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Tu e Leo siete nella mansarda di via dei Fornari, tu con il cappio stretto al collo. Dabbasso lo schiamazzo del giovedì universitario. Deglutisci. Il casino è tale che sembra di essere in strada, nonostante siate lassù. È un edificio non troppo nascosto e nel clamore nessuno baderà troppo alle grida che si leverebbero da lassù. Fa un freddo porco lassù, sempre nelle case di Urbino fa un freddo porco e l'impressione che hai è di essere una stalagmite di merda di piccione. Cresci quel po' che puoi a forza di cacate.

Cresci al fresco.

Fino all'acme.

Poi cambia l'aria e a un certo punto inizi a scioglierti affogando nella tua stessa merda.

Il venerdì mattina i professori non fanno lezione, così il giovedì tutti ne approfittiamo per tirar tardi tra lo Sponge, il Soleil e il Modì, fermandosi a vomitare nei vicoli di via Vittorio Veneto o sotto i portici di Piazza della Repubblica. Via dei Fornari è il pisciatoio preferito di chi ha troppo schifo a usare i bagni dei pub. Di solito sono ragazze.

Dalla mansarda scorgi lo scorcio di via Vittorio Veneto che è un organico formicaio di corpi, autòmi, in balia del pub crowing. Le grida isteriche sono quelle di una ragazza nel vicolo posteriore. Una porta si spalanca nella casa accanto e salta fuori una ragazza sgualcita come un asciugamani bianco, subito dietro di lei un bohémien vestito di lercio la rincorre per il selciato viscido del vicolo, e la rincorre sbandando lemme lemme, e la rincorre incespicando, e la rincorre fino a sparire nel formicaio che scorre.

Chissà per quanto nella strada sotto di voi le stalagmiti di merda di piccione staranno fuori di zucca fino ad annientare ogni straccio di disagio universitario.

L'antico adagio, secondo cui se l'occhio non vede il cuore non duole, ecco, forse non è proprio vero.



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