Rifletti due volte, ma agisci una sola volta

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15. Capitolo
Rifletti due volte, ma agisci una sola volta

Quella mattina di venerdì 5 Dicembre, all'interno del Castello di Hogwarts non si poteva di certo dire che tutti si erano svegliati felici di accogliere con il sorriso la nuova giornata. Infatti oltre le solite sciocchezze adolescenziali da giovani maghi, quella mattina, giù nei sotterranei, dietro una spessa porzione di muro di pietra, al di là della Sala Comune, lungo una piccola scala a chiocciola che porta ai dormitori maschili, un ragazzo - Draco Lucius Malfoy - per la precisione, si era decisamente svegliato con la luna storta.

La sua giornata era iniziata quando, alle prime luci dell'alba, Blaise Zabini si era letteralmente precipitato sul corpo del povero biondo, il quale perso nel mondo dei sogni aveva spalancato gli occhi, per poi un secondo più tardi trovarsi con il fondoschiena sul pavimento gelido dei dormitori maschili di Serpeverde. A quel punto si era guardato attorno - chiedendosi cosa diamine potesse essere successo - aveva quindi spostato lo sguardo verso l'alto per poi fissare gli occhi gelidi in quegli color cobalto del suo migliore amico, o forse da quel momento ex-migliore amico, sorprendendolo intento a cercare di trattenere le risate.

«Sei impazzito, per caso?!!»quasi urlò, furioso.

L'amico lo guardò, sghignazzando.«No, solo curioso»rispose.

A quel punto il giovane Malfoy non riuscì più a trattenere la rabbia, e le sue goti si colorarono di un leggero rosso«Tu mi hai svegliato quando fuori ancora è buio, soltanto perchè eri fottutamente curioso? Curioso di cosa, poi?»urlò questa volta, mentre la sua voce rimbombava tra le quattro pareti scure della stanza.

Passarono alcuni minuti in cui entrambi rimasero in silenzio, persi nei proprio pensieri. Il silenzio era rotto soltanto dal pesante russare di Tiger e Goyle e da qualche borbottio sconnesso di Theodore, i quali indisturbati continuavano a dormire tranquilli.

«Ero curioso-iniziò a sussurrare avvicinando il volto a quello dell'amico, che ancora non si era rialzato dal pavimento, -di dove avessi passato la serata, o meglio con chi?»finì, mentre un sorriso furbo si dipingeva sul suo volto.

Draco lo guardò, soppesando le sue parole, intanto che la sua mente si perdeva nei meandri vivi della notte precedente.
Ripercorse con il pensiero le strade di  High Street, tra i tre manici di scopa e il Negozio degli scherzi di Zonco, oltrepassando Mielandia e Mondomago, seguiti da Stratchy & Sons.
Ripercorse con la mente il momento in cui sentì il corpo fragile di una Grifondoro che ormai era divenuta di sua conoscenza sbattere contro la sua schiena.

«Sempre distratta, mezzosangue?» aveva ghignato mentre si girava ad osservarla.

Ma ormai anche quel dispregiativo aveva assunto un altro significato. Non era più una critica, non era più un modo per dimostrare il disgusto che provava nei confronti di quella ragazza che per anni non aveva mai potuto vedere. Ma era diventato quasi un soprannome, un nomignolo, un modo per identificare quella che - anche se ancora non lo ammetteva nemmeno a se stesso - aveva iniziato, nel profondo, a considerarla la sua mezzosangue.

Ripercorse con la mente il momento in cui la giovane strega - con voce stanca e nella quale si poteva leggere una venatura di tensione - gli aveva chiesto dove si trovassero.
E lui guardando il vuoto che lo circondava aveva risposto "in capo al mondo".

Ma, cosa più importante, ripercorse con il pensiero - mentre le immagini nitide si succedevano nella sua mente - il momento in cui lei gli aveva chiesto: «Perché mi hai portato qui?».
E lui, senza nemmeno pensarci, aveva risposto: «Perché avevo bisogno di smettere di pensare, Granger. E per qualche assurda ragione avevo bisogno di smettere di pensare insieme a te».

Ogni scommessa, ha le sue conseguenzeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora