa ci fai qui?》chiese lui. 《Ho avuto un incidente con il mio ragazzo mentre tornavamo a Tarquinia.》Dario apparve deluso. 《Ah, mi dispiace. Scommetto che lui arriverà a momenti. Giuro che non vi spierò mentre pomiciate.》abbassai lo sguardo. 《Beh, sarà impossibile che succeda.》 Lui mi guardò stranito. 《È nella stanza accanto. È in coma. Non so se si risveglierá mai.》Mi scese una lacrima. 《Scusa, non ne avevo idea, mi dispiace moltissimo per il tuo ragazzo.》replicò.
《Già. E io non posso nemmeno vederlo, perché non mi fanno uscire da questa fottuta stanza che puzza di medicinali.》urlai. Cominciavo a non riconoscermi più. Lui appoggiò la sua mano sulla mia come fosse la cosa più naturale del mondo. 《Ce la farà.》《tu?》《Sono caduto dalle scale e mi è venuto un ematoma. Quindi mi hanno ricoverato.》in quel momento arrivò Panzani.
《Ti vedo bene, Bianca.》Esclamò. Lo guardai come se mi stesse prendendo in giro. 《Ho belle notizie per te.》sorrise. 《Puoi provare ad alzarti dal letto e fare una breve passeggiata in reparto, tanto so già dove andrai》disse ridendo.
Non capii cosa ci fosse da ridere, ma ero emozionatissima. Quando arrivarono i ragazzi, mi alzai dal letto e mi aiutarono a camminare. Dopo la riabilitazione, riuscivo quasi completamente a camminare. Mentre percorrevo il corridoio una marea di emozioni mi invasero la mente. Arrivai lì davanti e i ragazzi mi lasciarono. Respinsi le lacrime che affioravano. Respirai a fondo, come quando uscii di casa per andarmene in albergo. Chiusi gli occhi. Girai la maniglia. Entrai. Aprii gli occhi. Era disteso li, su quel letto d'ospedale, e pensai quanto fosse improgrammabile la vita.
Aveva un'espressione così serena, che mi faceva quasi invidia. 《Chissà ora dove sei, amore mio.》gli sussurrai. Gli accarezzai i capelli e le labbra. Quanto mi mancavano a contatto con le mie. Un brivido vitale pensai. Rimasi lì a fissarlo per dieci minuti, dopo i quali cominciai a sentire bruciare gli occhi e poi quelle solite, stupide, calde, gocce d'acqua caddero giù dai miei occhi ramati, portando con sé un po' del loro colore. Ogni mattina cercavo di svegliarmi prima di lui per poterlo ammirare mentre dormiva ancora. Osservare come il timido sole illuminava quei suoi perfetti lineamenti del viso. Amavo osservarlo mentre non poteva vedermi. Potevo studiarlo a fondo per lasciare impressa dentro i miei occhi quell'immagine stupenda. In quel momento...provavo gli stessi sentimenti. Cambiava il luogo e la situazione, ma noi eravamo sempre gli stessi. Fra aveva ragione. Noi saremmo restati sempre gli stessi. Sempre gli stessi fragili guerrieri.
Le lacrime sgorgavano insistenti dai miei occhi. Mi ero resa conto che non si sarebbe svegliato. Ogni mattina si svegliava a distanza di cinque, massimo dieci minuti. Erano passati trenta minuti e ancora non si era svegliato. Mi resi conto di averlo perso sul serio. Ero incerta sulla durata di quell'incubo, ma certa che sarebbe stato atroce. Lo strinsi forte a me, piangendo come mai avevo fatto nella mia vita. Continuai a piangere silenziosamente con il viso contro il suo petto e il corpo disteso accanto al suo immobile. 《Ti amo. Ti amerò sempre.》sussurrai al suo orecchio. 《So che ora non stai soffrendo.》 uno spasmo mi scosse. 《Ma torna da me. Mi manchi. Ti amo. Non voglio più vivere senza di te.》sembravo una bambina che aveva perso l'orsacchiotto. Già. 《Quando torni ti ricopro di baci, e ti preparo quella torta che ti piace tanto con la Nutella e il pan di Spagna.》
Appoggiai le mie labbra sulle sue, immobili. Quella sensazione sarebbe bastata perché io riuscissi a vivere ancora?
Lo strinsi forte a me, poi chiusi gli occhi e strinsi forte anch'essi. Aspettai dieci secondi e poi aprii di nuovo gli occhi. Speravo di aver fatto solo un brutto sogno. Di risvegliarmi tra le braccia di Fra, che mi accarezzava i capelli e mi guardava con dolcezza dicendo:"Piccola, che è successo?". Bhe...vidi solo gli occhi disperati di Marti e dei ragazzi puntati su di noi. Uscii dalla sua camera.
In quel momento non sentii più le ginocchia e rischiai di cadere, ma i ragazzi mi sorressero.
Era arrivata la mamma di Fra. Anche lei piangeva. Mi strinse forte a sé e mi diede un bacio sulla fronte.
Poi spuntò Panzani.
Era commosso. Mi venne incontro.
《I tuoi fogli per la dimissione sono appoggiati sul tuo letto.》
《Cosa?》

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