Dodici Furono I Rintocchi

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Il marmo freddo delle pareti creava un forte contrasto con il tappeto scarlatto che correva al centro dell'immensa sala fino ad arrivare ai piedi del mio maestoso trono. La seduta era di un morbido velluto rosso incorniciato da rigide trecce d'oro, la testata scura era ornata da pietre preziose disposte secondo disegni intrecciati e complessi ed i braccioli terminavano in volute contenenti rubini rossi come il sangue. Ero elegantemente seduta sul mio magnifico trono quando, mentre nell'aria risuonava il dodicesimo ed ultimo rintocco della giornata, vidi entrare mia sorella. Era radiosa, un meraviglioso abito color vinaccia le avvolgeva il fisico snello e slanciato, i lunghi capelli ricci erano in parte raccolti sulla nuca da un fermaglio dorato e le ricadevano morbidamente sulle spalle, sulla testa era poggiata una regale corona decorata con innumerevoli pietre colorate, nella mano sinistra stringeva una lunga spada dorata con l'elsa ornata da diamanti e zaffiri, simbolo della sua natura distruttrice; mentre nella mano destra teneva uno scettro con incastonate pietre d'onice scura di varie forme e dimensioni. Quando Dio ci donò i poteri forgiò per noi due scettri identici: il mio racchiudeva saggezza, intelligenza, astuzia e tutte le conoscenze dell'universo; mentre il suo era una fonte di bellezza, vitalità, furbizia, grazia, carisma, valore, gloria, vittoria e tutte le ricchezze che una creatura possa desiderare. Ma la cosa più preziosa che portava con se era il suo nome: Ludovica, scelto dal creatore per il suo significato: guerriera vittoriosa; era sempre stata destinata alla gloria, sin dalla nascita, ma in quel momento, vedendola avanzare verso un destino colmo di mediocrità, pensai che forse Dio non poteva prevedere tutto: la sua prediletta infatti l'aveva tradito.
Quando fu ai piedi del mio trono, continuando a tenere il suo gelido sguardo su di me, si aprì in un leggero sorriso e disse <<eccomi! sono qui! davanti ai tuoi occhi Sofia, cosa aspetti a dare inizio alla cerimonia?>>
<<Ludovica, cos'è tutta questa fretta? Hai per caso paura che il tuo piccolo umano cambi idea e ti lasci?>> dissi guardando proprio nella direzione del ragazzo che rimaneva in piedi immobile in prima fila. Tutti i miei sudditi iniziarono a ridere e si girarono alche loro verso l'umano, che però non distolse gli occhi da Ludovica.
<<Bene>> continuai stizzita dal volto inespressivo di mia sorella <<cominciamo>> dissi avvicinandomi a lei ed iniziando a girarle intorno <<manifestati nella tua natura sorella mia e mostra al tuo amato chi sei veramente >> dissi con voce sprezzante e un sorriso schernitore sulle labbra. La spada e lo scettro che stringeva tra le mani si illuminarono improvvisamente sprigionando un lampo che costrinse tutti i presenti a coprirsi il volto con le braccia, ma quando finalmente riuscii a liberare gli occhi rimasi quasi scioccata, l'avevo già vista trasformata ma adesso era completamente diversa: dalla spalla sinistra era nata una gigantesca ala di morbide piume bianche mentre l'ala destra era di pelle e cartilagine scura sormontata da un enorme uncino; i capelli avevano cambiato colore: una parte era chiara come il sole mentre l'altra era nera come un incubo; gli occhi avevano colori opposti: il sinistro era di un azzurro cielo mentre il destro era un profondo pozzo nero; la guancia destra era solcata da una profonda cicatrice e dalla pelle della spalla sottostante erano emerse affilate protuberanze, tra i capelli scuri era cresciuto un corno ruvido e ricurvo, pochi centimetri sopra il suo capo si trovava una lucente aureola che si interrompeva in prossimità dell'inizio della parte infernale di Ludovica. Era l'amore e l'odio in una sola persona, il paradiso e l'inferno, il bene e il male. Tutti i presenti avevano un'espressione stupita ed intimorita tranne l'umano, lui era tranquillo, non batteva ciglio, i suoi occhi erano vuoti come se la sua linfa vitale fosse stata prosciugata, ma mia sorella non si girò a guardarlo nemmeno per un attimo. Dopo una manciata di secondo mi schiarii la voce ed esclamai <<perfetto>> leggermente divertita dall'aria tesa che c'era nella stanza, <<portate qui la teca>> dissi alzando la voce in modo che tutti potessero sentirmi, i miei sudditi non esitarono ad accontentarmi e dopo soli pochi istanti al centro della sala si trovava un'enorme bacheca di legno intarsiato e vetro.
<<Dovrai depositare la tua corona, la tua spada ed il tuo scettro al suo interno>> dissi avvicinandomi alla teca e aprendone le due ante di vetro spesso <<in modo da rinunciare ai simboli del tuo potere ed ai tuoi compiti>>.
Mia sorella eseguì il mio ordine all'istante e si liberò dei tre oggetti senza pensarci troppo.
<<Bene>> iniziai <<adesso ripeti dopo di me: io, Ludovica, unica e sola portatrice di distruzione..>>,
<<Io, Ludovica, unica e sola portatrice di distruzione e morte.. >> continuò da sola conoscendo già il rituale <<generatrice del caos e della discordia, responsabile di epidemie e guerre, rinuncio il compito a me assegnato dal nostro creatore ed abbandono la mia natura perdendo così la mia immortalità, i miei poteri ed i miei privilegi.>>
<<perf..>> iniziai a dire prima di essere interrotta,
<<perché io amo il mondo degli umani, amo il piccolo paesino di Rockholme>> continuò Ludovica dirigendosi a passo svelto verso Kyle e fermandosi proprio di fronte a lui lasciandolo leggermente sorpreso <<e soprattutto amo questo splendido ragazzo, per il quale sono disposta a rinunciare a tutto, anche alla mia stessa vita. Ti prego, permettimi di rimediare>> concluse guardandolo dritto negli occhi.
<<Non devi rimediare proprio a niente>> sussurrò il ragazzo prima di avvolgerle le possenti braccia intorno alla vita e stringerla a se. Rimasero pochi istanti l'uno immerso negli occhi dell'altra e poi si unirono in un delicato bacio carico di passione, gioia e sollievo.
Nonostante avessi osservato a lungo il mondo degli umani non avevo mai visto un bacio atteso come quello. Chissà quante volte da quando i loro sguardi si erano incontrati per la prima volta avevano desiderato appartenere completamente l'uno all'altra, senza più segreti e complicazioni ad allontanarli. Stretti in quel l'abbraccio non erano più una divinità ed un semplice umano, la forza di Ludovica scorreva nelle vene di Kyle e la fragilità di lui ormai apparteneva anche a lei, erano diventati un tutt'uno inscindibile.
Il mio cuore annegò in un mare di gelosia, invidia e rabbia, così urlai <<Ludovica, non ho tutto il giorno>>, i due, che erano tornati a guardarsi intensamente, si scambiarono un'ultima occhiata prima che lei gli desse le spalle e tornasse davanti a me con gli occhi che brillavano di gioia.
<<Vedremo quanto sorriderai tra poco>> le sussurrai all'orecchio con un sorriso maligno sulle labbra; <<procedete>> dissi poi ad alta voce. Allora quattro uomini ci circondarono: due le legarono le mani con lunghe e pesanti catene, mentre gli altri si posero alle sue spalle. Era giunto il momento della resa dei conti.

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