L'essere una piccola bimba paffuta, non ha mai preoccupato i miei, che, anzi, non vedevano l'ora che crescessi sana e forte, dopo avermi vista in una culla, così piccola e così fragile.
Per cui tutti continuavano ad accontentarmi.
"Vuoi pane e prosciutto? Eccoti pane e prosciutto."
"Vuoi ancora pasta?
Prendi ancora pasta."La mia vita così continuava, con una bimba che ancora, essendo all'asilo, non si faceva grossi problemi, e con dei parenti che facevano di tutto pur di vedere la propria piccolina felice e soddisfatta.
Andai avanti così per tanto, passai l'asilo, la scuola elementare e poi arrivarono gli undici anni. E finalmente le medie.
Le scuole medie furono una svolta, perché nella mia classe erano rimasti pochi dei miei vecchi amichetti, per cui mi accorsi di non saper stringere amicizia come tutti gli altri.
I ragazzini mi guardavano tutti storto, si, ero una piccola botte, ma questo alle vecchie scuole non è mai interessato a nessuno. Perché ora tutti mi guardavano? Perche mi giudicavano. Semplice.
La gente fa gruppo. Tu ti ritrovi sola e indifesa, ed ecco fatto. La bimba che i miei genitori volevano forte e sana, ora era indifesa e sola. Cominciai a farmi domande su me stessa, e compresi allora, di essere ingiusta là in mezzo. Nessuno mi rivolgeva la parola.
La oramai soprannominata "piccola grande Claudia" era rinchiusa in un mondo in cui i suoi amici non c'erano, le maestre non erano pronte ad aiutarti, e la gente giudicava. E giudicava. E giudicava.La prima media fu sfiancante, tra voti disastrosi e morale a terra causa compagni, ma finì e per fortuna con la mia promozione, anche se non con voti eccezionali.
Solo con l'inizio dell'anno nuovo, la seconda, potei farmi qualche amico.
Ero sempre piccola e molto grossa, ma ero più felice: i voti miglioravano e con loro anche le amicizie. In fondo due ragazzini che frequentano la stessa classe prima o poi si devono parlare, no?
Cominciai con una ragazzina. Era tutto il contrario di me: alta, minuta, capelli biondi, occhi verdi ed un sorriso bellissimo. Era la classica belloccia della classe. Non so come, non so perché, ma cominciai a parlarle e diventammo piuttosto amiche. Ci divertivamo un mondo: avevamo gli stessi interessi, ascoltavamo la stessa musica e vivevamo insieme ogni giorno a scuola.
Nei miei momenti bui, quando stavo male perché ero io in quel corpo, lei mi ascoltava, sembrava capire pur non essendo nella mia situazione, era straordinario. Per un attimo, avevo dimenticato cosa voleva dire essere messa in disparte, e avevo aperto le porte all'amore che un'amica può dare.
Cosa volere di più?
Niente.
Niente, si suppone.Finì anche la seconda media.
Ma la mia amica, che tanto avevo adorato, venne bocciata. Ora sembra una cosa da nulla, ma se ci si prova a mettere nei panni di una ragazzina in preadolescenza che ha solo un'amica e che non la vedrà più ogni giorno come prima, per tutte e sei le ore di scuola, allora si riesce a capire come nella testa di una piccola persona, possa crearsi il caos.
Ero pazza, furiosa, non volevo crederci.
'La mia amica? Bocciata?' mi ripetevo, urlando nella mia testa, con le mani tra i capelli e poi sulle ginocchia, dondolandomi avanti e indietro sul letto appena rifatto. La chiamai.Pronto? Clo?
Pronto! Laura che hai fatto! Sei stata bocciata? Davvero?! Laura non mi hai mai parlato del tuo rendimento a scuola!
Scusa Clo... Io...
Sai cosa significa? Che non staremo più insieme! Che parleremo solo al telefono!
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La Ragazza Che Voleva Amore
Teen FictionStoria di una ragazza e della sua storia. Una storia estiva, di amore, amicizia che segnerà la sua vita.