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Kleinne estrasse un mazzo di chiavi dalla tasca, si rimise in piedi dopo l'assalto di Leanne e se lo rigirò fra le mani, quasi non ricordasse quale la chiave che stesse cercando fosse.
Strano a dirsi, in quanto erano tutte di diverse forme e colori. Dopo un tempo interminabile passato a rigirarsi le chiavi fra le mani e dopo che Leanne si era appostata accanto alla porta del bagno, per evitare che al signorino venissero in mente strane idee, del tipo aprire la porta della stanza in cui Vivian si stava cambiando, il ragazzo smise di gingillare con le chiavi e ne afferrò saldamente con due dita una color cobalto, con un'impugnatura simile ad una piccola elsa.
Nell'udire il rumore del metallo strisciare contro se stesso arrestarsi bruscamente, Vivian lasciò uscire la testa dalla stanza, stando ben attenta a rimanere dietro la porta.
'Allora, Mr. Kleinne, ha ricordato quale di quelle chiavi arcobaleno è quella corretta per accedere al suo laboratorio?' lo sfottè ella, guardandolo col viso incurvato.
Alzando gli occhi al cielo, il rosso replicò in tono seccato: 'Allora, Mrs. Vivian, ha terminato di infilarsi abiti diurni in modo che io non possa poggiare il mio sguardo su luoghi proibiti?'.
Leanne aprì di colpo la porta, e Vivian ringraziò di aver finito di vestirsi. 'Ovviamente ha finito, Kleinne' trillò la bionda, guardando il ragazzo con un fare di chi vuole essere superiore.
Mentre questo sbuffava per l'ennesima volta, Vivian si guardò rapidamente allo specchio. La giacca di jeans camuffava le poche ciocche di capelli che arrivavano su di essa, mentre il colletto abbassato lasciava appena trapelare un bianco sporco della maglietta che portava sotto. Ringraziava che questa fosse a maniche lunghe e che la coprisse quindi dal freddo a volte fastidioso delle maniche della giacca a jeans.
Un paio di pantaloni da tuta, inusuali per una ragazza ma unico indumento pulito, che la sera prima aveva posizionato nel bagno, coprivano le sue gambe fino alle caviglie, la cui pelle liscia era visibile solo in quei pochi punti che le calze basse grigie non nascondevano. Con sguardo fiero, uscì dal bagno e si apprestò ad infilarsi un paio di scarpe da tennis nere e rosse.

Kleinne fischiò, e Leanne si preparò a schiaffeggiarlo per l'ennesima volta, prima che Vivian la acquietasse con un cenno della mano ed un sorriso distratto al ragazzo, che intanto si era già avviato verso il salotto.
La bionda si accostò a Vivian, le tirò una gomitata ed alzò le sopracciglia, guardando quest'ultima con uno sguardo estramamente sfottente ma adorabile.
'L'uomo dallo humor d'oro, mi dicono' commentò ridacchiando la ragazza che in quel dato momento pareva una gangster, accanto ad un peluche.
'In fondo di dorato ha anche il cuore. E le tasche. ' ribattè il suddetto peluche.

Quando il trio arrivò alla porta di vetro opaco dopo la zona giochi, Kleinne inserì la chiave nella serratura e la sbloccò con un colpo secco e spinse la lastra semitrasparente in un'insenatura nel muro. Quindi si girò e guardò le due ragazze, mentre qualche raggio di sole illuminava timidamente le scale nel momento in cui qualche 'bip' preannunciava l'attivazione del robottino aspirapolvere.
Sporgendosi di lato, Vivian notò un orologio da muro con tanto di pendolo troneggiare accanto alla finestra, nascosto dalla curva delle scale.
Senza dire una parola, Kleinne le salì di corsa mentre le due rimaste indietro lo seguirono con un po' meno enfasi. Alla seconda 'rampa' di scale, Leanne chiuse gli occhi dell'altra e la accompagnò fino in cima, stando attenta che non inciampasse. Cosa che non riuscì comunque ad impedire, in quanto al penultimo gradino Vivian sbattè il piede contro lo scalino e cadde in avanti, senza sbattere a terra grazie solo alla presa di Kleinne sul suo polso. Una volta rimessasi in piedi, ella si voltò e sgranò gli occhi nel vedere la stanza nella quale aveva appena messo -malamente- piede.

Assi di legno luccicante componevano il pavimento apparentemente liscissimo, ed un onnipresente muro di marmo avvolgeva la camera. Alla sua destra, sotto un piccolo lucernario in una piccola sporgenza quadrata, uno scrittoio dello stesso legno brillante e quasi dorato del pavimento ospitava una sedia, sempre in legno, decorata con un morbido tessuto rosso, come un piccolo trono. Sopra di essi, ai lati, due mensole piene di libri ed un modellino di un drone, del solito legno. Sullo scrittoio erano appoggiati disordinatamente dei fogli, mentre una candela se ne stava in disparte, nell'angolo.
Girando la testa dall'altra parte, una replica strutturalmente identica alla stanza inferiore era davanti ai suoi occhi, con anche la stessa porta finestra e balconata. Ma la mobilia era del tutto diversa: un tavolo rigorosamente in legno con vari libri sopra era posizionato in un angolo, mentre due poltroncine con tanto di coperta a fianco rimanevano al lato opposto della stanza, una accanto all'altra. Per il resto, quel lato della camera era vuoto. Solo una porta, di chissà mai quale legnoso materiale, spezzava il bianco marmo delle pareti.
Kleinne si fece avanti, guardando ciò che aveva davanti a se e storcendo appena il naso.
'Di là c'è camera mia, Vivian. Credo sia nel tuo interesse dare un'occhiata' borbottò ridacchiando, tendendo la mano verso la porta.

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