Capitolo nove

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Se Gwen aveva anche solo pensato di poterlo evitare per un bel po', quel pensiero, si era rivelato totalmente vano nel momento in cui egli è apparso con un'aria affranta e sofferta davanti a casa di suo fratello. Tra tutte le mille domande che saettarono nel suo subconscio, la più insistente, era forse, come avesse fatto a rintracciarla. Ma, ovviamente, non ci mise troppo a trovare la soluzione all'enigma: Regina.

Lo osservò per qualche istante, i suoi capelli biondi erano sparsi in malo modo, privi di una direzione, le palpebre gonfie – di chi aveva pianto, probabilmente. Ma, si stupì ancora di più del fatto che, mentre era fermamente convinta che nel momento in cui questa situazione sarebbe venuta a crearsi – perché lei ne era cosciente -, lei avrebbe reagito diversamente, si sarebbe sentita... diversamente. Invece, in un qualche modo ambiguo, poteva ammettere che se l'era aspettato, solo non così presto.

"Gwenny" sussurrò lui, torturandosi le mani nervosamente, si allentò i primi due bottoni della camicia candida, guardandola supplichevole "lasciami solo spiegare."

Gwen sorrise in modo esageratamente aspro, e lo guardò di sbieco. "Ah si, sono davvero interessata a sentire la tua versione della storia. Avanti" Lo incitò, egli superò lo stipite, rimanendo però nell'atrio di quel luogo per lui estraneo. Sembrò riformulare qualcosa, e i pensieri vorticavano nella sua testa alla ricerca delle parole adatte.

"Vedi, io" ma proprio quando sembrò esser più sicuro di sé, vennero interrotti.

"Gwen, chi è alla porta?" Gridò Sean dal salone. Lei, titubante, non rispose inizialmente, ma poi, presa da un vile attacco di rabbia, rispose: "Qualcuno sta raccogliendo i frutti del suo raccolto".

Finchel era così a disagio che avrebbe voluto scomparire da un momento all'altro. Appena Sean sbucò da dietro la porta, Finn s'irrigidì, guardando Gwen quasi sprezzante.

"Vedo che hai fatto in fretta a trovare un rimpiazzo." Vile egoista, borbottò Gwen nella sua testa.

"E tu sei..?" Sean domandò, incrociando le braccia al petto.

"Su, digli chi sei, caro." Lo incitò l'altra.

"Sono Finn-" Sean rizzò le orecchie, "maledetto figlio di puttana" e borbottando frasi sconnesse si caricò sopra di lui, che in un batter d'occhio si ritrovò attaccato al muro, stretto dalle grinfie di Sean. Gwen si spaventò, e fece un passo verso i due. I respiri ansanti erano tutto ciò che si sentiva nella stanza spoglia.

"Tu stai mandando tutto a puttane Gwen, tutto!" asserì poi, sentendo la presa di Sean farsi sempre più assidua sulla sua pelle.

"Non ti azzardare mai più a rivolgerti così a mia sorella." Sputò irato. Finchel sbiancò realizzando solo in quell'istante con chi avesse realmente a che fare. Certo, pensò, Gwen non sarebbe mai capace di comportarsi come lui stesso aveva fatto.

"Sean, adesso lascialo andare. Hai dimostrato al mondo che sei un eroe. Lascialo stare." Asserì Gwen, che fino a quel momento era stata in disparte. Proprio quando si era dimenticata che anche Harold fosse presente, egli sbucò con la sua giacca in mano, sentendosi di troppo in quella situazione già abbastanza incasinata. La verità era che, egli non aveva la minima idea di chi fosse, ma, se Sean aveva dovuto ricorrere a metodi così violenti, sicuramente vi erano delle ragioni valide che voleva portare alla luce con tutto se stesso. Gwen lo osservò per qualche secondo, "Gwen, ti prego, lasciami parlare. Chiariamo", la sua attenzione era dedita totalmente alla figura del riccio, che poggiava sullo stipite dell'ingresso, fissandola intensamente. Chissà cosa sta pensando, confabulò Gwen. Ma venne scossa dai suoi pensieri, accorgendosi che la situazione al di fuori dei loro sguardi magnetici era peggiore del previsto.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 08, 2016 ⏰

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