Capitolo 11

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"Mia madre ha fatto un incidente, devo tornare in Inghilterra."
Ci informò sparendo al piano di sopra. Mi girai verso mia madre, era pallida. Sapere che sua sorella stava male la preoccupava molto. Così mi alzai e raggiunsi Jace. Stava buttando tutte le sue cose alla rinfusa nella valigia.
"Jace."
Lo chiamai. Alzò lo sguardo, aveva gli occhi lucidi. Non dissi niente e lo aiutai a fare la valigia. Quando finimmo lo abbracciai forte per confortarlo. Lui sorrise nei miei capelli e respirò a fondo.
"Andiamo."
Lo incoraggiai dandogli una pacca affettuosa. Con un po' di fatica riuscimmo a chiudere la valigia e lo seguii fino alla porta dove mia madre ci aspettava con le chiavi della macchina in una mano e un fazzoletto nell'altra. Lo avremmo accompagnato in aeroporto.
Dopo 30 minuti arrivammo.
"Io rimango qui, vai tu con lui."
Mormorò mia madre. Annuii ed uscii dalla macchina, Jace mi stava aspettando. Insieme ci addentrammo in aereoporto e lui fece il biglietto. Al suo volo mancava ancora mezz'ora e così ci sedemmo su una sedia. Gli presi la mano per rassicurarlo e appoggiai la mia testa sulla sua spalla. Sapevo che in quel momento le parole non sarebbero servite e così restammo in silenzio per mezz'ora. Io osservavo la gente. Coppie che si ritrovavano, famiglie che si riunivano, persone che piangevano dicendosi addio, persone che se ne andavano lasciandosi tutto alle spalle e partendo verso l'ignoto, persone che per anni avevano aspettato questo momento e persone, come Jace, che erano scombussolate per una partenza non programmata.
Annunciarono il volo verso Londra e noi ci alzammo. Abbracciai forte mio cugino e lui nascose il viso tra i miei capelli.
"Mi dispiace."
Sussurrai sul suo petto. Lui si allontanò da me e tirò su col naso.
"Mi mancherai."
Mi scompigliò i capelli in un gesto affettuoso.
"Anche tu."
Risposi abbracciandolo di nuovo. Si staccò da me, prese la valigia e si allontanò. Si girò per un' ultima volta salutandomi con la mano e poi scomparve tra la gente. Sospirai e mi voltai, camminando verso l'uscita e cercando di non scontrarmi con le persone. Ma ancora una volta la fortuna non era dalla mia parte. La mia spalla si scontrò con quella di un altra persona e la borsa cadde a terra. La raccolsi velocemente ed alzai lo sguardo per rivolgere le mie scuse alla persona davanti a me.
"Cameron?"
Domandai sgranando gli occhi.
Mi parve di rivivere un dejavou.
"Stai attenta!"
Mi rimproverò, per nulla sorpreso di vedermi lì. Scossi la testa confusa e mi allontanai.
"Lissa aspetta!"
Mi girai e lui mi raggiunse.
"Perché non sei a scuola?"
Alzai un sopracciglio.
"Potrei farti la stessa domanda."
Ribattei.
"Era il tuo ragazzo?"
Domandò indicando dietro di lui.
"Non sono affari tuoi."
Mi stava spiando?
"Cam!"
Un ragazzo dietro di lui si sbracciava nella speranza che lui lo vedesse. Si voltò sentendo il suo nome ed io ne approfittai per andarmene da lì. La gente era aumentata ed io mi sentivo male. Maledetta claustrofobia.
Raggiunsi la macchina ed entrai facendo un lungo sospiro. Mia madre aveva smesso di piangere.
"Vedrai che zia Loren starà bene."
Sembrava volesse convincere più se stessa che me. Annuii, lei mise in moto e tornammo a casa.
* * *
Qualche ora dopo il rientro, Jace mi chiamò e mi informò che non era nulla di grave e che avrebbero presto dimesso zia Loren. Ero felice di questa notizia e la comunicai subito a mia madre che stette meglio.
"Tua zia è forte!"
Fece un grande sorriso e mi abbracciò.
Così andai in camera a fare i compiti. Li stavo finendo quando mi arrivò un messaggio da Maddy.
"Eri malata oggi?"
Non le risposi, tanto il giorno dopo l'avrei vista a scuola. Bloccai il cellulare ed andai a dormire.
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*spazio autrice*

Okay...
Questo capitolo è veramente corto.
Cosa pensate che faceva Cameron all' aereoporto?
Stava pedinando Lissa?
E chi era quel ragazzo che l'ha "salvata"?
Al prossimo capitolo
Lara

Before Him (in sospeso)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora