Capitolo quattro

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Capitolo quarto
Gwen's Pov
Quando questa mattina mi sono alzata in una fase (pienamente) post sbornia non avrei mai pensato di finire a fare ciò che sto facendo adesso.
Dopo tre aspirine nel giro di quattro ore, il cerchio alla testa si è dissolto, i ricordi della scorsa serata mi appaiono ancora frantumati, ma il rossore sulle mie guance non ha tardato ad arrivare non appena l'immagine di Harry Styles ammutolito e con le nocche bianche si è fatta spazio nella mia testa. Forse avevo esagerato, non dovevo incarnare la dose così tanto, ma dopo otto anni di silenzio, era il minimo che potessi fare. Nonostante tutto, il mio stomaco è ancora attorcigliato e se non lo conoscessi bene direi che tutto ciò è dato dal senso di colpa.
Dopo aver passato quasi due ore e mezza fissando il mio telefono, da una parte con una mezza intenzione di chiamarlo e dall'altra con la speranza che mi scrivesse, o che mi chiamasse, è arrivata Jane. Come una saetta si è infiltrata nella mia stanza, (quella che Sean ha arredato anni fa per me) e mi ha guardata con quell'aria da "so quello che hai fatto ieri notte" e infatti le mie teorie erano fondate. Quel suo amico con cui mi ha abbandonato al Ministry, che ho scoperto dopo facesse parte di un gruppo a me sconosciuto, non smetteva di parlare un attimo, insomma, era tipo una macchinetta e per tutta la sera ho cercato un interruttore da qualche parte. Insomma, quel tizio le ha raccontato per filo e per segno tutto lo svolgimento della serata, anche di Harry, dunque ho dovuto darle delle spiegazioni dettagliate che io stessa facevo fatica a contemplare.
Adesso siamo sul letto a una piazza e mezzo della mia stanza, e ho la bocca impastata e le palpebre pesanti.
Jane ha aperto la borsa e ha tirato fuori parecchi grammi di Marijuana e un grinder, ed io non ho saputo desistere. La Marijuana sta avendo un effetto positivo su di me, delle buone vibrazioni stanno inebriando i miei sensi e la mia mente sembra produrre solo cose buone. Jane ride molto quando è strafatta, e questo mi diverte. Io sono tranquilla, un po' dura di comprendonio, ma tranquilla. La so reggere bene, più dell'alcool.
- Merda, merda! - Jane si tappa la bocca con entrambe le mani mentre mi fa segno di stare zitta. Quando sento delle voci ovattate provenire dal salotto e il rumore del portone che sbatte, realizzo che mio fratello è tornato a casa e non è solo. Lei ride sguaiatamente e adesso sono io a farla stare zitta, le tappo la bocca con le mani e soffoco dei singhiozzi divertiti. Mi sento una fottuta liceale, come quando mi nascondevo nello stanzino del bidello a pomiciare durante le ore di Religione. Jane scoppia a ridere sotto la mia mano, e me la lecca, schifata le tiro un colpetto in testa, ma lei non sembra riuscire a smettere di agitarsi per nulla.
Sento le palpebre gonfie, raccolgo lo spinello da terra, lo riaccendo e fumo gli ultimi due tiri, poi con astuzia butto il mozzicone fuori dalla finestra, lasciando cambiare l'aria inquinata.
La porta si spalanca, ed io tremo come una foglia, temo la reazione di mio fratello alle mie bravate perché so com'é fatto Sean.
Jane mi guarda stralunata, accompagnata da un: - Oh cazzo!
Avrei voluto dirlo io, e la mia domanda é: perché dietro mio fratello si cela il volto ammutolito di Harry Styles? L'erba parla per me, e scoppio in una fragorosa e isterica risata seguita da Jane.
Sean mi guarda stralunato.
- Cosa cazzo- Siete fatte? - Il suo sguardo balza da me a Jane, come una pallina da ping-pong.
- Cosa? no- cosa te lo fa pensare? - Domanda Jane innocentemente.
Io rido ancora di più, dovrebbe stare zitta si sta affondando da sola.
- Uhm, beh, forse quell'erba sul pavimento e il trita erba.-
Io sghignazzo. - Trita erba? Che diavolo é?
- Gwen cazzo! Pensavo di aver superato questa fase!
Sbraita lui, Harry resta là in silenzio con le labbra serrate e le nocche bianche, di nuovo. Questo ragazzo è irascibile, qualcuno dovrebbe insegnarli del temperamento.
- Oddio Sean, come sei noioso! Non ho bisogno della paternale, posso fumare erba quando voglio.
Lo rimprovero annoiata.
- E Regina cosa direbbe?
Mi irrigidisco solo al nome fastidioso di mia madre, che rispecchia tutta la sua personalità, viziata donna ricca.
- Che vada a farsi fottere, e adesso se volete scusarmi, vado a mangiare qualcosa, penso di essere in chimica.
Jane sghignazza, - voglio del burro d'arachidi, avete del burro d'arachidi? Lo voglio sul toast, sì.
Gesticola affabilmente continuando a dirmi come vuole il fottuto burro d'arachidi.
Vado in cucina e preparo dei toast con il burro d'arachidi da perfetta quasi-Newyorkese.
- Adesso che la fase discoteca è passata, sei ritornata in te?
Mi domanda, mentre addenta il suo toast. Sono ritornata in me? Non ne ho idea, Finchel è come un puntino nero nella mi testa, attualmente. Lui non vuole schiodarsi dai miei pensieri, si insinua la dentro come se nulla fosse. Vorrei solo perdere la memoria e dimenticare gli ultimi tre anni appresso a lui e alla sua mania ossessivo compulsiva di dormire con tre cuscini e con lenzuola rigorosamente in seta, probabilmente prodotta in paesi occidentali o qualcosa del genere. La verità è che, detto il più finemente possibile, Finchel ha pure il culo di marca, mi chiedo se sia Ralph Lauren o Tommy Hilfiger, come i suoi maglioni in cachemire. Lui mi ha fatto conoscere la vita che mia madre ha sempre voluto per me, ai piani alti, con un bell'attico, una donna delle pulizie e un marito da aspettare a casa ogni sera per cena. Ma io non volevo questo, io volevo qualcuno che sconvolgesse i miei piani, qualcuno che non dovevo aspettare seduta su un fottuto divano costoso ogni sera per cena, leggendo qualche rivista scandalistica o guardando scadenti talk show. Io volevo qualcuno che aspettasse me, qualcuno che si adeguasse alle mie manie bizzarre di affrontare le cose e che mi dicesse quando sto commettendo una cazzata, che fosse sincero, piuttosto che basare la mia relazione su un menzogna. Non devo apparire perfetta per nessuno, non devo dimostrare nulla a nessuno se non a me stessa. Questo Finchel non me lo avrebbe mai potuto permetterlo, lo ammetto, l'ho amato, forse non con ogni fibra del mio corpo, ma l'ho fatto. Perché dietro a quelle camicie costose, dietro a quel conto bancario stellare, c'era un ragazzino insicuro cresciuto troppo in fretta, inconsapevole di in che cosa si era andato a cacciare. Lui, come me, non era pronto per un matrimonio, solo che non era capace di ammetterlo difronte alla madre, che sembrava tirare i fili del burattino che era suo figlio.
- Non eravamo pronti per un passo così importante, non lo saremo mai stati - Ammetto, più a me stessa che a Jane.
- Ho cercato di dirtelo così tante volte, ma tu sei così ostinata che- dannazione! Io non- dovevo essere più sincera ma-
- Posso parlare un attimo con Gwendoline? - Le mie orecchie guizzano. Harold è in piedi sullo stipite della porta con le mani nelle tasche dei jeans attillati e una stupida beanie sulla testa riccioluta. Gwendoline, fa sul serio? Neanche mia nonna si rivolge a me così. Rende il mio nome più schifoso di quanto lo sia già, questo mi fa pensare che lui sia infuriato con me, questo, e i suoi occhi scuri, le sue labbra pressate e le sue narici tese. Conosco bene Harry, e so che sta per farmi una ramanzina e non ho voglia di starlo a sentire, dato che ancora il motivo per cui lui è qui è vago e incerto.
- Certo, Harry Styles, fa' pure. - Borbotta infastidita Jane - un nome una garanzia, ti aspetto di la', questo discorso non può essere rimandato, sappilo! - Io ansimo esaustivamente, è così premurosa, perché tutti lo sono? Mi trattano come una ragazzina. Lo odio.
- Bene, cosa ti porta qua?
Domando, quando il silenzio nella stanza è divenuto troppo pesante persino per il frigo.
- Sai- ieri, io non scherzavo quando ho detto che ci avrei provato finché non ci fossi riuscito. Ero venuto qua per-
- Senti Harry, io ieri sera non ero molto lucida e... Forse, ho detto qualcosa che non avrei dovuto e-
- No - mi interrompe bruscamente - lasciami finire, dicevo, ero venuto qua per un motivo ben preciso e quando mi sono trovato difronte a quel portone tutte le buone intenzioni sono cessate. Non avevo idea di dove iniziare, o cosa dirti. Tu sei stata nettamente sincera con me, ma io no. Non l'ho mai fatto e voglio iniziare da adesso. Sono qui per.. - Si guarda la punta degli stivali, è sotto pressione e posso capirlo da come si dondola avanti e indietro. Passo le mani tra i miei capelli arricciandone le punte, aspettando che riesca ad esprimersi, ma tutto quello che fuoriesce dalla sua bocca sono dei sospiri frustrati, ha perso improvvisamente l'abilità di parlare?
- Voglio iniziare tutto d'accapo. Ogni cosa, voglio cancellare ogni errore che ho fatto in passato, voglio che tu ti fidi di me, ancora. E non voglio deludere le tue aspettative! -
Io sorrido amaramente, - Cancellare? Harold, tu non sai cosa vuol dire convivere con questo- ogni volta che- ogni volta che ti guardo mi passa per la testa l'immagine di te sotto le lenzuola della mia migliore amica! Cazzo, tu non capisci come io mi senta- ovviamente, cosa puoi saperne. Hai tutte le donne del mondo ai tuoi piedi, adesso, sei famoso e ricco cosa vuoi di più? Il tuo conto bancario parla per te. Cosa desideri di altro? -
Lui sorride, ma non quel sorriso celestiale e angelico, più un sorriso di amarezza, sconfitta. - È così buffo, sai- gesticola freneticamente - ho tutto, è vero. Ma l'unica cosa che voglio davvero non può essere comprata, non può essere corrotta. L'unica cosa che voglio davvero non vuole me, e questo è snervante.
Io rido divertita, dalle sue affermazioni senza senso.
- Oh deve esserlo, sì! Per uno che è abituato ad avere tutto a portata di mano, deve esserlo proprio, l'unica cosa che manca all'appello, la scommessa da vincere con te stesso, la prova inconfutabile che puoi avere tutto dalla vita! Non è così, Harry, le cose bisogna guadagnarsele e meritarsele- diamine, tu più di me dovresti saperlo! Lo scrivono anche sul fottuto Google, lo hai scritto nella tua fottuta biografia ma sembri non capirlo ancora!
Harry fa dei passi indietro, adesso è fuori dalla cucina.
- A me sembra che tu non abbia capito cosa ti sto proponendo, sei così testarda! Perché non puoi andare avanti? Sono passati otto anni! Cazzo! - Adesso è lui che mi urla addosso, i ruoli sono invertiti.
- L'avrei fatto, l'avevo fatto ma poi lui-
Mi blocco immediatamente, e lui serra gli occhi e schiude le labbra.
- Lui? Cosa, Gwen? - No, non c'é alcun modo che io parli a lui di Finchel, non c'é alcun modo che mi umili così tanto.
- Ero qui per chiederti se ti andava di uscire con me, ma a quanto pare sono arrivato tardi. Io voglio ricostruire ogni pezzo del nostro puzzle, voglio farti capire che per te posso esserci, che posso sostenere le tue cazzate, posso mangiare frozen yogurt alle cinque di mattina in un fottuto autogrill in mezzo all'Inghilterra, posso portarti a Febbraio a Bath senza soldi e senza benzina, posso fare tutto perché so che tu sei con me! -
I ricordi si ammassano disordinati nella mia testa, ha citato il nostro primo appuntamento, e il nostro secondo anniversario, ha citato due dei momenti migliori della mia vita e mi chiedo ancora perché siano i migliori, ma infondo lo so già, il perché.
- Esco di scena, ho fatto fin troppo, per oggi. Riguardati, Gwenny.
Non sapevo resistere quando mi chiamava così. Volevo provare a dir qualcosa, qualsiasi cosa, ma lui se n'era andato, lasciandomi una voragine incolmabile nel petto. Lui lo faceva sempre, scavarmi così fino a scoprirmi le ossa, lasciarmi congelare da sola, senza le sue braccia. Lui era diventato qualcosa che non avrei mai potuto spiegare. Lui aveva tolto qualcosa a me e l'aveva portata con sé. Adesso spettava a me riprendermela. Il fatto è che non ero del tutto pronta a farlo perché so per certo che con lui è più al sicuro di quanto possa mai esserlo con me.
***
La notte è calata, si dice che debba portare consiglio, se lo sta facendo? Non nel modo in cui speravo, ogni singola fibra di sonno mi è stata strappata via dai pensieri invadenti della sua voce nelle mie orecchie. Delle sue parole taglienti come lame affilate.
Guardo la sveglia sul mio comodino, sono le quattro del mattino e i miei occhi sono aperti, non tentano di chiudersi nemmeno se li sforzo a farlo.
Afferro il mio telefono, scorro la rubrica e cerco il suo numero.
Digito veloce le due lettere che penso cambieranno ogni cosa, spero che lo facciano.
A: Harold
Sì.
****

Buon anno e buon Natale a tutte!
Scusate se non aggiorno da un po', ma ero in vacanza a Roma con la mia famiglia e ho lasciato l'iPad a casa.
La connessione era scialba, dunque ho ritenuto fosse meglio aspettare.
È un po' corto e spero di non deludere le vostre aspettative ma è tutto ciò che il mio cervello produce alle 00:51 del 4 Gennaio 2015.
Vi auguro una dolce notte,
Nique

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