Capitolo 18

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Mi guardai allo specchio un ultima volta. Sembravo un'altra persona. I miei capelli biondi scendevano in morbidi boccoli sulle spalle. Non ero truccata molto, solo mascara e eye-liner, che tanto con la maschera non si sarebbe visto, quest'ultima copriva solo metà viso. Mia madre mi aveva regalato delle scarpe col tacco nere-brillantinate. Fortunatamente non erano molto alti, così da permettermi di camminare senza cadere. Indossai il mantello e presi la mia pochette facendo un respiro profondo, ero pronta.
* * *
"Cosa significa che bisogna avere un accompagnatore?"
Sbottai sorpresa, dopo che le due ragazze all'entrata della palestra mi avevano detto che non potevo entrare senza cavaliere. Erano vestite nello stesso identico modo ed entrambe portavano una treccia a lisca di pesce, una mora e l'altra bionda. Se non ricordavo male erano le tirapiedi di Savannah quelle che la seguivano ovunque. La bionda alzò gli occhi al cielo.
"C'era scritto sulla lettera: niente accompagnatore, niente ballo."
Sbuffai, perché mia madre non me lo aveva detto? Dovevo trovare un modo per entrare comunque. Arrivarono altre coppie che entravano in palestra parlottando allegramente con il proprio partner.
"Sentite, non potete fare un'eccezione? Il mio accompagnatore è in ritardo e non voglio aspettare al freddo."
Spiegai, sperando che mi credessero, ma loro scossero la testa.
"Eccomi!"
Esclamò una voce dietro di me col fiatone. Mi girai di scatto trovandomi un ragazzo con un completo, una maschera nera a metà viso e un sorriso galante di fronte a me. Mi tolsi la maschera e alzai un sopracciglio confusa, lui mi fece l'occhiolino. Quando capii stetti al gioco e mi girai verso le amiche di Savannah.
"Ecco, vedete?"
Loro si strinsero nelle spalle e ci lasciarono passare. Calai nuovamente la maschera ed entrai in palestra a braccetto con quel ragazzo. Dentro si tolse la maschera e strabuzzai gli occhi.
"Shawn! Che ci fai qui?"
Domandai sorpresa e curiosa. Era arredata talmente bene da non sembrare più neanche una palestra. Dal soffitto prendevano fili con attaccati batuffoli di cotone che simulavano la neve. Le luci erano azzurre e bianche creando un atmosfera invernale. Sulla destra erano sistemati dei tavoli con drink, stuzzichini e dolci. A sinistra, invece, c'erano divanetti e poltrone. Il ragazzo moro mi sorrise.
"Sono qui per gli studi."
Ridacchiai euforica, ero così contenta di rivederlo. Consegnai il mantello e la pochette ad un ragazzo che era lì apposta. La temperatura era molto piacevole e fui contenta che alla fine non avevo indossato le ghette. Shawn mi prese la mano per non perdermi in quella confusione. E mi condusse in mezzo alla gente per ballare un lento. Poggiò delicatamente le sue mani sulla mia vita ed io portai le mie braccia dietro il suo collo. Mi sorrise dolcemente ed io non potei non ricambiare.
"Da quanto tempo sei arrivato?"
Intorno a noi altre coppie, che erano impossibili da riconoscere ballavano tranquillamente e le ragazze facevano svolazzare i loro vestiti lunghi.
"Da un' ora, e ho davvero fame."
Scoppiai a ridere ed andai con lui verso i tavoli con gli stuzzichini. Ne presi qualcuno anche io e dovetti ammettere che erano davvero buoni. Presi anche un bicchiere di champagne. Chiacchierammo del più e del meno e presto tornammo a ballare. Era uno di quei balli in cui si scambiano le coppie e perciò presto mi trovai a ballare con un altro ragazzo era molto alto, forse quasi troppo e non smetteva mai di sorridere. Feci una giravolta e mi ritrovai con un altro ragazzo ancora. Aveva i capelli mori ed una maschera simile a quella di Shawn, indossava una camicia bianca e dei jeans neri. Mi sorrise.
"Con chi ho l'onore di ballare?"
Mi domandò sussurrando all'orecchio e facendomi venire i brividi.
"Tu invece chi sei?"
Non volevo che sapesse chi fossi, potevo essere una persona qualsiasi almeno per una sera e così sarebbe rimasto. Lui scoppiò a ridere.
"Se solo sapessi."
Mi fece fare una giravolta, ma invece di cambiare mi tenne con se.
"Così però non vale."
Gli feci notare, al che lui si strinse nelle spalle. Alla fine della canzone non mi lasciò andare e mi trascinò al tavolo dei drink.
"Sono intenzionato a scoprire chi sei."
Mi porse un bicchiere a caso e mi sorrise. Ridacchiai e scossi la testa divertita. Mi guardai intorno cercando di individuare Shawn con il suo completo elegante, ma non lo trovavo da nessuna parte. Presi un sorso, era dolce e l'alcool non si sentiva molto.
"Sei vergine?"
Quasi mi strozzai e tossicchiando mi girai accigliata verso quel ragazzo misterioso. Cosa doveva importargli? Decisi di essere sincera, tanto non sapeva chi fossi.
"Sì."
Il mio viso si colorò subito di rosso.
"Allora devo scartare tutte quelle con cui sono stato a letto. Il gioco comincia a farsi interessante."
Alzai gli occhi al cielo, fantastico ero capitata con un dongiovanni.
"Sei del terzo anno?"
Scossi la testa.
"Del secondo."
Cominciammo a camminare e presto ci trovammo nel corridoio che portava agli spogliatoi dove c'era una coppia che sussurrava. Ci trovammo davanti l'ascensore e le scale, quelli che portavano agli spalti quando c'erano delle partite di basket.
"Preferisci le scale o l'ascensore?"
Era voltato verso di me ed aspettava una risposta. Certo con l'ascensore sarebbe stato più comodo visto che indossavo i tacchi, ma non volevo avere un attacco di claustrofobia. Indicai le scale.
"Allora sei una ragazza sportiva."
Scoppiai a ridere perché era completamente fuori strada e scossi la testa negando il concetto. Cominciò a salire le scale ed io mi tolsi le scarpe per poi seguirlo. Invece di uscire dalla porta che portava agli spalti salimmo un'altra rampa di scale.
"Dove porta questa scala?"
Domandai curiosa, non essendoci mai stata.
"Lo vedrai."
Quando arrivammo in cima spinse una porta su cui stava un cartello con la scritta "vietato l'accesso" e uscimmo all'aria aperta. L'aria fredda mi investì in pieno e mi fece venire la pelle d'oca. Indossai le scarpe per non prendere freddo e raggiunsi il moro. Mi guardai intorno stupita, ci trovavamo sul tetto della palestra. Certo, non era una vista mozzafiato, siccome si vedeva il cortile e la scuola, ma lo trovai comunque un bel gesto.
"Sei Melanie?"
Domandò improvvisamente rompendo il silenzio. Scossi la testa.
"Non so nemmeno chi sia."
Passammo così un quarto d'ora, lui che cercava di indovinare chi fossi ed io che negavo ogni volta. Cominciai a sentire freddo e strofinai le mani sulle braccia.
"Possiamo rientrare?"
Domandai tremante. Mi sorrise e mi posò la sua giacca sulle spalle.
"Scusa, non mi ero accorto che stavi tremando, entriamo."
Acconsentì camminando davanti a me. Da dietro mi sembrava molto famigliare, ed ero sicura di conoscerlo, ma non potevo proprio dire chi fosse. Mi tenne aperta la porta lasciandomi entrare, ma quando feci per scendere le scale mi fermò.
"Questa volta prendiamo l'ascensore."
Mi morsi il labbro, ma lo seguii. Era più piccolo di quanto pensassi e la luce era molto bassa. Le porte si richiusero e con uno strano cigolio l'ascensore si mise in moto. Feci un respiro profondo, dovevo farcela. Per mia sfortuna era molto lento e quel cigolio fastidioso non era ancora terminato. Il respiro cominciò a diventare affannoso, ma cercai di trattenerlo. Cominciai a sentire la musica ovattata diventare sempre più forte e sperai che fossimo arrivati in poco tempo. Il moro accanto a me stava tranquillo, sembrava stesse riflettendo, magari su chi fossi. Io, invece, stavo sudando freddo e facevo fatica a respirare, avevo paura che le pareti dell'ascensore mi avrebbero schiacciata. Quando le porte finalmente si aprirono mi affrettai ad uscire. Feci qualche respiro profondo e mi girai verso il ragazzo porgendogli la giacca. Sorrise rimettendosela. Feci per andarmene ma lui mi fermò per un braccio.
"Scoprirò chi sei."
Urlò per sovrastare il volume della musica. Io gli sorrisi e mi girai. Improvvisamente mi venne in mente il profumo di quella giacca: menta e fumo. Sgranai gli occhi e mi girai verso il punto in cui era prima, ma lui non c'era più. Confusa andai alla ricerca del mio accompagnatore che sarebbe potuto essere ovunque. Dopo una completa percussione della palestra lo trovai che chiacchierava con un ragazzo biondo.
"Shawn, finalmente, ti ho cercato ovunque."
Esclamai andandogli incontro. Lui mi fece un sorriso di scuse e mi mise un braccio intorno alla vita.
"Tu saresti?"
Domandammo all'unisono io e quel ragazzo. Scoppiammo a ridere ed io alzai la mia maschera. Anche lui lo fece e scoprii essere Matthew. Sembrava abbastanza sorpreso e irrequieto di vedermi. Shawn mi invitò di nuovo a ballare e così ci avviammo in pista. Improvvisamente la musica cambiò di nuovo e una musica lenta risuonò per tutta la palestra. Stavo ballando l'ennesimo lento quella sera. "Dove sei stata?"
Domandò il ragazzo vicino al mio viso.
"Sono uscita all'aria aperta."
Mentii. Lui se la bevve e continuammo a ballare. Con le dita mi mise delicatamente una ciocca dietro l'orecchio.
"Sei molto bella."
Arrossii al suo complimento.
"Grazie."
Strinse di più le sue mani intorno alla mia vita e mi avvicinò a se. I nostri nasi si toccavano quasi e mi persi nei suoi occhi scuri. Cominciai a giocherellare con i suoi capelli sulla nuca. Sapevo cosa stava per succedere. Ma la domanda era: lo volevo? Non mi lasciò più il tempo di riflettere perché le sue labbra si posarono sulle mie in un bacio delicato. Smisi di ragionare e mi abbandonai a lui, le sue labbra erano calde e morbide. Ci staccammo per riprendere fiato e gli spuntò un enorme sorriso, come ad un bambino, quando la mamma gli compra le caramelle. Sorrisi anche io, felice.
* * *
La serata passò in fretta e presto la palestra cominciò a svuotarsi. Io e Shawn non ci eravamo persi di vista neanche un secondo. Uscimmo anche noi, ripresi il mio mantello e la pochette. Fuori era buio e l'aria fredda mi investì in pieno. Shawn si offrì di accompagnarmi a casa.
"È tua questa macchina?"
Domandai curiosa sedendomi, un po' con fatica per il vestito, nel sedile anteriore, accanto a lui.
"No, ma l'ho presa in prestito per il tempo che resto qui."
Annuii e lui mise in moto. In breve arrivammo davanti a casa mia. Mi accompagnò e chiamò l'ascensore. Un brivido mi corse lungo la schiena per la consapevolezza che presto sarei entrata in ascensore. Le porte si aprirono cigolando e si richiusero facendo altrettanto. Shawn mi strinse la mano accarezzandomela col pollice. Mi concentrai su quel contatto caldo e dolce sorridendo. Le porte dell'ascensore si aprirono e uscii sorpresa del fatto che non mi ero nemmeno accorta di esserci stata. Solitamente per distrarmi chiamavo Maddy o mia madre, ma anche quella volta aveva funzionato. Davanti alla porta di casa mia mi girai verso il ragazzo e sorrisi.
"È stata una serata magnifica, grazie mille."
Lui mi spostò una ciocca dietro l'orecchio.
"Grazie a te, è stata una serata indimenticabile."
Si sporse per baciarmi, mi si formò una stana sensazione alla bocca dello stomaco, non era piacevole, non era come descrivevano le farfalle nello stomaco, ed io ero consapevole che non lo fossero. Le sue labbra si posarono sulle mie in un bacio dolce e casto. Qualcosa mi diceva che era sbagliato, la coscienza mi urlava di allontanarmi, di staccarmi. Ma io ricambiavo il bacio, noncurante di tutto. Si staccò e dopo esserci guardati negli occhi per un lungo istante sorrise.
"Buona notte Lissa."
"Notte Shawn."
Ricambiai entrando in casa, mi voltai un'ultima volta per vederlo sparire dentro l'ascensore e poi chiusi la porta.
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*spazio autrice*
Hello there!🙋
Mi scuso per la lunga assenza, ma ormai mi arrendo al fatto che capiterà sempre più spesso😔
Magari ora che le vacanze sono finite riuscirò a scrivere più spesso😁
Vabbeh, non smettete di leggere la mia storia!😠
Sì, è una minaccia!
Okay, scherzo😂
Però mi farebbe molto piacere se non smetteste😅
Come vi è sembrato il capitolo?
Ammetto che questo ruolo di Shawn nella storia non era programmato. Insomma, mi è venuto spontaneo.
Se avete voglia di commentare fatelo liberamente, anche perché mi farebbe molto piacere😊
Alla prossima (speriamo presto)
Lara

Before Him (in sospeso)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora