Capitolo 16 - ♦Una grande occasione♦

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Mi girai verso di lui.

Aveva la testa china a guardarsi i piedi e, non so perché, mi sembrava quasi dispiaciuto.

Nella sua mente sembrarono balenare vecchi ricordi, e sembravano non essere esattamente ricordi felici.

Arrivammo al solito incrocio, ma stavolta Stefano era triste.

Ste...?

mh

Vuoi parlarne...?

Di cosa dovrei parlare, scusa?

Di quello che ti rende pensieroso

seguì un momento di silenzio, poi lui alzò la testa con aria sorpresa

Ora leggi anche nel pensiero?

Ho capito... Se vuoi ci sono. Ora devo andare.

No aspetta

mi voltai verso di lui

ecco... Io... Non lo faccio apposta. Non sono bravo ad esprimere le mie emozioni. Scusa per oggi, ho dei pensieri per la testa, è vero, ma non avrei dovuto...

Lo interruppi

Basta scusarsi. Abbiamo già chiarito. Se hai bisogno di una confidente ci sono, anche se ti conosco da poco, se vuoi puoi parlarmi

Era un'idea azzardata quella di sfogarsi con un' estranea, ma il parere di chi non conosci a volte è più sincero di chi è sangue del tuo sangue

Ti... ti ringrazio Clo

Piccolezze.

Guardava l'asfalto grigia e bollente. Non mi aveva mai guardata negli occhi per tutta quella discussione, ma poi alzò il viso verso di me.

La bici!

La... bici?

Il sellino... te lo devo aggiustare, giusto?

Me ne ero dimenticata... tranquillo ha già una ruota bucata, devo comunque portarla a riparare da qualcuno

Beh con la ruota spero di non centrare, ma la storia del sellino è totalmente colpa mia. Prendo le chiavi per stringere il bullone e arrivo. Abiti in quei palazzi, giusto?

Si era rianimato di colpo. Aveva voglia di darsi da fare. Forse era questo che gli mancava: compiacere un'altra persona. Se solo avesse saputo che per compiacere me, sarebbe bastata la sua semplice compagnia.

Si... abito là. Mi faccio trovare giù con la bici

D'accordo. A tra poco

Neanche il tempo di ricambiare il saluto, che era sparito. Volatilizzato. Era una saetta.
Io ero molto più lenta e goffa di lui.
Mi girai verso le strisce pedonali e mi diressi verso casa mia, in estasi.
Lo avrei rivisto. Di sera. Io e lui, niente bambini... oratorio... ma che... solo io e lui... e la bici. Santa bici.
Corsi su per le scale come neanche io mi credevo possibile fare, entrai in casa spalancando la porta, salutai gridando mia madre, la avvisai che sarei andata in cantina e, con le chiavi, feci di nuovo le scale, in discesa, senza nemmeno aspettare una risposta da mia mamma.
Prendi la bici. Portala in braccio giù per quel piano. Ok piano terra. Non restava altro da fare che aspettare.

Passarono pochi minuti, quando da lontano lo vidi arrivare.

Ci hai messo poco!

Per me questo è tanto: non trovavo le chiavi inglesi... dai fammi vedere la bici.

Mi scostai e lasciai che lavorasse sul sellino.
Era attentissimo a quel che faceva, le sue mani scivolavano dalla chiave, alla gomma del sellino per testare la mobilità.
Prendeva molto sul serio quello che faceva, e io non potevo desiderare un tuttofare migliore.

Ok. Non si muove più.

Anche a lavoro finito, il suo viso rimaneva identico e apatico, non accennava mai a un mezzo sorriso nemmeno di soddisfazione.

Qual era l'altro problema di questa bici?

Ah... la ruota. È sgonfia, penso sia bucata

Come si vede che non te ne intendi di biciclette

Aveva gia capito che il problema della ruota era un altro?

È solo sgonfia, non ci sono buchi. Hai una pompa per gonfiarla?

Dovrei, vado a prenderla

Sapere che lui era lì e aspettava solo che tornassi per finire il lavoro era emozionante e stressante. Tutto questo volle far sì che mi misi a correre per le scale, ancora in cantina. E poi giù a perdifiato, ancora al piano terra.

Eccola

Addirittura la bocchetta uguale

Poi prova a dire che non me ne intendo

Gli feci un sorrisetto di sfida, che lui notò, ma a cui non ribattè, rimettendosi a lavoro a testa bassa.
Cominciò a spingere verso il basso il manubrio della pompa, comprimendo l'aria e facendola uscire dalla bocchetta.
Non era molto muscoloso, Stefano, ma ci metteva tanta forza, da far guizzare i muscoli delle braccia da sottopelle a ogni compressione.

Finito anche questo. La proverei... ma rischierei di fare di nuovo danni. Tieni, provala.

Montai in sella alla bici e cominciai a pedalare. Sembrava tutta un'altra bicicletta. Filava liscia come l'olio e il sellino non si muoveva di una virgola.

Cavolo... grazie mille, va da Dio

Non c'è di che. Ora che hai una bici che potrebbe avvicinarsi al "normale", potresti uscire con noi di sera. Abbiamo un gruppo. Ci siamo io, Riccardo, Federico, Lisa e Stella. Ti aggiungo dopo. Sempre se ti va

Uscire di sera con Stefano? Come avrebbe potuto non allettarmi un'idea simile???

Certo, mi farebbe molto piacere.

Va bene. Io vado. Ci mettiamo d'accordo poi sul gruppo, ciao.

Così, senza una parola di più, si girò e se ne andò. A piedi, con le sue chiavi inglesi strette in mano. A passo spedito, svelto come una gazzella, come solo a lui avevo visto fare.
Si stava avvicinando una grande occasione, e non me la sarei fatta scappare per niente al mondo.

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