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Leanne accese la luce della camera degli ospiti. Vivian si sentì leggermente in imbarazzo nel vedere le lenzuola rossastre stropicciate e scaraventate a bordo del letto dalla foga mattiniera.
Il letto era posizionato al limite della stanza, perpendicolarmente al comodino ed una cassettiera che occupava l'altra parete, quella che portava alla porta. Proprio di fronte ad essa, opposta al letto, una scrivania in mogano pregiato sotto mensole con qualche libro ricamato in pelle ed una sedia girevole apparentemente confortevole occupavano lo spazio, mentre un armadio sempre in mogano al centro dell'ultima parete separava due porte finestra come quelle in salotto che davano sulla balconata a cui Vivian ancora non aveva dedicato tempo, erano ancora ben chiuse. Sul pavimento rigorosamente in legno, il tappeto con la moquette blu era coperto dalle valigie della ragazza, che arrossì immediatamente alla vista di un tale disordine. Vivian tentò di abbozzare una scusa, ma Leanne le saltò come neanche le avesse notate ed afferrò la lettera marchiata in cera sotto la lampada del comodino, prima di tornare di fronte alla nera con quest'ultima fra le mani, adesso non più nascoste dalle maniche e di una morbidezza apparentemente infinita.

'Eccola, è questa!' trillò allegramente, scorrendo il dito sul sigillo in cera rossa. 'K, come Kleinne. Aprila, non si sa mai cosa quel tipo possa escogitare per presentarsi!'.
Vivian pensò che Leanne fosse un po' troppo esagitata per una semplice lettera, ma ritenne opportuno giudicare ciò dopo la lettura. Porse a Leanne la tazza di té e prese fra le mani il pezzo di carta.
Si gettò sulla sedia con le dita ben premute agli angoli della missiva, mentre Leanne sostava appollaiata col suo solito faccino da ':3' sopra ad una valigia.
Vivian aprì la lettera stando ben attenta a non strapparla, e ne estrasse un foglio A4 piegato perfettamente. Immediatamente visibili erano le lettere KW, che la ragazza indovinò essere le iniziali di Kleinne Werster, ma non vi prestò troppa attenzione presa com'era dallo 'spacchettamento'.
Dispiegò il foglio sullo scrittoio e, con voce neutra e ferma, iniziò a leggerne il contenuto.

'Ho sentito che il caro Adam ha ripescato una scolaretta da una qualche scuola della capitale. Sei fortunata ad essere qui, così potrai ammirare il miglior spettacolo di droni della tua vita ed allo stesso tempo lanciare uno sguardo sulla nostra. Purtroppo mentre scrivo queste parole il tempo stringe e devo portare a termine un importante impegno per un amico, ma domani, prima di pranzo, sarò a casa in modo da permettervi di ammirarmi in tutta la mia magnificenza.
Chiedo perdono per la fretta, ma il lavoro chiama.

-Kleinne'

Vivian si voltò verso Leanne, e sussultò nel vedere il suo volto.
I suoi occhi apparivano vacui, la sua espressione un misto fra preoccupazione, delusione e tristezza. Fra le dita non teneva più la tazza, ora precariamente appoggiata su una valigia, ma stringeva strenuamente il lembo delle maniche.

'Qualcosa non va, Lea?' le domandò la prima, in tono preoccupato.
Si chiedeva come un viso sprizzante di così tante emozioni potesse spegnersi così d'improvviso, nel tempo di lettura di una lettera.
'Kleinne non è mai stato così affrettato nello scrivere una lettera...' sussurrò la bionda con voce bassa e tremante. 'Spero solo non sia successo nulla di grave...'.
Vivian si trovava davanti uno dei tipi di persona che più odiava: la sentimentalista, o meglio, quella il cui umore varia rapidamente per via delle condizioni altrui. Eppure in Leanne non riusciva a vedere soltanto quello. Era evidente che tenesse a Kleinne in modo particolare, e che fra i due ci dovesse essere sempre stato uno scambio di informazioni ed un'onestá assoluti, solo così poteva spiegarsi lo stato di Leanne. Un evento del quale Kleinne non le aveva parlato e che aveva spezzato la routine della sua vita.

'Non mi preoccuperei più di tanto, Lea...' la rassicurò Vivian, alzandosi lasciando il foglio sulla sedia.
'Sembra un tipo in gamba. Avrà avuto solo un piccolo contrattempo, coraggio.'.
Le sue parole parvero reinfondere un minimo di tranquillità negli occhi di Leanne, e si sentì sollevata dal peso di quel faccino triste.
'...Credo sia ora di vestirsi, no, Lea? Non vorremo mica che improvvisamente Kleinne arrivi ed inizi a fantasticare sui nostri pigiami, vero?'.
Vivian per un secondo si sentì come una madre, ma si risvegliò subito da quel pensiero quando vide l'altra ragazza annuire, alzarsi in piedi e schizzare in bagno di tutta fretta.
Ridacchiando e pregando di non perdersi nel corridoio, Vivian raggiunse quello che le pareva un bagno ed aprì la porta, ma fece appena in tempo a posare gli occhi sul bianco splendido delle piastrelle del pavimento che una mano si appoggiò sulla sua spalla.
'Santo cielo, pensavo che sareste state pronte prima', ghignò la voce rauca tipica di un uomo appena svegliato alle sue spalle.
Vivian si voltò, e davanti a lei vide solo io colletto di una camicia celeste da ufficio, insieme ad un pronunciato pomo d'Adamo. Per chissà quale riflesso involontario, la visione di ciò la spaventò e saltò all'indietro, sbattendo contro la porta socchiusa del bagno e finendo a terra.

'Oh dio' riprese la voce. 'Sapevo che molti erano dell'idea che le ragazze cadessero ai miei piedi, ma non in questo modo...' rise ancora quel ragazzo. Vivian, massaggiandosi il sedere, notò che indossava per davvero una camicia da ufficio insieme a dei pantaloni da tuta apparentemente e stranamente pesanti, che nascondevano un paio di calze sportive. Egli si chinò e le porse la mano, e fu allora che le fu chiaro il suo volto.
Occhi marrone scuro spiccavano in un viso chiaro ed abbastanza spigoloso, anche se probabilmente erano solo le ossa sporgenti. Un naso vagamente adunco le suscitò un riso, finchè non vide i suoi capelli scompigliati rossicci e l'accenno di barba che gli correva lungo la mascella e si chiese se non avesse davanti un adulto, un impiegato di banca.
'Mortificato' aggiunse in lieve falsetto, afferrandole la mano ed alzandola.

Vivian ebbe l'impressione di sapere chi fosse quello stravagante ragazzo, ma non volle tirare decisioni affrettate.
Passò lo sguardo sui suoi vestiti come uno scanner, e poi nuovamente sul suo viso.
Ogni suo dubbio sulla sua identità cadde qualche secondo dopo, quando alle sue spalle intravide Leanne avvicinarsi furtivamente con la mano alzata, pronta a schiaffeggiarlo, mentre lui si grattava la testa.

Mentre il rumore della sua guancia subente una sberla si perse rapidamente nel bagno, Vivian si ritrovò a realizzare la situazione.
Davanti a lei sostava Kleinne Werster, il 'genio' che Adam Oledry aveva nominato, il responsabile dei droni.

Ma ciò che la preoccupava non era il suo strano ed egocentrico seppur vagamente comico modo di fare, quanto il fatto che l'avesse appena vista in pigiama.
Per un attimo pregò per il suo bene che non osasse fantasticare, ma il suo pensiero venne subito interrotto dal grido del ragazzo, appena preso nuovamente a schiaffi da una Leanne con uno sguardo a metà fra quello di un genitore che ti vede rientrare tardi e quello di un cane che rivede il proprio padrone.

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