Sono nata il terzo giorno di novembre di sedici anni fa. La mia famiglia era solida: la mia mamma e il mio papà si amavano profondamente, e la scelta di farmi venire al mondo era stata ponderata, così tanto, che il mio arrivo era avvenuto tra i sospiri di sollievo e i 'finalmente' dei parenti più cari.
Ero una bella bimba, nata piccola piccola perché prematura. 1,9 kg. Un ratto. Vedendo la mia piccola e tenera faccina rossa, i miei minuscoli piedini e le mie manine poco più che microscopiche, tutti i presenti nella stanzina quadrata e bianca che dava sulle culle dei neonati, ulularono sorpresi un "awww", che tutto lasciava presagire, tranne che quella massa di gente avesse visto una persona umana. Sembrava, piuttosto, che avessero visto un cucciolo di cane, un criceto, o un animaletto particolarmente tenero.Beh, essendo nata prematura di un mese, la mia permanenza in ospedale è durata più del previsto, e non oso immaginare i festeggiamenti al mio arrivo a casa, oramai sotto le feste di Natale.
Sono sempre stata amata dai miei genitori e dai miei parenti, fin da piccolissima, e da quando ho avuto l'intelligenza giusta per interagire col mondo, tutta la folla sconfinata che era la mia famiglia, mi ha riempita di giochi e giochini, di quelli che suonavano o si muovevano, tutti colorati.
Non penso di avere mai nutrito grande interesse per questo genere di diavolerie, anzi... Penso di averci passato molto poco tempo perche addirittura mi facevano paura. Nella mia mente di bambina probabilmente mi traumatizzava il fatto che il silenzio della casa e la sua sicurezza, fossero bruscamente interrotti da quel fracasso, che faceva sparire d'un tratto tutto quel muro di ovatta che idealmente mi ero creataOhoho i paroloni
Più crescevo, e più la mia famiglia si rendeva conto che non solo ero in salute, ma anche molto, molto vivace. Adoravo stare all'aria aperta, correre e saltare, sporcarmi nelle pozzanghere del parco o dondolarmi sulle giostrine malridotte, che spesso apparivano arrugginite e con pezzi mancanti.
La vita mi è sempre stata resa semplice da tutti. Ma all'età di un anno, cominciai a fare i conti con quel problema che portava via mamma e papà durante il giorno, e li faceva riapparire a casa di sera, quando stavo per andare a dormire. Durante quel tempo, che allora non capivo fosse il lavoro che ai miei serviva per nutrirmi e darmi tutto quello che mi poteva servire, stetti con i miei nonni materni, sono stati loro a crescermi fino all'età giusta per l'asilo. Che dire dei nonni? Erano si, severi, ma nel loro esser duri, si notava quella scintilla di dolcezza e amore che ogni nonno o nonna naturalmente ha.
La nonna sapeva cucinare tanto bene, e il nonno era molto credente. Quando io e lui uscivamo a prendere il pane, lui riservava sempre una pagnotta per me che, all'epoca piccola com'ero, sembravo averne disperato bisogno; e alla nonna non si diceva nulla. Guai a chi le avesse fatto sapere che si era mangiato prima del tempo!Nei weekend che lasciavano liberi mamma e papà dal lavoro, abbiamo fatto un sacco di gite anche in montagna e, alle feste, ricorrevano le solite ferie al mare, dove avevo stretto anche qualche amicizia infantile, di quelle che "ci vediamo l'anno prossimo" e poi invece quello è un addio.
Tutto sommato ho avuto una bella infanzia.
La mia infanzia.
L'infanzia di Claudia, per gli amici, Clo♥All'età di 4 anni, ero bimba piccola e paffutella, diciamo che tutto il peso che mi mancava alla nascita, l'avevo riconquistato andando avanti con la crescita. Ero una piccola "meringa rosa", così venivo chiamata e a me, stranamente, non dispiaceva.
Meringa rosa cresceva e cresceva, e mentre maturava, maturavano assieme a lei i suoi gusti, che parvero subito essere piuttosto difficili. La piccola me, amava molto il rosa, come qualsiasi bambina, e dava nomi stranissimi e strasdolcinati ai suoi pupazzetti, che tanto adorava. Siamo passati dal chiamare un coniglio 'Fioccodineve' al rimproverare una vecchia bambola di pezza con "cattiva, Cuoricina, cattiva!"Cuoricina...? Ma cosa avevo per la testa?
Amavo i vestitini e le gonne con i volant, e ammiravo molto le ballerine, che, con i loro tutu, si muovevano qua e la sul palco, leggerissime.
Qualche volta ricordo di avere provato ad imitarle... E ci rimisi una tenda della mamma (usata come gonna), un vaso di famiglia (urtato e fatto cadere) e un braccio (il mio, che si fratturò dopo essere caduta in malo modo).
Ero una bimba scatenata, insomma.
Una cosa atipica per un bambino che invece presentavo io, era il disprezzo più assoluto nei confronti dei dolci: caramelle, cioccolata, torte... tutto ciò mi faceva venire la nausea, eppure crescevo e crescendo ingrassavo.
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La Ragazza Che Voleva Amore
Teen FictionStoria di una ragazza e della sua storia. Una storia estiva, di amore, amicizia che segnerà la sua vita.