Dolore? No distruzione.

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Capitolo 9
Dolore? No, distruzione.

Se cerchiamo in un qualsiasi dizionario la parola "dolore", troveremmo qualcosa del tipo:

Dolore [do-ló-re] s.m.
1 Sensazione fisica che dà pena, che provoca malessere SIN male, sofferenza:d. diffuso; sentire d. a un braccio
2 Stato d'animo di profonda tristezza, d'angoscia, di disperazione SIN afflizione, pena: grande d.; (al pl.), cose che arrecano sofferenza: la vita è un seguito di dolori
3 Persona, cosa che è causa di dolore SIN cruccio: il suo d. è di non averlo potuto aiutare.

In realtà il dolore non è nulla di tutto questo.
Il dolore è quel sentimento che ti distrugge l'anima, che ti strazia, ti sgretola per poi ricostruirne i pezzi.
Era questo che provavano in quel momento gli studenti usciti dalle serre, ma non solo loro, tutti gli studenti di tutte le case, tutti i professori, erano usciti di corsa fuori e guardavano il cielo con la paura dipinta sul volto.
Distruzione, questo è il sentimento che si prova quando pian piano vedi quel muro di sicurezza che ti eri costruito intorno rompersi, per essere attraversato di nuovo dal terrore.
Il Marchio Nero brillava del suo colore verde e lucente, proprio come la prima volta che era apparso in cielo, sembrava fatto di stelle di smeraldo, mentre la testa di un serpente, usciva dalla bocca del teschio come una lunga lingua.
Era successo qualcosa.
Il marchio nero compariva ogni volta che un Mangiamorte commetteva un omicidio.
Questo era il pensiero che invadeva le menti di ogni singolo alunno, di ogni singolo docente.
Il Marchio Nero non sarebbe dovuto più apparire da quando Voldemort era morto.
Ma ora era li, davanti a centinaia di studenti, che brillava della sua luce incandescente.
«Non è possibile...»brontolava qualcuno, incredulo.
«E'uno scherzo»affermava invece qualcun altro, cercando di convincere almeno e stesso.
Il magico trio, invece, osservava il marchio in silenzio, mentre l'ombra dei ricordi non tanto lontani offuscava le loro menti.
Harry Potter era arrabbiato.
Ronald Weasley era incredulo, come tutti del resto.
Hermione Granger, invece, era preparata.
Già, preparata, perché lei lo aveva capito che c'era qualcosa che non andava. Lo aveva capito dalla prima volta in cui il bambino sopravvissuto le aveva detto di essere stato nell'ufficio di Silente, lo aveva capito da quando insieme al biondo Serpeverde avevano letto di Ada, ma soprattutto, lo aveva capito quando qualche giorno prima sempre insieme a quest'ultimo avevano scoperto un nuovo incantesimo, il "magicae sigillum".
Draco Malfoy non fiatava. In quel momento le immagini del mostro che vagava tranquillo per i corridoi di quella che era stata la sua casa, dando ordini e uccidendo persone, gli tornarono in mente come se fossero un vecchio filmato.
Ma i suoi occhi non erano impegnati a fissare il Marchio Nero.
Quel Marchio che aveva invaso non solo i suoi incubi, ma anche i suoi sogni.
No, i suoi occhi erano impegnati a fissare la figura esile al suo fianco.
Fissava Hermione Jane Granger come se questa fosse una cosa preziosa, ma neanche lui sapeva spiegarsi cosa.
La guardava, cercando di notare anche il minimo segno di paura da parte sua, ma lei era impassibile.
In quel momento era lui ad avere paura, e non per se stesso, ma per la Grifondoro so-tutto-io.
Perché? Si chiedeva.
Perché sentiva il bisogno di infastidirla?
Perché sentiva la strana necessità di proteggerla?
I suoi pensieri vennero interrotti dall'arrivo del preside seguito dalla McGranitt, da Piton, da Lumacorno e Vitius.
«Tutti gli studenti tornino nei loro dormitori!»urlò Silente, anche il suo sguardo, come quello di tutti invaso dalla preoccupazione.
Subito il caos prese vita, gli studenti iniziarono a correre, come se rifugiarsi nelle loro case gli avrebbe in qualche modo protetti dal male che stava ritornando a prendere vita.
Quando fuori non rimase più nessuno se non i professori e il preside, la McGranitt si avvicinò a quest'ultimo e con voce spezzata chiese:«E' tempo?».
Il preside annuì in risposta.
Era tempo, tempo di iniziare a prepararsi per quella che sarebbe stata la battaglia decisiva.

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