Capitolo 3

692 53 4
                                    

Accesi l'auto in fretta e furia e mi precipitai a casa da Helena. Dopo la trentottesima chiamata, circa, riuscì ad arrivare sotto il portico di casa e lei era lì, tutta in tiro che aspettava impazientemente. Salì velocemente in macchina e ci dirigemmo all'università il più in fretta possibile.
-Allora,Sally, spero che tu abbia una scusa più che convincente! -Mi disse sistemandosi i capelli.
-Ho perso la cognizione del tempo.. Rilassati, arriveremo in un attimo.
In appena dieci minuti arrivammo alla sede per fare i test di ammissione, dove ci accolse un tipo in giacca e cravatta.
-Buona fortuna Sally. -Disse Helena poggiandomi una mano sulla spalla.
-Anche a te. -Le sorrisi, poi mi andai ad accomodare.
Il prof era decisamente un uomo molto elegante: era vestito di tutto punto, con una giacca e pantaloni neri che risaltavano molto il suo incarnato bianco.
"Giovane e attraente. Uhm.. Credo che mi piacerà stare qui." -Pensai mentre distribuivano i test.
Pagine infinite di domande e l'ansia che schizzava alle stelle. E quale migliore distrazione, se non quella di aver incontrato Andrew Biersack circa una mezz'ora prima? La mia mente vagava in quel ricordo ancora fresco, assaporandone ogni istante. Fu il ticchettio infernale dell'orologio posto in cima alla cattedra a riportarmi con i piedi per terra, giusto in tempo per finire la prova.
-Tempo scaduto! -Disse il belloccio in giacca e cravatta e tutti si affrettarono a consegnare i test.
-Sally, com'è andata? -Helena spunto' alle mie spalle facendomi fare un salto.
-Dio! Potresti avvisarmi quando hai intenzione di farmi venire un infarto?! Ad ogni modo.. Credo sia andata abbastanza bene. Tu come te la sei cavata?
-Alla grande! Dai che passiamo, ci scommetto! -Il suo volto si riempì di gioia, come fosse una bambina.
Uscimmo dall'università e respirai a pieni polmoni, come se mi fossi appena liberata di un peso. Era ora di pranzo, ma nessuna delle due aveva una gran fame, quindi ci limitammo a un hot dog preso dal primo venditore ambulante che passava. Sarà strano, ma questo "cibo spazzatura" mi deliziava più di qualsiasi abbuffata in un ristorante di lusso.
-Ma ci pensi? Un nuovo capitolo della nostra vita sta per aprirsi! Chissà come sarà vivere qui, frequentate l'università.. Ah, non vedo l'ora di scoprire cosa ci riserva questa città! E quale miglior modo di scoprirlo, se non imbucarci a qualche festa vip?
-Helena Mitchell, sei ufficialmente la più schizzata tra tutte le persone che abbia mai conosciuto!
-E sono anche la tua migliore amica. -Disse sorridendomi.
Ed era così. In realtà,più che la mia migliore amica, era come una sorella non biologica e ogni volta che mi sorride mi tornava in mente. -Allora, che si fa stasera?
-Serata in famiglia,mi dispiace. Juliet viene a trovarci. -Dissi in tono seccato.
-Dio, Sally. Di nuovo? Credevo non si parlassero più.
-A quanto pare mio padre è talmente irresistibile da farsi perdonare qualsiasi cosa, da chiunque. Anche da una come Juliet.
-Beh.. È un bell'uomo, c'è da ammetterlo. Fosse stato qualche anno più giovane io..
-Tu cosa?!
-Nulla.. -La fulminai con lo sguardo.
-Quindi niente party hard stasera.. -Aggiunse accartocciando il cartoncino dell'hot dog.
-Mi farò perdonare, promesso. Ora però devo andare, credo che mio padre voglia fare il suo solito tiramisù per dessert e ha bisogno di una mano. Ci aggiorniamo stasera! -La salutai dandole un bacio sulla fronte e mi diressi a casa.
La porta era aperta e lui era nel retro, che parlava al telefono. Origliai appena cinque secondi per capire che quella al cellulare era Juliet.
-Massì piccola, puoi stare tranquilla.. Si. Si, te lo prometto. D'accordo. Ci vediamo stasera, ti amo. -Ormai i "ti amo" pronunciati da mio padre erano privi di ogni significato, come se non sapesse davvero cosa significasse amare una persona.
-E' tutto okay? -Dissi improvvisamente facendogli fare un salto.
-Oh,piccola mia! Non ti ho sentita attivare.. Com'è andato l'esame?
-Bene.. Si,almeno spero. -Accennai ad un mezzo sorriso. -Parlavi con Juliet?
-Si.. Ci siamo organizzati per stasera.. -Mio padre era un pessimo bugiardo, bastava guardarlo in faccia per capirlo, ma gli diedi corda ugualmente.
-D'accordo. Ah.. A proposito papà, ho invitato un amico a cena, spero non ti dispiaccia.
-Certo che no!
Mi diede un abbraccio, poi entrammo a preparare la cena.
Apparecchiai la tavola con la migliore argenteria che avessimo in casa, dato che, solitamente,essendo solo in due, ci si arrangiava con giusto una forchetta e un coltello. Fatto ciò, andai a fare una doccia: amavo il profumo della lavanda che inebriava il mio bagno. Avvolsi il mio corpo in un'asciugamano bianco, dopodiché mi dedicai a trucco e parrucco. Non mi diedi un gran da fare, lo ammetto, lo specchio era più un nemico che un amico. Arrangiai uno smokey eyes sui toni del nero e un pizzico di blush; per quanto riguarda la pettinatura raccolsi la gran parte dei capelli in uno chignon molto leggero, con qualche ricciolino biondo che cadeva morbido sul viso e sulle spalle. Per l'abito invece, avrei optato per i miei soliti jeans neri,tuttavia, Juliet decise di regalarmi un abito nero in pizzo abbastanza aderente, perché secondo lei esaltava la mia femminilità. Lo indossai con tutta la poca eleganza che avevo: le spalline erano morbide ma la gonna era decisamente corta e stretta, tanto da tirarmela giù ogni volta che camminavo. Arresa alla tortura di quell'abito, completai il look con un pizzico di profumo et voilà, pronta!
Scesi le scale tenendomi la gonna e non appena mi presentai in cucina, dove mio padre stava cospargendo il tiramisù con del cacao in polvere, e gli rivolsi un'occhiata furente.
-Spero tu sia soddisfatto, papà. Sembro una bambola di porcellana versione gigante! -Dissi ad alta voce indicando il mio vestito.
-Sei adorabile. So che non ami vestirti come Juliet..
"Beh, come biasimarmi se ogni volta sembra uscita da un film di Hollywood?" -pensai prima che potesse completare la frase.
-Ma apprezzo lo sforzo.. E ti prego, sii gentile con lei.
-Si papà. -Sbuffai tirando all'insù la ciocca di capelli che mi cadeva continuamente sugli occhi.
Dopo 20 minuti circa bussarono alla porta di casa. Il rumore di tacchi che batteva sull'asfalto mi fece capire che la diva era arrivata.
Aprì la porta e un'ondata di capelli biondi e profumo alla fragola mi travolse in un batti baleno. Per quanto mi costasse ammetterlo, Juliet era magnifica: indossava un vestito rosso abbastanza aderente, che le dava quel tocco di sensualità senza essere volgare, i suoi riccioli biondi erano metà raccolti sopra la nuca, mentre quei pochi che rimanevano le cadevano dolcemente sulle spalle, e come se non fosse già altissima, tacchi neri ultra vertiginosi. Insomma, il tipo di abbigliamento per una notte di fuoco, pensai.
-Juliet, sei uno schianto! -Il mio tono si fece improvvisamente stridulo.
-Grazie tesorino. -Si limitò a darmi un bacio sulla guancia e si precipitò in cucina.
-Bonsoir mon amour. -Il suo accento così chic mi dava su i nervi, ma ingoiai la pillola senza darlo a vedere. Probabilmente Juliet non era perfetta, ma che m'importava se rendeva felice mio padre? Avrei sopportato quel ridicolo accento anche tutta la vita, se necessario. Non manco' occasione che si scambiassero fusioni nella cucina quei due, e preferì evitare la scena, per non vomitare ancora prima di essermi seduta a tavola.
"E' uno strazio, salvami." -Scrissi ad Helena nell'attesa di Andy. Era in ritardo, come mi aspettavo. E dopo circa un'ora, persi quasi del tutto le speranze che si sarebbe presentato.
-Sally, amore mio, ho dimenticato l'orologio in giardino, potresti andare a prendermelo? -Disse mio padre con addosso Juliet che gli toccava i pettorali. Possibile che quella donna avesse il potere di manipolare mio padre a tal punto da chiamarmi "amore mio"?
Uscì e notai la leggera brezza entrarmi fin nelle ossa, facendomi rabbrividire. Lo cercai in lungo e in largo, ma alla fine riuscì a trovarlo. Rientrando però, non mi accorsi del fosso nel terreno e per poco non ci caddi dentro, se non fosse stato per qualcuno che mi tiro' su.
-Dio! -Urlai.
-Quasi, ci sei andata vicino. -Era Andy.
Alzai lo sguardo e divenni paonazza, fortunatamente la poca luce della strada riuscì a nascondere il mio imbarazzo.
-Grazie. -Una volta ritornata in piedi completamente vidi Andy di fronte a me, in un vago tentativo di nascondere la sua risata. -Sei in ritardo. -Replicai con voce ferma.
-Le persone importanti si fanno sempre desiderare.
-Ma pensa..-Era questa sua sfacciataggine, che più mi innervosiva.
Entrammo in casa, dove quei due erano immersi in una piacevole conversazione.
-Uhm.. -Tossì leggermente.-Papà, vorrei presentarti Andy, il mio nuovo amico. Andy, lui è mio padre e lei Juliet, la sua nuova ragazza.
-Piacere signor Douglas. -Disse stringendogli la mano. Il suo tono era estremamente calmo, come se si trovasse a suo agio. -Allora, che c'è sul menù? -Aggiunse.
-Ti sorprenderai. -Dissi.
Io e Juliet servimmo i primi piatti, mentre quei due erano già immersi in una lunga conservazione.
-Ecco qua. -Disse Juliet poggiando delicatamente il vassoio al centro del tavolo. Quella donna aveva la stessa grazia di una ballerina di danza classica, nonostante indossasse quei trampoli non sembra avere alcuna difficoltà nel camminarci.
Dopo circa trenta minuti i piatti erano già tutti vuoti e fortunatamente la cena andò a gonfie vele.
-D'accordo. Abbiamo mangiato, bevuto, ma ora è il momento di giocare. -Dissi alzandomi da tavola ed Andy mi guardò confusa.
Tornai con tre bottiglie di liquori differenti e li poggiai sulla tavola, per poi prenderne altri due dallo scaffale.
-A casa nostra per i nuovi arrivati c'è un gioco molto speciale: dovrai bendarti gli occhi e capire cosa stai bevendo. Se vinci, avrai una fetta del tiramisù, se perdi,beh..
-In quel caso una bella doccia ghiacciata in giardino! -Disse mio padre.
-Dai, papà. Così lo terrorizzi.
Andy mi guardò con aria mista tra l'orrore e il divertimento, poi aggiunse: vai con il primo tesoro.
Non riuscimmo neanche a contare quanti bicchieri riuscimmo a bere, ma una cosa era certa: Andy era persino più sobrio di quando aveva iniziato. Per quanto riguarda me, beh.. Vacillavo appena.
-Okay. -Singhiozzai. -Per stasera vince Andy. -Il suo sguardo era trionfante e fiero. -Papà, tu invece dormi con la luce accesa, perché sconterai la pena molto presto.
-Puoi contarci. -Mi disse con un'espressione indecifrabile. - Noi ci ritiriamo nelle nostre stanze, buona serata, ragazzi. -Ci congedo' trascinandosi Juliet mezza addormentata di sopra.
Quella scena era così strana che non riuscimmo a non ridere.
-Allora, Andy.. Hai una resistenza molto alta a quanto vedo.-Dissi guardando chissà dove.
-Impara ad essere un divo della musica e ci riuscirai anche tu. -Ed ecco che il suo solito egocentrismo colpiva ancora, freddo e pungente.
-Puoi tenerti la tua vita da divo, Biersack. - L'ironia nella mia voce era appena percepibile, probabilmente ero troppo stanca per fare del sarcasmo.
-Ma dai.. Vuoi dire che non sei attratta dalla mia caotica vita? Non hai voglia di stare sotto i riflettori? Sentire tutti che gridano il tuo nome e ti adulano in ogni momento. Avere ondate di fan impazzire che ti ricoprono di baci, abbracci e regali. Sentire il ritmo a fior di pelle ogni volta che sali sul palco. Essere amata da tutti, Sally. -Fece una pausa scandendo perfettamente l'ultima frase. -Non ti attira tutto questo?
-Sembra tutto molto affascinante. -Mi avvicinai a lui con cautela, singhiozzando a malapena. Volsi il mio sguardo sul suo piercing che brillava sotto la luce della credenza, poi scrutai da cima a fondo ogni angolo del suo viso. Potevo quasi sentire il suo respiro, ma a quel punto nulla mi avrebbe impedito di iniziare a mordicchiargli quelle labbra carnose se mi fossi avvicinata di più.-Sembra una favola la tua vita, davvero. E forse sarò folle, ma io adoro la normalità della mia vita. Adoro il fatto che quando sono per strada non devo preoccuparmi di essere travolta da un'ondata di fan impazziti. E sarà bello essere su tutte le riviste, i giornali, apparire costantemente in TV.. Sarà bello da morire,Andy, perché è una vita da sogno, ma non è la mia. Io voglio l'amore di chi mi vuole bene, di chi mi vede cadere tutti i giorni, voglio la sincerità. E non fraintendermi, ma preferisco essere amata per quello che sono, non per la figura che mi hanno costruito i giornali. -Vidi il volto di Andy incupirsi e irrigidire la mascella. Spostò velocemente lo sguardo altrove, poi si riposò su di me.
-Insegnamelo.
-Cosa?
-Insegnami ad avere una vita normale. -Con quella frase mi spiazzó.
-Andy, non è così semplice.. Richiede tempo e..
-Provaci lo stesso. Infondo non hai nulla da perdere. -Mi mise una mano sul fianco e serrò le labbra. Ora lo avevo davvero a un centimetro di distanza da me.
-D'accordo.. -Sussurrai lievemente. -Ehm.. -Deglutì, dato che ero rimasta completamente a secco. -Voglio mostrarti una cosa.-Dissi accennando ad un sorriso ai lati della bocca.
-Cosa?
-Fidati di me, ti piacerà.

Deceptive Blood || Andy Biersack ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora