capitolo 1

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Agartha, 12.029 dp. La grande Guerra,
Alveare, classe Beta

<<...quindi, un numero ristretto di scienziati, esploratori, medici e...e insomma, altre persone diciamo, scavarono nella terra, fino a raggiungervi il centro. Una volta stabilizzatosi, fondarono Shambala, che poi divenne col passare del tempo quella che noi chiamiamo...Agartha! Miei cari ragazzi, ci sono domande?>>.
Il professor Truman si appoggiò alla cattedra, sistemandosi con una mano la lunga toga grigia, ormai sgualcita dal tempo, poi incrociò le braccia, tirò un sospiro. Era soddisfatto "come sempre del resto" della sua spiegazione, si! Perché i fatti erano andati "proprio così", o per lo meno così gli era stato insegnato. Non importava se qualcuno avesse replicato o peggio ancora, avessero scoperto che la storia non era andata "così", lui avrebbe sempre sostenuto quella tesi, forse solo per paura di aver buttato via una vita, dietro a storie impolverate, archiviate nella sezione miti e leggende.
Scrutò la classe, come un radar strizzò gli occhi per focalizzare i volti degli alunni, <<dunque...presumo che sia tutto chiaro>> sembrava voler ignorare quel piccolo braccio che si dimenava con ansia. Spiccava da dietro le teste dei ragazzi in prima fila, Truman non riusciva a vedere a chi appartenesse quel braccio che sembrava avere quasi la facoltà di parlare, sebbene avesse già intuito "suo malgrado" a chi fosse attaccato.
<<signorina Dallas...>> fece una breve pausa, si portò una mano al viso, strizzandosi con le dita il setto nasale, poi alzò gli occhi al cielo e fece un gran respiro <<ha per caso una domanda?>> ebbe appena il tempo di finire la frase che, La ragazza slanciandosi dalla sedia, scattò in piedi, facendo stridere le gambe della sedia che finì per sbattere contro il banco dietro al suo. <<Professore, lei quindi sta dicendo che dopo la grande guerra, tutta la popolazione di superficie si estinse? Sta dicendo che ancora oggi...>>
<<si! Si! SI! Signorina Elizabeth>>
la interruppe, esasperato.
<<non so quante volte mi ha posto questa domanda signorina Elizabeth, e non so quante volte le ho risposto>> incrociò le braccia fece una pausa.
<<Dopo la grande Guerra, tutto venne distrutto a causa degli armamenti nucleari. Ancora oggi, dopo essere passati migliaia di anni, il livello di radiazioni è ancora notevole>>.
Elizabeth non stacco lo sguardo dal professore, sentiva gli occhi dei suoi compagni cuciti addosso, ma non aveva nessun'intenzione di demordere, "non può essere, non ci credo" pensava
<<ma lei come fa a esserne così sicuro? Voglio dire...lei lo dice perché l'ha letto nei libri, ma chi ha la conferma?>>.
Gli occhi dei suoi compagni, si spostarono all'unisono sul professore, che inizialmente sembrò essere stato spiazzato da quella domanda. Guardò in torno, come per cercare la risposta in qualche angolo della stanza. "come faccio...dice..." il suo volto si illuminò, e quell'espressione persa, venne subito sostituita da un ghigno funesto.
<<bè! Mia cara signorina Dallas, si dal caso che non sono io a dirlo, bensì il Re! Sommo Sacerdote di Agartha>>.
Alzò l'indice al cielo, e con uno scatto delle dita chiuse con un tonfo il libro che sputò una nuvola di polvere. Che ingenuo, ha pensare che con quel gesto, avrebbe chiuso l'argomento, ma per qualcuno, non era affatto così.
<<bene, e mi dica "mio caro Professore" come fa sua maestà il Re ad esserne certo, dal momento che nessuno è mai salito in superficie per verificare?>>
le mani della ragazza sbatterono violentemente contro il banco, Lucas, il ragazzo di fronte sobbalzò emettendo un ridicolo stridio, che fece scoppiare la classe in una sonora risata, la tensione scemò, ma lo sguardo della ragazza, sfidava ancora quello del professore, aveva sete di risposte, ma sapeva bene che non le avrebbe maitrovate in quelle quattro mura. Poi suonò la campanella, le grida dei ragazzi si fecero più forti, banchi che strusciavano, cartelle che si chiudevano, lei fissava ancora il professore, mentre sagome colorate le passavano davanti, e sparivano oltre la porta.
<<bene ragazzi, approfonderemo i dettagli nella prossima lezione>>
tirato un sospiro di sollievo il professor Truman si girò e cominciò a riempire la sua valigetta in Draimod con il suo materiale didattico. Ignorava la ragazzina, anche se percepiva il suo sguardo ancora sul collo, era come un chiodo, che spingeva sulla nuca, voleva entrarvi a tutti i costi, quella ragazza non era come le altre, era tosta, lui lo aveva capito. Lei gli passò accanto, non poteva vedere il volto del professore, inchinato su sé stesso, impegnato a sistemare la propria roba, <<concluderemo la nostra discussione la prossima volta, Professore>> lui si girò e intravide un sorrisetto malizioso solcare il volto della ragazza. <<ma certo signorina, con piacere>> la sua era una bugia, non trovava nulla di "piacevole" nel dover tenere testa ad una ragazzina arrogante e presuntuosa. Guardò fuori dalla vasta vetrata che percorreva tutta la parete della classe, da li la vista era spettacolare, alti palazzi di un bianco candido, si alzavano imponenti dal suolo, con ampie balconate e cupole d'oro, le pareti erano percorse in tutta la loro lunghezza, da linee luminose di un blu elettrico, gli agarthiani le utilizzavano come mezzo per convogliare l'energia alle abitazioni mentre canali d'acqua artificiali si ramificavano per tutta la capitale. Ma niente era maestoso quanto il palazzo reale, questo ergeva nel centro della città sovrastando tutti gli altri palazzi con la sua magnificenza. I raggi del Cristallo penetravano attraverso la finestra della classe, giocando a ombre cinesi con gli oggetti appoggiati sulla sua cattedra. Non si vedeva il sole ad Agartha, poiché era situata nel bel mezzo del pianeta, a migliaia di Km di distanza dalla superficie terrestre. Ciò che scaldava e illuminava il continente sotterraneo era un immenso cristallo color oro che galleggiava nel centro del cielo. Questo aveva la particolarità di infondere a tutto ciò che illuminava, oltre alla brillantezza, una calda sfumatura, che rendeva l'atmosfera del regno magica e incantata.
Sistemò anche l'ultimo libro, si voltò dando un ultimo sguardo alla classe, era tutto in ordine, "per modo di dire" poi uscì dalla porta, facendo un ultimo...grande...sospiro.

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