Capitolo 8

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Il giorno dopo ero a casa di Cameron. Mi aveva aperto lui e non c'era nessuno oltre a noi.
"Ti ho portato la felpa."
Dissi tirandola fuori dalla borsa.
"Oh giusto."
La prese e se la infilò. Con espressione stupita la annusò.
"L'ho lavata."
Mi giustificai. Puzzava così tanto? Eppure l'avevo messa in lavatrice!
"Ha un buon profumo."
Sospirai sollevata.
"Mi dispiace per quello che è successo al bar."
Alzai le spalle e con un gesto della mano dissi.
"Acqua passata."
Lui annuì.
"L'accaduto del lago però no, vero?"
Abbassai lo sguardo e scossi la testa. Si grattò la nuca e si sedette sul divano. Con la mano picchiettò accanto a se e così presi posto. Studiammo a lungo, riguardammo il testo, stampammo immagini. E dopo un lungo pomeriggio finimmo la nostra ricerca sul City College. Er orgogliosa del nostro lavoro. Mi appoggiai allo schienale del divano, esausta e sospirai.
"Credi che va bene?"
Mi chiese Cameron dopo aver riletto il tutto.
"Secondo me sì."
Risposi convinta. Mi alzai dal divano e mi sgranchii le gambe.
"Vado a casa."
Annunciai al moro stravaccato sul divano. Lui annuì, ma non si alzò. Così uscii di casa salutandolo ancora una volta ma senza ricevere risposta. Cominciavo a sospettare che quel ragazzo fosse lunatico. Anzi, non lo sospettavo più, ne ero certa!
Arrivai a casa in pochi minuti, presi l'ascensore e schiacciai il 52° piano. Odio gli ascensori, sono troppo piccoli. Ad un tratto si fermò, ma le porte non si aprirono. Si era fermato al 26º piano e cominciai a spaventarmi. Chiusi gli occhi e feci respiri profondi nella speranza che ripartisse, ma non successe. Tremante presi il cellulare dalla borsa e composi il numero di mia madre.
"Pronto?"
Rispose una voce maschile.
"Credo di aver sbagliato numero."
Le lacrime cominciarono a scendermi e fui scossa dai singhiozzi.
"Lissa? Stai piangendo?"
Cameron? Avevo composto inconsapevolmente il suo numero.
"Che è successo?"
Domandò serio.
"Sono rimasta chiusa in ascensore e sono claustrofobia."
Singhiozzai schiacciando inutilmente il bottone del mio piano.
"Respira profondamente e cerca di calmarti."
Annuii. In seguito, mentalmente, mi diedi della stupida accorgendomi che non poteva vedermi. Mi sedetti sul tappetino rosso che era posto sul fondo e respirai profondamente chiudendo gli occhi. L'unica cosa che riuscivo a sentire erano i nostri respiri.
"Lissa? Ci sei?"
Domandò, interrompendo il silenzio, ed io mormorai un lieve sì. L'ascensore ripartì con uno scatto e lanciai un urlo.
"Tutto a posto?"
Chiese preoccupato Cameron.
"Sì, l'ascensore è ripartito."
Comunicai rialzandomi e pulendomi i pantaloni con una mano.
"Okay."
Fu la sua risposta.
"Ciao."
Biascicai. Mi salutò e riattaccò, molto probabilmente avevo fatto la figura della scema. Mi asciugai le lacrime con il dorso della mano e mi riavviai i capelli. L'ascensore si fermò al mio piano e le porte si aprirono. Mi bloccai dopo essere uscita. Un ragazzo alto dalla corporatura muscolosa, con dei capelli biondi e gli occhi verdi, era appoggiato alla porta del mio appartamento. Cosa ci faceva qui?!
"Jace?"
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*Spazio autrice*

Ecco a voi!
Adoro questo capitolo(Per un motivo a me sconosciuto)😊😂
Finalmente anche Lissa si è accorta del lunaticismo(?) di Cam.😂
Secondo voi chi è Jace?
Sarà un suo ex?
Vi lascio in dubbio.😏
Al prossimo capitolo
Lara

Before Him (in sospeso)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora