15.

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I raggi del sole mi svegliarono.
Era l'alba.
In quello spazio davvero piccolo riuscii a vestirmi.
Mi fermai ad osservarlo.
Lui dormiva con un espressione felice.
E io?
Io ero felice?
Come mi sentivo?
Era un'impresa ardua capirlo.
Solo sapevo che avevo smesso di pensare a Tiziano. Perlomeno non come prima.
Ero normale. Sì, normale.
E quasi mi piacevano i modi di fare di Michele.
Ora mi sentivo sua.
Solo sua.
Lui si era preso tutto del mio corpo, ed era giusto che continuasse a farlo solo lui.
Un pò come se fossi diventata di sua proprietà.
Mi sentivo in qualche modo legata a lui.
Perchè ciò che era successo non era di poco conto.
Quello che c'è stato tra di noi aveva una rilevante importanza. Almeno per me.
E non poteva finire lì.
Doveva continuare, la nostra relazione.
Dovevo almeno provarci a farla andare bene.

Lui aprì gli occhi e mi baciò.
-Buon giorno- disse con tono dolce e un sorriso che andava da orecchio ad orecchio.

Era felice.
Io l'avevo reso felice.
E la cosa mi piaceva sempre più.
È fottutamente bello sapere di essere motivo di allegria.
Sapere di riuscire a fare qualcosa, di essere utile in questo mondo.
Essere cosciente di riuscire a rendere migliore le giornate di qualcuno.

Riprese a baciarmi con foga e a toccarmi.
Le sue mani scivolavano su tutto il corpo.
Ma lo staccai da me.
Questa volta ci riuscii.
Perchè lui non era cattivo.
Lui non voleva abusare di me. No.
Lui era lui. E quelli i suoi modi di fare.
Ma senza alcuna traccia di cattiveria.

Ovvio, provavo ancora un pò di paura.
Non si sa tutto di una persona neppure dopo anni di frequentazione, figuriamoci se potevo fidarmi di una 'prima impressione'.
Non volevo. Non volevo riprodurre la stessa scena della sera precedente.
Anche perchè ancora non stavo per nulla bene.

-Devo tornare a casa- affermai fingendo un espressione serena, tranquilla.
Lui sporse il labbro inferiore a mò di bambino, ed era tremendamente carino.
Forse, sotto sotto, anche lui era dolce.
Aveva solo bisogno di imparare a mostrarlo, sempre.
Perchè forse le sue esperienze non glielo avevano permesso, o lo avevano spinto a cambiare, a nascondersi dietro questa maschera, fredda e dura. Io sapevo, sentivo che qualcosa di grosso, troppo grosso, gli aveva impedito di capire cos'era la dolcezza, l'amore.
Ma non volevo saperlo, no.
Volevo solo insegnargli ad amare ed essere amato. Ne aveva bisogno.

Si rivestì e tornò alla guida.
Mise in moto e partì.
Dopo svariati minuti, che io trascorsi guardando fuori dal finestrino, come in stato di trance, si fermò.
Eravamo davanti casa mia.
Mi voltai verso di lui e lo salutai, mostrando un modesto e imbarazzato sorriso.
Scesi dall'auto e mi incamminai, a passi lenti, verso casa.
Il rumore di uno sportello che si chiude mi fece voltare e lui era già vicino a me.
A qualche centimetro dal mio corpo, che, con la mano sfiorava la pelle del mio braccio provocandomi qualche brivido.
I suoi occhi nei miei.
Erano più cupi del solito e pieni di un sentimento che sembrava quasi...paura, sì. Paura.
Ma perchè? Perchè avrebbe dovuto provare paura?
Al massimo, tra i due, spaventata sarei dovuta esserlo io..
E ciò non mi mandava in bestia, no.
Mi confondeva, tremendamente.
Cosa celava nella parte più nascosta del suo cuore?

Aprí la bocca come per iniziare a parlare ma non lo fece. La richiuse subito.
Lasciò la sua mano ricadergli lungo il fianco e abbassò lo sguardo.
Sospirò, mi afferrò il braccio tirandomi a sè, mi strinse forte e mi sussurrò
- Per me è stato un colpo di fulmine a ciel sereno, io per te provo qualcosa e non vorrei che finisse tutto qua, così.-

Mi allontanai dalla sua presa, lo guardai negli occhi e annuii. Non fui in grado di fare altro.
Annuii e basta.
Ero ancora troppo scossa.
Lui si avvicinò cauto a me e mi baciò. Ci baciammo, come due quindicenni innamorati.

Mi staccai ed entrai in casa.
Andai dritta in camera mia e mi buttai sul letto a peso morto.
Solo qualche istante dopo mi accorsi che stavo sorridendo.
Incredibile, sí. Ma sorridevo.
Forse ero davvero felice.

Pranzai e cenai con i miei, poi tornai in camera.
Feci una doccia e indossai il mio bel pigiamino.

Ero già nel letto a fissare e rifissare il soffitto.
Credo che se fosse stato possibile, lo avrei bucato a furia di scavarlo con gli occhi per mettere in ordine la mia vita.

Sentii un suono provenire dalla strada.
Aprii il balcone della mia stanza ed esco a vedere cosa era successo.
Era lui e stava scendendo dalla sua auto.
-Che ne dici se andiamo a fare una passeggiata?- urlò inicando la vettura con il pollice.
-Sono in pigiama, ci metto molto a cambiarmi- e lui si rattristì. Non che non mi andasse, cioè, forse un po', però ci avrei davvero messo troppo per cambiarmi e truccarmi, ed era già tardi.
-Allora posso salire da te?- sollevò la testa mostrandomi così la sua espressione speranzosa.

Senza dire nulla lo aprii.
Salì e ci salutammo.

-Così sei ancora più bella-sorrise e mi abbracciò.
Gli tirai uno schiaffo sul braccio, stava prendendomi in giro? Come si permetteva?
Il mio pigiama rosa con l'orsacchiotto era così carino!

Si sdraiò sul mio letto e io accanto a lui. Mi strinse a sé e parlammo.

Non ho mai parlato così tanto con una persona.
Del mio passato, del mio presente, del futuro. E anche un pò di noi.
Quel 'noi' che forse stava nascendo.

-Dai, cambiati che usciamo, io ti aspetto.. Ho voglia di fare una passeggiata- abbozzò un sorriso spingendomi fuori dal letto.

-Va bene, va bene- sventolai le mani davanti a me in segno di resa -come vuoi. Ma non osare lamentarti- risi malefica puntandolo con l'indice, presi i vestiti dall'armadio e andai in bagno.

Feci una doccia veloce, mi vestii, legai i capelli e mi truccai.

Quando ritornai da lui, si era quasi addormentato ed ero idecisa se svegliarlo oppure no.
Scosse la testa e aprì gli occhi.
Di scatto si alzò, mi prese la mano e uscimmo.

Andammo in villa.
Passeggiavamo io e lui, mano nella mano, ridendo e scherzando.
Ero.. allegra.
Incontrammo Chiara e Tommaso, e poi tutti gli altri.
Ma di Tiziano nemmeno l'ombra, per fortuna.

Ci spostammo sul lungomare, anche qui c'era molta gente.

Continuammo a ridere e a passeggiare tenendoci stretti uno accanto all'altro.

Sentii lu sguarfo di qualcuno perforarmi la schiena.
Involontariamente mi voltai e vidi due occhi meravigliosi, capaci di ipnotizzarmi ancora, nonostante tutto.
Tiziano.
Ci guardammo per qualche istante e giuro riuscii a sentire il rumore del suo cuore che si spezzava.
Non so come spiegarlo, ma è vero, lo sentii e i suoi occhi diventarono cupi.
Riuscivo a leggerli.
I suoi occhi mi parlavano e lui era innamorato di me.

Cosa avevo fatto? Cosa avevo combinato?

E ancora una volta avevo rovinato tutto.

Desiderio di averti mio Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora