Collaborazione...

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6.Capitolo

Collaborazione...

Erano nella merda.
Nella merda più totale.
Da quando Blaise e Daphne avevano fatto leggere la lettera a Draco, questo non pensava più a nient altro.
Due erano i pensieri fissi nella sua testa: la lettera e lei.
Non sapeva spiegarsi il perché, ma da quando Hermione Granger era andata in infermeria, perché quella pazza di sua zia l'aveva colpita con l'incantesimo crucio, lui si sentiva in colpa.
Fottutamente in colpa.
Aveva cercato di proteggerla quella sera, le aveva stretto la mano per farle capire che era al sicuro, di non preoccuparsi, ma alla fine quella che ci aveva rimesso più di tutti era stata lei.
Non lui, non Harry Potter, il famoso bambino sopravvissuto, non il suo fidato amico Ronald Weasley, non tutti gli altri invitati alla festa.
Ma lei.
Da quel giorno andava a trovarla sempre in infermeria, ed era questo che stava facendo in quel momento.
Stava percorrendo i lunghi corridoi del Castello, per raggiungere quella squallida stanza piena di squallidi lettini.
Odiava quel posto.
Stava scendendo le scale, quando le parole della lettera iniziarono a rimbombarli nella testa.
Hanno detto che soltanto i Mangiamorte fedeli potranno continuare a vivere.
Aveva scritto Pansy.
E che per farlo tornare in vita avranno bisogno del sangue delle due persone più vicine all'Oscuro.
Chi erano queste due persone?
Non so dirtelo con certezza, ma ho sentito lo sconosciuto parlare di Draco.
Cosa significavano quelle parole?
Voldemort stava tornando in vita? Era possibile in fondo, anche Bellatrix era in qualche modo rinata, e anche lei aveva accennato qualcosa sul Signore Oscuro
-Se tu stasera verrai via con me, e dimostrerai la tua fedeltà all'Oscuro Signore facendo fuori la mezzosangue io non ti ucciderò ma ti farò raggiungere il potere-.
Aveva detto.
Gli aveva dato un ultimatum. Uccidere la mezzosangue in cambio del potere.
Non avrebbe mai accettato, neanche qualche mese prima, mai.
Mai avrebbe ucciso qualcuno, se questo qualcuno non gli aveva fatto niente.
E la Granger, escluso qualche insulto, non gli aveva mai fatto niente, e non meritava la morte.
Quando raggiunse l'infermeria, senti qualcuno ridere.
Una risata che in qualche strano modo era piacevole da sentire, la sua risata
Senza farsi vedere si nascose dietro la tenda di un lettino, e la osservò.
Stava parlando con Daphne, stavano ridendo insieme.
Per qualche secondo guardo la scena incredulo.
Una Serpeverde che rideva con una Grifondoro?
Forse aveva le allucinazioni, o forse tra quelle due stava nascendo una strana amicizia.
Lei aveva i capelli raccolti in una coda alta, e per qualche secondo si chiese come sarebbe stato bello poter poggiare le sue labbra, proprio la, sulla pelle scoperta sotto l'orecchio.
Smettila Draco! Si rimproverò con il pensiero.
Quella mezzosangue lo stava facendo diventare matto, fottutamente matto.
La osservò mentre scendeva dal lettino e si stiracchiava, portando le mani dietro la schiena.
Era passata una settimana da quella sera, ed era passata una settimana da quando lei era in infermeria.
Oggi sarebbe stato il giorno in cui finalmente sarebbe uscita, e questo la riempiva di tristezza.
Già, Hermione Jane Granger, era triste, perché finalmente dopo una settimana avrebbe potuto lasciare quel posto orribile che l'aveva ospitata per sette giorni.
Assurdo! Ma vero.
Era triste perché quando sarebbe uscita da quella porta, avrebbe dovuto affrontare la realtà.
Avrebbe dovuto affrontare i problemi.
E questi non comprendevano soltanto il ritorno di Bellatrix, ma anche Harry e Ron.
Già, a quanto gli aveva detto Ginny, si erano offesi perché era andata alla festa con Malfoy.
Che cosa ridicola! La loro migliore amica aveva quasi rischiato la vita, e loro pensavano a chi l'avesse accompagnata alla festa. Soltanto Ron, era andato a trovarla una volta in infermeria, ma di Harry neanche l'ombra, sembrava scomparso, si era volatilizzato.
Che poi, cosa aveva fatto di male, lei?
Nulla. Assolutamente nulla.
Aveva semplicemente accettato il passaggio che il biondo Serpeverde gli aveva offerto, se cosi si può dire.
In quella settimana, al contrario, si era legata a Daphne, non erano diventate amiche per la pelle, certo, ma lei iniziava a starle simpatica.
Anche Blaise Zabini, ogni tanto era andato a farle visita. E ogni giorno, da sette giorni ormai, Draco Malfoy l'andava sempre a trovare, non le diceva niente. Si sedeva e restava la vicino a lei anche per ore, senza aprire letteralmente bocca. Ma anche solo il gesto di andare da lei tutti i pomeriggi, in qualche strano modo le faceva illuminare il cuore, e non sapeva spiegarne il motivo.
Sapeva che c'era qualcosa che non andava, lo aveva capito dal ritorno di Bellatrix, e dalla lettera che Zabini e la Greengrass avevano consegnato a Malfoy, lo aveva capito dal suo sguardo, perso nel vuoto.
Non sapeva il significato di quel singolo e insignificante pezzo di carta, ma aveva tutte le intenzioni di questo mondo di scoprirlo.
Accettò l'offerta di Daphne di accompagnarla al dormitorio, scese dal letto, si stiracchiò la schiena e in quello stesso momento sentì una voce roca parlare alle sue spalle.
«Cosa avete da ridere?»Domandò Draco, avvicinandosi a loro.
Hermione non si girò a guardarlo, continuò a rimanere girata di spalle, non voleva incontrare i suoi occhi color ghiaccio. A rispondere fu la Greengrass, che sorrise a quello che, contro ogni probabilità umana, era uno dei suoi migliori amici, se non il suo migliore amico.
«Nulla di importante»disse solo, iniziando a camminare e aspettando che la mora la raggiungesse.
Hermione fece un profondo respiro prima di girarsi, la prima cosa che vide furono i capelli biondi del Serpeverde, e poi incontrò i suoi occhi.
Quegli occhi freddi, che nascondeva chissà quanti segreti, quante sofferenze.
Perchè nessuno può avere quel colore di occhi, se niente si nasconde sotto.
Nessuno può essere cosi freddo, come lui, se prima non ha sofferto.
Fissò i propri occhi dorati in quegli ghiaccio di lui, di quello che per anni era stato il suo nemico.
Ma ora, Draco Malfoy, cos'era?
Non era suo amico, ma non faceva più parte della breve liste delle persone che odiava di più al mondo. Non faceva più parte di quella lista da un po', ormai.
«Granger»la salutò lui, anche se mantenne il suo solito tono duro.
«Malfoy»ricambiò lei, distogliendo lo sguardo dal suo viso, e raggiungendo la Greengrass.
Non si dissero nient altro, ma infondo era già abbastanza se si fossero salutati.
Forse un giorno, tra di loro sarebbe cambiato qualcosa, o forse no.
Ma solo il tempo poteva dirlo.

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