19.

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La trovai giusto in tempo.
Avevo gli occhi pieni di lacrime.
Non riuscivo più a trattenerle.
La trascinai con me in bagno e scoppiai a piangere.

Mi lasciai cadere a terra, percorrendo con la schiena la superficie fredda della porta che avevo chiuso con forza dietro di me.
-Quello stronzo ha la ragazza. E nonostante ciò continua ad illudermi.
Ci sono proprio cascata.
Pensavo che provasse qualcosa per me.
Non speravo nell'amore.
Ma curiosità, attrazione.
E invece nulla.
Voleva divertirsi. Come fa con tutte.
Non sono che una delle tante.
Speravo di essere diversa ai suoi occhi.
Sì, mi illudevo di essere diversa dalle altre.
Ma non è così.
D'altronde cosa avrei potuto desiderare? Io sono una stupida ragazzina infantile! Cioè guardami!
Cosa credevo di poter raggiungere io? Io che non so far altro che piangere, donare tutto il mio cuore a chi non sa apprezzarlo e poi piangere. Come una bambina.
Perchè io sono una bambina!
Cazzo, sì che lo sono!
Com'è possibile che a quest'età io creda ancora nell'amore? Che io speri ancora nell'arrivo di qualcuno che mi salvi da tutta questa merda, che porti via le lacrime e che mi riempi di gioia.
Ma non verrà nessuno!
Perchè io in questa merda ci devo restare!- diedi così sfogo alla mia rabbia e al dolore che mi attanagliava, battendo le mani alle ginocchia, poste dinanzi al mio petto.

-Credo di non avere più speranze.
Penso che sia realmente innamorato della ragazza.
Non ha mai avuto una storia seria e ora l'ha resa addirittura pubblica.
Lei dev'essere davvero speciale.
Forse sono io quella sbagliata, avrei dovuto capirlo prima.
E invece mi sono lasciata prendere in giro come una sciocca.- dissi tutto d'un fiato lasciando la mia testa cadere sulle ginocchia e che le mie mani le abbracciassero. Per avere un po' di conforto, per nascondermi dalla vista della mia amica che aveva ascoltato tutto con estrema dedizione e che ora era alla ricerca di una soluzione, di un qualcosa da poter fare.
Sì, io mi vergognavo di mostrarmi in quel modo, anche a lei.
Perchè quella non ero io!
Prima dell'arrivo di quel dannato ragazzo ero io quella forte, che trovava sempre una ragione per sorridere e per far sorridere gli altri.
E ora?
In che stato mi ero ridotta...

Chiara prese un fazzolettino dalla sua borsa e mi asciugò le lacrime.

-Lui non le merita. Tu sei troppo speciale per lui. Forse fa bene ad andare con le ragazze facili, perchè sono tutto ciò che si può permettere.
E ora noi ci andiamo a divertire!- mi fece alzare, mi afferrò dal braccio e mi portò fuori.

Indossammo il casco, salimmo sulla moto e andammo in un locale del tutto strano ma molto movimentato.

C'era musica e tanta gente che voleva divertirsi.

Ci avvicinammo al bancone e iniziammo a ordinare vari drink.

Eravamo brille, decisamente brille.
Ci alzammo e ballammo.
Ballammo come se non ci fosse un domani.

Ricordo molti ragazzi che si avvicinavano a noi per ballare ed allungare le mani.
Ballai con molti di loro.
Ma soprattutto ricordo un ragazzo.
Sì, lui aveva gli occhi identici a quelli di Tiz.
Mi attrassero subito.
Ricordo che ballammo tanto, sempre più stretti.
E ricordo qualche sua presa sul mio sedere.
Ma, non so perchè, stetti al gioco.
Forse perchè i suoi occhi, così profondi, così belli, mi facevano pensare a Tiziano e cercavo in lui la realizzazione di quel desiderio tanto nascosto e proibito.

Mi baciò, ma non mi staccai.
Continuammo a baciarci mentre i nostri corpi si sfregavano con forza.

All'improvviso prese la mia mano destra e la poggiò sui suoi pantaloni facendomi sentire la sua voglia.

Poi mi riprese la mano e mi tirò.
Non ricordo precisamente dove, ma c'era un corridoio lungo e scuro, con tante porte.
Entrammo in una di queste e mi strinse al muro.
La musica era ancora forte.
I suoi occhi non si staccavano dai miei.
Forse aveva capito che erano il mio punto debole, perchè mi facevano credere che, il ragazzo che ora mi stava toccando stretta ad una parete fredda, fosse colui che qualche ora prima mi aveva distrutta.
Il suo respiro sempre più presente sulla mia pelle.
Poi fu accompagnato dalle sue labbra e dalla sua lingua che scendeva giù per il collo, fino ad arrivare alla scollatura del mio vestito.
Successivamente risalì, mordicchiandomi il collo delicatamente.
Ansimai.
Ansimai più volte e stringevo i suoi capelli nelle mie mani.
Si staccò da me e velocemente mi sfilò il vestito.
Con il suo corpo mi stinse forte al muro e le sue mani cingevano i miei fianchi.
Gli sfilai la maglia e gli carezzai la schiena.
Lui si sbottonò i pantaloni e li tolse, rimanendo così in intimo.
Riportò la mia mano sulla sua protuberanza muovendola in modo circolare e facendo qualche presa.
Così infilò la sua tra le mie gambe e sentivo le sue dita giocare con la mia intimità.
Mi riempì di brividi e la sua voglia aumentava, la sentivo.
Spinse con violenza il suo bacino contro il mio, che ormai era incollato alla parete.
Mi baciò.
Mi baciò con passione.
E mi strinse il seno.
Immediatamente gettò via il reggiseno e lo stesso fece con gli slip.
Poi tolse i suoi.
Con violenza spinse portandomi su una specie di bancone. Mi afferrò le cosce, le aprì e ci infilò le dita.
Le muiveva scaltro ed abile.
Non riuscivo a far altro che gemere.
Era davvero bravo.
Poi si abbassò e la sua lingua si muoveva rapida, mi piaceva.
Mi piaceva molto.
Successivamente fece abbassare me ed ora erano le mie labbra a percorrere la sua intimità.
Ma prima di raggiungere il piacere estremo mi sollevò, mi ripoggiò sullo strano bancone, mise le mie gambe attorno al suo bacino e con una spinta era già dentro di me.
Lui continuava a muoversi e io non riuscivo a smettere di urlare dal piacere.
Dopo una serie di spinte uscì e venimmo.

Ci rivestimmo e uscimmo come due estranei quali eravamo.

Desiderio di averti mio Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora