Il Cuore In Palio

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L'indomani venne svegliata dalla chiara luce del sole che, filtrando dalle tendine ricamate, le accarezzava le guance. Mia sorella non aveva bisogno di riposare, di mangiare e di respirare, ma dopo aver passato anni ed anni ad esercitarsi nell'arte della recitazione le veniva quasi naturale.
Appena ebbe finito di sistemarsi i capelli davanti al piccolo specchio ovale appeso ad una parete bianca della camera aprì la porta per andare in salotto, ma quando si voltò per richiuderla alle sue spalle venne travolta da un uragano spettinato e maldestro. Caddero a terra l'uno sopra l'altra mentre la ragazza stupita lanciava un urletto soffocato. Appena toccarono il suolo il ragazzo si scostò da lei timoroso di averla ferita. Fu allora che lo vide in tutta la sua bellezza. Occhi del colore delle castagne, tanti fili riccioli e scuri creavano un alone disordinato intorno all'ovale perfetto chiaro e liscio come il marmo che era il suo viso. Era meraviglioso. L'essere umano più bello che Ludovica avesse mai visto. L'unico che avesse mai osservato davvero con attenzione.
Appena fu in piedi le porse una mano per aiutarla a rialzarsi. Le sue braccia erano così forti e lisce, i muscoli si intravedevano sotto i fili intrecciati del maglioncino color muschio. Era alto, forte e bello: una combinazione perfetta per Ludovica, se non fosse stato per il fatto che a breve avrebbe dovuto ucciderlo con tutto il resto del villaggio.
Finalmente era arrivato il momento di regolare i conti. Ero sempre stata convinta che la sua bellezza e la sua capacità di aggirarsi tra gli umani e confondersi tra loro fossero doni che io non avrei mai potuto avere, ma in quel momento, guardarla tra le braccia di quel umano, vedere i suoi occhi brillare per la prima volta di qualcosa che non fosse morte e sangue, mi fece capire che quel dono che avevo tanto bramato sarebbe diventata la sua maledizione. Vi chiederete adesso: Ludovica non poteva semplicemente non distruggere quel villaggio e vivere con il ragazzo? Ho io la risposta: no. Lei é nata per distruggere, è stata creata per portare morte, non amore, per provare odio, non affetto. Non potrà fermarsi finché ci sarà vita in quel paesino, non è in suo potere farlo, non può decidere lei. Quando Dio ci offrì i nostri doni ci pose una sola condizione: avremmo avuto la bellezza, la giovinezza eterna, l'immortalità, l'intelligenza e il potere ma avremmo dovuto rinunciare per sempre al libero arbitrio, noi accettammo e così iniziammo a dipendere completamente da Lui, solo Lui può liberarci dei nostri poteri, solo Lui può sciogliere il nostro giuramento.
I due ragazzi si guardarono per un lunghissimo momento, persi l'uno negli occhi dell'altra. Poi lui le tese la mano in segno di saluto e disse <<Kyle, piacere>>
<<Lu-Ludovica>> rispose lei balbettando in preda al panico, cosa avrebbe dovuto fare adesso? Non si era mai innamorata di nessuno, non sapeva come funzionavano i rapporti, tanto meno tra umani.
<<mio padre mi aveva avvertito che avevamo ospiti, ma non mi aveva detto che nella camera accanto alla mia riposava un angelo>>
-Oh questa é bella! Grande scelta delle parole ragazzo! Un angelo, mia sorella. Il demone della notte, il terrore dei bambini, i fruscii nel buio, il mostro nell'armadio!- Pensai tra me e me appena sentii quella frase, povero ragazzo, cosa aveva fatto per meritarsi una tale burla?
<<oh beh.. Grazie.. Ma io ... S-sono solo di passaggio.. Ripartirò tra un paio di giorni>> balbettò lei ancora sorpresa dal complimento ricevuto,
<<un paio di giorni sono un'eternità per un ragazzo che sta vivendo un sogno>>
Ci sapeva proprio fare quel ragazzo con le parole, fu il primo a far arrossire Ludovica, secoli di sforzi per diventare fredda come il ghiaccio e dura come la pietra spazzati via da quegli occhi da cerbiatto.
<<vieni, ti faccio vedere il paese>> le disse prendendole la mano e trascinandola con se. Non ebbe il tempo di protestare che furono in strada. C'erano varie bancarelle allineate lungo il viale principale, vendevano frutta e verdura, stoffe e abiti, pantofole di lana cotta e orologi a cucù. Erano collegate da allegre serie di bandierine colorate. Ludovica era estasiata, non aveva mai osservato con attenzione il mondo degli umani, non aveva mai notato quanto potessero piacevoli. Ma Kyle non era affatto interessato al paese, stava andando troppo veloce per una semplice gita turistica. Così poggiò una mano calda sulla sua vita e la incitò a camminare più velocemente, a quel tocco la ragazza sentì correre un leggero ma piacevole brivido lungo la schiena. Mentre percorrevano un viottolo un po' più isolato, dove il chiasso della via principale era solo un leggero sottofondo, Ludovica disse <<è molto carino questo paese, si respira aria di festa, le persone sono gentili e sorridenti, ahh .. Lo adoro>> concluse lasciandosi scappare un sospiro, non sapeva bene se di malinconia o di felicità.
<<non è sempre così, oggi è San Tommaso, il santo protettore del nostro paese, ci saranno festeggiamenti fino a sera. Non lo facevate non tuo villaggio?>>
<<oh no no>> rispose lei ridacchiando,
<<dove abitavi prima di arrivare qui?>>
<vengo dall'inf..>> iniziò senza pensare per poi fermarsi <<.. elice paesino di Berck, al nord>> continuò cercando di rimediare alla sua distrazione,
<<ah no non lo conosco>> rispose Kyle, non si era accorto di nulla, per fortuna, quella sciocca di mia sorella stava per smascherarci entrambe. Rimasero in silenzio fino a quando non arrivarono alla fine del vialetto e Ludovica vide aprirsi davanti a se un'infinita distesa di neve.
<<adesso sta a vedere>> disse Kyle prima di portarsi due dita alla bocca per produrre un fischio acuto,
<<hahaha che cos..>> venne interrotta dall'arrivo di un maestoso cavallo nero, era enorme e bellissimo, sotto il ginocchio le lunghe zampe erano interrotte da una folta pelliccia così lunga da coprire gli zoccoli, aveva le spalle così possenti e solide da poter sopportare qualsiasi fatica, la lunga criniera scura ricadeva in una leggera frangia che a tratti nascondeva due stupendi occhi castani. Che creatura meravigliosa, quante belle cose Ludovica non aveva mai notato nel mondo.
<<vieni>> le disse il ragazzo scavalcano la traballante staccionata di legno che li separava dal prato e tendendole una mano per aiutarla a fare lo stesso <<sarà divertente>>; aveva un sorriso mozzafiato, Ludovica non riusciva a smettere di pensarci.
La fece salire a cavallo dietro di lui, lei non sapeva cosa fare, era nel panico, avrebbe voluto urlare ma non poteva, avrebbe voluto piangere ma era da anni che non ci riusciva, avrebbe voluto ridere di gioia ed abbracciare quel magnifico ragazzo che la faceva sentire così bene, ma non ne aveva il coraggio. L'amore é la peggior malattia ma anche l'antidoto più efficace.
-Che stupida che sei sorellina mia- pensai immediatamente, -davvero sei convita di poter amare, di avere il diritto di amare qualcuno? No, io non credo.-
Stavano cavalcando già da una decina di minuti quando le montagne intorno a loro iniziarono ad aprirsi mostrando un passaggio circondato da alberi imponenti e scuri. L'Alta Foresta. Da sempre si racconta che quella sia una foresta incantata abitata da ogni sorta di essere magico,vampiri dalle bocche scarlatte correvano veloci tra gli alberi, fate in vestiti fioriti osservavano i passanti dai rami più bassi degli alberi mentre gli occhi ambrati dei lupi li studiavano nascosti tra i tronchi, ma tutto taceva, rimanevano lì, a guardare, senza muovere un dito.
Quando arrivarono in una radura Kyle fermò il cavallo ed aiutò Ludovica a scendere.
<<chiudi gli occhi>> le sussurrò all'orecchio con una voce talmente calda da farle salire i brividi lungo il collo. Senza un fiato obbedì e si lasciò guidare dalle mani forti del ragazzo posate sulla sua vita.
<<eccoci. Siamo arrivati>>.
Quando aprì gli occhi vide davanti a se una distesa di acqua limpida e irrequieta alimentata da una sinuosa cascata, lungo il margine del laghetto correvano cespugli fioriti di vari colori e sotto la superficie dell'acqua si distinguevano i contorni dei sassolini bianchi posati sul fondo. Il clima era piacevole, una leggera brezzolina tiepida accarezzava le guance di Ludovica, era strano, come se fossero stati chiusi all'interno di una bolla dove la primavera aveva la supremazia sul l'inverno. Ad un tratto la ragazza notò delle sagome rosse come fiamme nuotare sotto i suoi occhi. Pesci. Pesci del paradiso. Antiche leggende nordiche narrano che i pesci del paradiso siano nati dalle lacrime del creatore e per questo si dice anche che abbiano poteri magici e che siano in grado di esaudire i desideri di chiunque li stringa tra le mani. Quando Kyle ebbe finito di legare il cavallo ad un ramo basso dell'albero che sporgeva sulla vasca naturale e le fu accanto la maledizione di Ludovica iniziò il suo corso: i cespugli si accesero di fuoco, l'acqua iniziò a ribollire sotto i loro occhi, la cascata si tinse di un rosso scarlatto e le bolle che emergevano incontrollabili dal fondo della vasca erano color del sangue. Lo scenario era terribile, il paradiso che li circondava stava scomparendo velocemente lasciando posto alle fiamme dell'inferno e alla distruzione. In quel momento capì che non poteva cambiare la sua natura semplicemente imparando ad amare.
"Non possiamo riscrivere la nostra storia dall'inizio, ma possiamo preparare un nuovo finale" pensò in quel momento. Aveva bisogno di aiuto per salvare il suo amato, aveva bisogno di uno di quei pesci. Con quell'idea in mente iniziò a guardare attentamente il laghetto non riuscendo però a scorgere quelle fiammelle veloci, adesso quei singolari animali erano dello stesso colore dell'acqua che li celava sotto la sua superficie irrequieta. Mentre un senso di delusione e terrore le schiacciava la mente come un macigno posato sulla testa, sentì un rumore sordo alle sue spalle: Kyle giaceva privo di sensi sul terreno umido, il volto statuario era accarezzato da freschi fili d'erba, i capelli erano cosparsi di gocce di rugiada ed aveva un aspetto così pacifico, come se dormisse.. "Come se fosse morto" questo pensiero iniziò ad aleggiare nella mente di Ludovica spingendola a gettarsi su di lui in preda al panico, ma quando poggiò l'orecchio sul suo petto e sentì i battiti regolari del suo cuore da umano un senso di sollievo la pervase, era come se fino a quel momento fosse rimasta sott'acqua e solo all'ora fosse riuscita a riemergere.
Aveva poco tempo prima che il cuore del ragazzo cessasse di battere facendolo scivolare in un baratro senza uscita, la guerra era iniziata e solo lei poteva fermarla, aveva solo bisogno di uno di quei pesci.
Si allontanò velocemente dal corpo del ragazzo e si tuffò in quella pozza di sangue.
-per tua fortuna non hai bisogno di respirare ed hai una vista eccellente, sennò saresti morta all'istante in quel lago delirante- pensai io mentre sulle mie labbra aleggiava un sorriso maligno. Non potevo nemmeno prendere in considerazione il fatto che mia sorella, quel mostro sanguinario, potesse vivere l'ebrezza dell'amore, non era giusto, perché io no? Ero sempre stata diligente ed obbediente, avevo sempre assolto il mio compito egregiamente. Allora decisi: se io non ero in grado di amare, non poteva esserlo neppure lei.
Stava annaspando senza meta quando riuscì a mettere a fuoco tutto: i sassi, il muschio che correva lungo le pareti e delle strane sagome che le sguazzavano attorno: i pesci. Non avevano più lo stesso aspetto leggiadro ed armonioso di pochi minuti fa, adesso i loro musi erano spigolosi e duri e sul dorso era ben visibile la lisca ricoperta da un sottile strato di scaglie lucide. Protese le mani in avanti per afferrarne uno ma quello si giro e spalancò la mascelle mostrandole due file di denti affilati e neri come le tenebre più profonde. Non erano più pesci del paradiso, si erano trasformati in esseri infernali provenienti dal centro della terra dove corrono abbracciate lava e morte. Come avrebbe potuto prenderli adesso?
-che situazione esilarante- dissi tra me e me guardando quella scena con un sorriso beffardo sulle labbra -non riuscirà a prendere nessuno di quei pesci, così non dovrò preoccuparmi di inventare qualcosa per distruggere i suoi piani. Per la prima volta in secoli di storia sarò io ad avere la meglio e non quell'ochetta di mia sorella- ma un insolito gesto mi destò dai miei pensieri: vidi Ludovica allungare nuovamente una mano verso la bestia, ma stavolta con più decisione e quando l'animale si girò per guardarla venne travolto da una corrente che cancellò dal suo corpo le sembianze di demone per restituirgli quelle di un angelo. Il vortice si era chiuso attorno ad una bestia per riaprirsi generando una creatura meravigliosa: adesso la sue squame erano dorate, gli occhi azzurri e dove prima si trovava una pinna spigolosa si aprivano due ali leggere ma abbastanza robuste da resistere alla corrente tenendolo immobile davanti a lei. Ludovica sentì una voce aleggiare nella sua mente, delicata come una carezza ma profonda come le acque del mare:
-cosa posso fare per lei mia signora? Ha diritto ad un desiderio che io sarò felice di esaudire- disse la voce nella sua testa, era il pesce che le stava parlando.
-non posso crederci- iniziai ad urlare torturandomi nervosamente le dita -quello stupido pesce l'ha riconosciuta!- poi presi un profondo respiro e continuai -bene, bene, bene .. Dovrò fare tutto io- conclusi con un sorriso maligno sulle labbra. La ragazza guardò leggermente sorpresa il pesce, non era sicura che il suo piano avrebbe funzionato.
'Kyle' diceva il suo cuore, ma la mente lo zittì all'istante: non era il desiderio giusto, anche se lo avesse salvato avrebbe dovuto abbandonarlo per continuare la sua missione di distruzione. A quel punto una parola si fece strada fra tutti gli altri pensieri, avanzava trionfante in nome dell'amore tra tante immagini di morte e sofferenza: <<umana, desidero diventare umana>>
Sugli occhi del pesce angelico calò un velo di disapprovazione e perplessità <<mia signora, é sicura di quello che..>>
<<questo è tutto ciò che desidero, abbandonare la mia vera natura>> lo interruppe lei,
<<e così sarà>> continuò in pesce <<ma devo avvertirla mia regina: questa é una scelta molto gravosa che non permette ripensamenti>>
<<ne sono consapevole>> disse Ludovica con l'ostinazione dipinta sul volto,
<<bene, la verranno presto a prendere, si prepari per la cerimonia>> concluse il pesce prima di scomparire.
L'acqua intorno a lei cominciò a scolorire ritornando chiara e lucente . I sassi sul fondo del lago si tinsero di bianco, il muschio si accese di un verde brillante, i pesci riassunsero le loro sembianze calme e pacifiche, ma di quella creatura angelica nemmeno l'ombra. Quando riemerse dall'acqua vide che ai margini della pozza i cespugli erano rifioriti e adesso profumavano più di prima, tutta la radura era immersa nel silenzio e nella tranquillità. Il ragazzo non era più sdraiato sull'erba ma seduto su una roccia poco distante dalla riva del laghetto. Aveva lo sguardo puntato su quell'acqua cristallina e quando la vide riemergere sul suo volto comparve un radioso sorriso, si precipitò al bordo della vasca e, mentre la aiutava ad uscire disse <<ah eccoti, ti stavo aspettando, mi sono sdraiato un attimo e quando mi sono alzato eri scomparsa>>
Tra le labbra di Ludovica si aprì un immenso sorriso che conteneva gioia, amore e un infinito senso di pace. Aveva rinunciato alla vita eterna per quell'umano ma per la prima volta da quando era stata creata si sentiva davvero viva, e capì che essere eterni non vuol dire essere felici, a volte c'è bisogno di una scadenza, di un motivo per cui godersi ogni giorno come se fosse l'ultimo.
Era decisamente troppo, dovevo fare qualcosa, dovevo farle capire che non poteva avere quel ragazzo, non poteva semplicemente prendere ciò che voleva senza soffrire neppure un pochino, era giunta l'ora di rimescolare un po' le carte.

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