Capitolo 6.

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Robyn's pov.

Ci ritrovammo entrambe in cucina, sedute a tavola, mangiando pizza come da programma.
Il viso di Elizabeth era illuminato da un sorriso mentre mi raccontava del suo pomeriggio passato a suonare il piano e la chitarra. Dovevo addirittura ricordarle di addentare la pizza per quanto era presa da ciò che mi stava raccontando.
Era bellissimo riaverla accanto dopo così tanto tempo. Era bellissimo vederla così allegra. Poter vedere i suoi occhi brillare. Poter rivedere il suo sorriso, che non smetteva di mettere allegria alle persone che le stavano attorno. Era bellissimo poter sentire nuovamente il suono della sua voce in giro per la casa. Poter sentire la sua risata cristallina.
Mi era mancata. Su questo non c'erano dubbi.
Ormai mi ero rassegnata all'idea che probabilmente non l'avrei più avuta accanto. L'immagine di lei, stesa sul lettino d'ospedale, morente, mi tormentava ad ogni ora del giorno. Passavo le notti in bianco a sperare che si svegliasse. A pregare che si svegliasse. E ogni volta che tornavo in ospedale per sapere le sue condizioni non vedevo nessun miglioramento. Mi sentivo totalmente impotente. Un incapace.
Era una tortura. Una tortura che dovetti sopportare da sola. Una tortura alla quale era stata finalmente messa la parola fine perché in quel momento lei era davanti ai miei occhi, raggiante più che mai.
Non avrei più lasciato che qualcuno la ferisse. Non l'avrei lasciata più andare. L'avrei protetta a qualunque costo. Lo avevo promesso a me stessa nell'esatto momento in cui l'avevo riportata a casa dall'ospedale.
Ed io mantenevo sempre le promesse che facevo a me stessa. Soprattutto quando riguardavano qualcosa di così importante. O meglio: qualcuno di così importante come lei.
"Robyn mi stai ascoltando?" sussurrò lei allegramente.
La sua voce mi allontanò velocemente da quei pensieri. Le sorrisi dolcemente ed annuii anche se non avevo la minima idea di che cosa avesse detto fino a quel momento. Ero decisamente una pessima ascoltatrice.
Elizabeth scoppiò in una sonora risata ed io non potei fare a meno di ridere a mia volta.
"Non hai capito nulla di quello che ho detto, non è così?" rise.
Annuii ridendo. Dovevo ammettere che la mia sorellina era piuttosto intuitiva come ragazza.
Non smise di ridere nemmeno per un secondo dopo aver formulato quella frase. Ed io non potei far altro che osservarla attentamente, cercando di memorizzare l'espressione del suo viso come se fosse la prima volta che la vedevo ridere in quel modo così allegro e spensierato. Anche se in realtà non lo era.
"Perché non finisci la tua pizza al posto di ridere come un isterica?" la ripresi acidamente sorridendole.
Smise di ridere e mi fece una smorfia, facendo scivolare poi il suo sguardo sul piatto che aveva davanti. Diede una piccola spinta a quest'ultimo arricciando il naso. Evidentemente non aveva più fame.
Mi alzai dalla sedia ed iniziai a sparecchiare la tavola. Ero intenzionata a passare del tempo con Elizabeth dopo cena ed ebbi la brillante idea di utilizzare i piatti e i bicchieri di plastica, quindi sarebbe bastato buttare il tutto nella spazzatura, senza bisogno di troppi sforzi.
Levai la tovaglia dal tavolo ed iniziai a piegarla, mentre Elizabeth buttava piatti e bicchieri nell'immondizia. Era come se il tempo si fosse fermato. Era come se l'incidente non fosse mai avvenuto. Elizabeth si comportava esattamente come prima mesi prima. Era sempre la stessa ragazza. Era sempre la mia piccola. Era sempre la mia adorata sorellina.
"Said I'd never leave her cause her hands fit like my t-shirt, tongue tied over three words, cursed.
Running over thoughts that make my feet hurt,
Bodies intertwined with her lips " canticchiò allegramente. E in un attimo il sorriso che avevo in viso e la mia allegria svanirono velocemente.
Quella canzone. Quell'odiosa canzone! 'Over Again' si intitolava.
La odiavo! Ma non perché fosse brutto il ritmo o perché non avesse un del significato. Odiavo la quantità indecifrabile di ricordi che mi riportava alla mente e che tentavo di scacciare disperatamente da quando Liz si era svegliata. Ricordi che facevano tremendamente male. Ricordi che, fortunatamente, lei non possedeva. E che speravo non riacquistasse mai.
"Dove hai sentito quella canzone, Liz?" balbettai con un filo di voce e la sua voce smise di risuonare nell'aria circostante.
Mi voltai di scatto per vedere l'espressione che si era dipinta sul suo viso dopo la mia domanda: era più confusa che mai. Dovevo aspettarmelo.
Comportarmi in quel modo era del tutto sbagliato. Se non volevo che lei, in qualche modo, sospettasse che le nascondessi qualcosa non potevo reagire in quel modo ogni volta che tirava fuori qualcosa che riguardava il suo passato. Anche perché la casa ne era piena!
Il fatto che stringesse nelle mani un oggetto a cui prima era molto legata o che cantasse una di quelle canzoni non significava che avesse totalmente riacquistato la sua memoria. Ne tanto meno che si ricordasse di lui. O di loro.
Ecco l'unica cosa che realmente mi importava: Elizabeth non doveva assolutamente ricordarsi di loro.
Avevo fatto sparire qualsiasi cosa che li riguardasse per la casa. Avevo strappato tutte le pagine del suo diario. Avevo buttato le foto che avevano scattato insieme. Avevo fatto sparire anche quello stupido ciondolo... anche se alla fine lo aveva trovato comunque. Dovevo continuare a muovermi così come avevo fatto fino a quel momento e niente sarebbe venuto fuori. O almeno lo speravo.
La cosa che mi poteva consolare era il fatto che fosse passato troppo tempo. Magari si erano dimenticati di lei. Magari credevano che fosse morta, dato che l'ultima volta che l'avevano vista era in fin di vita. In fin di vita per colpa loro. In fin di vita per colpa sua!
"Era tra i miei spartiti... non ti piace?" chiese timidamente allontanandomi dai miei pensieri.
Sorrisi debolmente, cercando di farle fraintendere la mia reazione. Non volevo che il mio comportamento la insospettisse in qualche modo. Non volevo che iniziasse a pormi delle domande alle quali non avrei potuto dare una risposta.
"Certo che mi piace... E' una delle canzoni più belle che tu abbia scritto!" risi spettinandole leggermente i capelli.
Il modo per sviare la questione che avevo utilizzato era a dir poco ridicolo, ma quando vidi le sue labbra incurvarsi in un sorriso ebbi la certezza che ci aveva creduto. Sorrisi nervosamente, esultando mentalmente per l'efficacia della mia bugia.
"L'ho scritta io...?" chiese sognante Liz.
Il suo viso era illuminato da uno dei sorrisi più belli che io avessi mai visto. Annuii e lei iniziò a fissare il vuoto con un sorriso stampato sulle labbra. L'avevo resa evidentemente felice con ciò che le avevo detto.
"Ti va di vedere un film?" le chiesi.
Elizabeth sollevò la testa ed iniziò a fissarmi. E, dopo aver recepito per bene la mia domanda, annuì. Un secondo più tardi era corsa alla velocità della luce verso il salotto. Tirai un sospiro di sollievo.
Odiavo mentirle, ma non potevo fare altrimenti. Non poteva sapere come stavano realmente le cose. Non poteva conoscere la verità. Non dopo tutto quello che era successo in passato. L'avevo vista piangere troppe volte e non avevo il coraggio di fare spegnere quel meraviglioso sorriso ancora una volta.
Odiavo mentirle, ma dovevo farlo.
Ogni volta che mi poneva una domanda andavo nel panico. Sentivo scoppiare dentro di me una guerra. Una battaglia contro me stessa. Ogni volta che mi poneva una domanda mi tuffavo in un mare di dubbi. Nell'indecisione. Non sapevo mai se dovevo mentirle o se potevo dirle la verità.
Riflettevo sulle conseguenze che ci sarebbero state in seguito alla mia risposta. Stava diventando una tortura mentale insostenibile. E la parte peggiore era che lei credeva a qualsiasi cosa usciva dalla mia bocca. Si fidava ciecamente di me. Ed io ero soltanto capace di mentirle.
Mi sentivo terribilmente in colpa. Mi sentivo uno schifo. Una vera e propria merda, ma lo facevo solo ed esclusivamente per il suo bene.
La raggiunsi in salotto e la trovai seduta in modo composto sul divano. Stringeva tra le mani il telecomando e osservava con gli occhi spalancati lo schermo del televisore. Era estremamente attenta a quello che stava guardando. Sembrava ipnotizzata. Che cosa ci poteva essere di così tanto interessante da rubare totalmente la sua attenzione?
Entrai nella stanza e mi sedetti proprio accanto a lei, che parve non accorgersene nemmeno. E in quel momento vidi che cosa stava rubando la sua attenzione: una pubblicità. Ma non una pubblicità qualunque. La pubblicità di 'X Factor'.
E in un attimo mi tornò in mente il momento in cui mi disse che voleva provare a fare l'audizione per entrare nel programma.
"Perché non ho mai provato ad entrare in uno di questi programmi?" sussurrò con un filo di voce quando la pubblicità finì.
"Tu volevi andarci. Era una delle cose che volevi fare. Ti avrebbe accompagnata..." e un secondo prima di terminare la frase mi morsi la lingua.
Stavo per fare il suo nome! Stavo per pronunciare il nome che mi ero ripromessa di cancellare totalmente dalla mia testa! Dovevo stare decisamente più attenta a ciò che dicevo.
"Chi mi avrebbe accompagnata?" chiese lei trattenendo il fiato.
Era come se in qualche modo sapesse che le stavo nascondendo l'esistenza di qualcuno,ma era solo una mia ridicola sensazione. Non poteva ricordarsi di lui. Era una cosa impossibile!
"Ti avrei accompagnata io..!" balbettai con poca convinzione.
Lei sospirò ed abbassò per qualche istante lo sguardo.
Un secondo più tardi incatenò i suoi occhi nocciola nei miei. Questi ultimi avevano una strana luce, come se le fosse passata per la testa un'idea strana e geniale allo stesso tempo. Il sorriso che le si disegnò sul viso un secondo più tardi era la conferma alla mia ipotesi.
"Ti andrebbe ancora di accompagnarmi...?" sussurrò sorridendomi.
Spalancai letteralmente gli occhi. Forse avevo sentito male. Non poteva averlo detto veramente!
"Che hai detto?!" dissi alzando leggermente il tono di voce.
"Robyn, hai capito benissimo! Voglio riprendere in mano la mia vita! Voglio fare finta che l'incidente non sia mai avvenuto! Voglio fare tutto quello che avrei fatto sei mesi fa! E se fare il provino per quel programma è una di queste cose allora voglio farlo! Ti chiedo solo un po di appoggio... Non penso di chiedere tanto." Disse con convinzione. Sospirai prima di dire qualcosa.
"Liz non so cosa dirti. Sei tornata a casa oggi! Devi ancora riprenderti!" ribattei.
"E se ti dicessi che è questo il modo per riprendermi totalmente?" sussurrò con la stessa convinzione di qualche attimo prima.
Non aggiunsi nulla. Mi limitai a fissare il vuoto davanti a me con un espressione indecifrabile in volto, sperando che la smettesse di insistere.
Non avevo la minima intenzione di mandarla a Londra per fare quel provino. Era ancora debole ed io continuavo ad avere paura per lei. Ero intenzionata a dirle di no.
"Robyn, per favore. Non è detto che mi prendano e il provino dovrebbe essere i primi di Settembre. Mancano ancora delle settimane ed ho tutto il tempo per riprendermi totalmente. Per favore..." sussurrò guardandomi con un intensità che non credevo possibile.
Come potevo impedirle di realizzare i suoi sogni? Con quale coraggio le avrei detto di no? Ero più che certa che l'avrebbero presa ed ero più che certa che avesse le capacità per vincere il programma. Io dovevo solo darle il mio consenso. L'unico ostacolo che, in quel momento, le impediva di realizzare tutti i suoi ogni ero proprio io.
Se in quel momento fosse uscito dalle mie labbra un 'no' mi sarei portata quel peso sulla coscienza per tutta la vita. Non potevo essere così egoista da negarle il permesso.
Afferrai dolcemente la mano di Liz e attorcigliai le mie dita alle sue. Iniziò a fissarmi speranzosa. Le sorrisi dolcemente.
"Stasera darò un'occhiata al sito per vedere le date precise dei provini... Ti accompagnerò io." le sussurrai e lei mi saltò letteralmente addosso.
Non riusciva a smettere di ripetere 'grazie' ed io non riuscivo a smettere di ridere,travolta dalla felicità del momento.
Passammo il resto della serata a guardare 'Toy Story 3'. A lei era sempre piaciuto e lo avevamo visto insieme un centinaio di volta,ma in quel momento per lei era come se fosse la prima. Mi sembrava di essere tornata indietro nel tempo: lei osservava imbambolata lo schermo della televisione, mentre io ripetevo fedelmente le battute dei personaggi, beccandomi di tanto in tanto un suo rimproverò.
Alla fine ci rintanammo entrambe nelle nostre camere.
La prima cosa che feci fu prendere il computer portatile e, dopo aver fatto una doccia rilassante e aver indossato il pigiama, mi stesi sul letto. Feci esattamente ciò che avevo promesso a Elizabeth: andai sul sito di 'X Factor' per raccogliere informazioni sulla data delle audizioni. E nell'esatto momento in cui aprii il sito, sentii in me una voglia matta di vomitare. Volevo chiuderlo nuovamente!
Perché? Perché mi apparvero davanti loro! Le cinque persone che più disprezzavo ed odiavo sulla faccia della terra! Mi apparvero davanti proprio le persone che volevo cancellare dalla mia testa così come erano spariti da quella di Elizabeth. Mi apparvero davanti Louis, Liam, Niall, Zayn ed Harry. I One Direction.
Ma loro non erano semplicemente una band. Loro erano i migliori amici di Elizabeth. Le persone per le quali avrebbe dato la vita ad occhi chiusi. Le persone delle quali si fidava ciecamente. E la stessa cosa valeva per loro.
Squadrai i loro visi per bene. Faceva male rivederli dopo così tanto tempo. Soprattutto dopo tutto quello che avevamo vissuto insieme. Soprattutto dopo tutto quello che era successo.
Louis. Capelli castani. Occhi color cielo. Una risata meravigliosamente contagiosa. L'unica persona al mondo in grado d strappare un sorriso anche nei momenti più tristi. Elizabeth scoppiava a ridere ad ogni sua singola battuta. Diventava sempre rossa peperone per le risate.
Liam. Capelli castani. Occhi color nocciola. Un sorriso dolce e rassicurante. Non importava che problema avessi: lui era sempre lì ad ascoltarti. Ad aiutarti. Non avrei saputo contare tutte le volte che avevo visto Liz piangere tra le sue braccia. Lui era l'unico che riusciva a consolarle. Sempre.
Niall. Il biondo irlandese dagli occhi azzurri come il mare. Le sue battute erano sempre state pessime, ma tutti ridevano comunque per farlo contento. Lui e Liz erano capaci di svuotare dieci frigoriferi nel giro di due ore. E lo facevano spesso e volentieri quando passavano il pomeriggio insieme.
Zayn. Il ciuffo moro e i profondi occhi color cioccolato lo rendevano misterioso. Apparentemente diffidente e timido quando conosce una persona, ma capace di donarti tutto l'amore del mondo con un solo abbraccio. Liz stessa all'inizio non voleva passare mai del tempo con lui... e con il passare del tempo aveva iniziato a cercarlo continuamente.
Harry. La sua massa di ricci disordinati e i suoi occhi verdi lo rendevano estremamente affascinante. Non conoscevo il suo carattere semplicemente perché non lo sopportavo.
Lui e Liz passavano tantissimo tempo insieme. Forse troppo. Erano coetanei e si conoscevano da quando erano piccolissimi. E più crescevano più diventavano intimi. Alla fine si misero insieme. Forse era questo uno dei motivi per cui lo odiavo tanto: non mi andava a genio che la mia sorellina stesse con uno come lui.
Strinsi i pugni quando mi venne in mente tutto quello che era successo. Li odiavo. Li odiavo terribilmente. Se li avessi avuti davanti sarei stata in grado di sputargli in faccia!
Ma la vera domanda era: che cosa c'entravano loro con 'X Factor'?
La risposta non tardò ad arrivare. Lessi attentamente tutte le informazioni che mi servivano: le audizioni sarebbero iniziate il cinque Settembre e si sarebbero divise in due fasi. Nella prima fase c'erano degli insegnanti di canto a giudicarti e a mandarti a casa senza nessun problema, mentre dalla seconda fase in poi giudicavano loro. Sarebbero entrati in tutto quindici persone. E la parte peggiore stava nel fatto che sarebbero stati loro i giudici durante quell'edizione del programma.
Strabuzzai gli occhi quando lessi quest'ultima notizia. Non era possibile! Non potevo mandare Elizabeth dalle persone che avrebbe dovuto dimenticare! Tutti i miei sforzi sarebbero stati vani! Era fuori discussione!
Spensi il computer e mi coricai, ma non chiusi affatto occhio. Passai la notte a pensare al modo più carino possibile per dire ad Elizabeth che non avrebbe fatto l'audizione. Ci sarebbe rimasta malissimo, ma non potevo permettere che li incontrasse. Ne tanto meno che si ricordasse di loro!
Chiusi gli occhi verso le 9.00, ma fui immediatamente svegliata da un rumore assordante proveniente dalla cucina. Probabilmente Elizabeth era già sveglia. Era il momento più giusto per dirle come stavano le cose.
Scesi velocemente giù per le scale e trovai Liz che faceva colazione con dei cereali.
Mi sorrise dolcemente quando mi vide superare la soglia della porta e mi invitò, con un cenno della testa, a sedermi accanto a lei. Accolsi il suo invito senza pensarci troppo su e, dopo essermi seduta, ricominciai a pensare al modo per dirle come stavano le cose.
"Liz.... Devo dirti una cosa..." balbettai ottenendo la sua completa attenzione.
"Cosa devi dirmi?" sussurrò con la voce ancora assonnata, sorridendomi.
Sospirai prima di proseguire con il mio discorso.
"Si tratta del programma..." balbettai ancora una volta abbassando lo sguardo.
Per un attimo nella stanza ci fu silenzio. Alzai lo sguardo ed incontrai il suo dolce sorriso. Lei voleva andarci! Era l'unica cosa a cui teneva veramente! La musica per lei era tutto! Non potevo tarparle le ali per colpa di quei cinque stronzi!
Anche se li avesse incontrati non li avrebbe di certo riconosciuti. E anche se loro avessero provato a raccontarle qualcosa lei non gli avrebbe mai e poi mai creduto.
La soluzione era andare con lei a Londra. Ma non si trattava semplicemente di accompagnarla all'audizione. Se lei fosse entrata nel programma sarei dovuta entrare anche io per tenerla d'occhio.
"Dobbiamo iniziare a scegliere la canzone da presentare... Farò anche io l'audizione." sussurrai sorridendole.
Le sue labbra si incurvarono in un sorriso e in quel momento mi resi conto che stavo facendo la cosa giusta.

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