Accostammo l'auto in un viale illuminato appena da un paio di lanterne, il cielo era coperto da spezzoni di nuvole cariche di pioggia, pronte a voler esplodere da un momento all'altro. Il sentiero del parcheggio era circondato da sassolini di varie dimensioni, il terreno era pieno di ciottoli che non facilitavano certo la mia camminata con quei vertiginosi tacchi a spillo.
Una moltitudine di luci vennero sparate in aria riempendo il cielo di tante stelle filanti che cadevano, la musica cresceva d'intensità man mano che percorrevamo il viale e il rumore del miei tacchi che battevano sul suolo si andavano disperdendo tra gli accordi di quelle note.
Di fronte a noi c'era un enorme edificio malandato: finestre sporche e rotte, vetri scheggiati accasciati sul pavimento, graffiti fosforescenti che ricoprivano gran parte delle mura, dandogli un tocco di colore.
-Sei pronta? -Disse Andy fermandosi sull'uscio della porta. Quest'ultima era rivestita di un materiale scadente ed era arrugginita lungo tutto il bordo. Da dietro quella porta si sentivano le grida disumane degli invitati esaltati e della musica a tutto volume. Mi salì un groppo alla gola, la mia mente avrebbe preferito essere altrove e non focalizzarsi su quello che i miei occhi avrebbero potuto assistere oltre quella porta.
Feci un sospiro scacciando via i brutti i pensieri, poi mi rivolsi ad Andy con tono fermo.
-Pronta. -Affermai.
Entrammo in una sala enorme illuminata dalle luci della discoteca, alternandosi tra il viola e il blu scuro.
Centinaia di ragazzi dai vestiti strambi ballavano con dei bicchieri di carta rossi in mano, altri erano seduti sui divanetti ai lati della pista da ballo; erano perlopiù ragazzi che ammiravano delle tipe mezze nude ballare e gettare provocazioni.
-Non dare peso a tutto quello che vedi, è gente apposto. -Mi disse prendendomi per mano e mescolandoci alla folla. Spintoni a destra e a manca e l'inconfondibile odore di alcol mischiato a quello del sudore mi fecero venire la nausea. Ma ero ad una festa, perché non godermela a causa di un paio di idioti di turno che non sapevano nemmeno distinguere la destra dalla sinistra?!
Trascinai Andy al centro della pista, dove un'altra coppia di ragazzi stavano ballando (o almeno ci stavano provando). Un'affascinante ragazza dai capelli castani lucenti stava flirtando con un tipo biondo ossigenato vestito da Superman; era Helena. Si avvicinò a noi con una rapida giravolta, poi si presentò ad Andy tra un ballo e l'altro con tutto il suo solito fascino. Io feci lo stesso con il suo strano accompagnatore.
-Sono Andy Biersack, piacere di conoscerti. -Disse Andy scuotendo le spalle.
-Helena Mitchell. -Replicò lei passandosi una mano fra i capelli. Quella ragazza aveva davvero una sensualità innata in tutti i suoi movimenti, al contrario di me che avevo tutta l'aria di un tricheco imbestialito. Ed infatti non era difficile trovarla attaccata ad un ragazzo che voleva provarci con lei.
Dopo circa venti minuti dei balli più folli e strani che avessi mai visto, decisero di cambiare sound e passarono dalla solita musica latino americana da discoteca a un sound più forte, caotico.
-E adesso, un omaggio ai Black Veil Brides! -Urlò il DJ preso dall'euforia. Tutti si girarono puntando le mani al cielo, mentre dalla console partiva a tutto volume una delle loro ultime canzoni, Faithless.
-E così.. Questa è la tua voce? -Urlai a squarcia gola a causa del volume eccessivamente alto, ma le mie parole andarono ugualmente perse tra le note della canzone. Non diedi importanza alla cosa e mi lasciai trasportare dal ritmo: così forte e coinvolgente,mi dava una scarica di adrenalina pazzesca.
I tacchi stavano letteralmente distruggendo i miei poveri piedi che mi imploravano cinque minuti di tregua, dopo essere stati pestati non so quante volte.
Mi sedetti su uno sgabello girevole del bar, dove un tipo dagli occhi castani stava pulendo un bicchiere di cristallo e osservava la mia generosa scollatura.
-Una tequila. -Fu l'unica cosa che riuscì a dire nonostante quel tipo non mi staccasse gli occhi di dosso. Me la offrì in meno di un minuto, come se avesse intuito cosa stavo per chiedergli. La bevvi tutta d'un sorso come fosse acqua fresca, avvelenandomi tremendamente la gola e lo stomaco.
-Un'altra. -Ordinai al tipo che mi guardava con aria divertita dopo aver sbattuto il bicchierino lì sopra.
In attesa del secondo bicchiere sentì il telefono vibrarmi nelle tasche dei pantaloni: era Helena, dove mi diceva che Andy era un pessimo ballerino, ma che era ugualmente felice di essere rimasta qualche minuto sola con lui.
"È tutto tuo, divertiti." -Fu la mia risposta al messaggio mentre il belloccio mi posò davanti la tequila.
Sapevo quanto le sarebbe piaciuto venire ad una festa e di passarla con la persona che più ammirava, dopo di me, ovviamente.
D'altro canto, nonostante bon fossi al settimo cielo decisi di affogare i miei pensieri nell'alcol. Quello che non ricordavo non poteva farmi male.
Stavo per ordinare un terzo bicchiere quando un tipo stile hipster si avvicinò a me, sibilando qualcosa alle mie spalle che non riuscì a capire. Non diedi peso alla cosa, pensando che non fosse indirizzato a me, poi il ragazzo si sedette sullo sgabello di fronte,rivolgendomi un'occhiata furente. Alzai lo sguardo dal mio bicchiere vuoto e notai una nota di perversione nel suo sguardo, ma probabilmente era solo un'impressione.
-Affoghi i tuoi dispiaceri nell'alcol? -Mi disse aggiustandosi il ciuffetto che gli cadeva sull'occhio.
-Qualcosa del genere. -Dissi mogia. Non avevo davvero nessuna intenzione di iniziare una conversazione con quel tipo, quindi cercai di liquidarlo con una scusa.
-Potrei farti divertire io. -Replicò mentre il DJ cantava sulle note di Going to Hell, dei The Pretty Reckless. In quel momento vidi la folla di ragazzi cantare a squarcia gola, sembrava che tutti conoscessero le parole.
-Ho già i miei divertimenti, ti ringrazio. -Dissi alzandomi dallo sgabello per allontanarmi. Camminai a grandi passi, per quanto i tacchi me lo permettessero, e mi avviai nel retro del locale per prendere una boccata d'aria fresca.
Non avendo dimestichezza con le porte serrate dovetti fare un bel po' di forza per riuscire ad aprirla. L'aria fuori era diventata più fitta e densa, il rumore della musica andava confondendosi con il caos della città. Feci appena un paio di passi e sentì di nuovo quella voce alle mie spalle.
-Hei.-Disse in tono gelido il ragazzo di due minuti fa.
Mi girai di scatto e lui era lì in piedi che mi scrutava da cima a fondo.
-Non ti avevo detto di avere già i miei divertimenti? -Replicai stringendomi il giubbotto. Un tremito improvviso mi percorse tutta la schiena.
-A me non sembra che tu ti stia divertendo. -Si avvicinava a piccoli passi, con quegli occhi che continuavano a fissarmi. Mi trafissero l'anima con la stessa intensità di migliaia di coltelli.
-Non è affar tuo, comunque. -Alzai i tacchi e cercai di tornare dentro per mischiarmi alla folla, ma lui fu più rapido di me nell'afferrarmi per un braccio.
-Potrebbe diventarlo, se tu volessi. -Mi diede uno strattone spingendomi con le spalle al muro ghiacciato, poi posò entrambe le mani ai lati della mia testa mentre il suo viso bianco si avvicinava al mio. Riuscivo a sentire il suo fiato sporco di fumo alitarmi sul collo e la cosa mi disgustò parecchio.
-Eh, piccolina? Cosa c'è? -Continuo' ad avvicinarsi quasi a sfiorarmi il viso; troppo per me.
-Senti, levati. -Cercai di liberarmi da quella posizione imbarazzante ma non ci fu verso di muovere quell'energumeno.
-Vuoi già andare via? -Aggiunse con aria divertita. Quel sorrisetto compiaciuto che gli comparve sul viso mi fece perdere la pazienza.
-Stronzo. -Gli dissi dandogli un calcio nelle sue parti intime le facendolo piegare in due dal dolore. Quello fu davvero l'unico momento in cui ringraziai di avere i tacchi, visto che non avevano fatto altro che impedirmi di fare qualsiasi cosa per tutta la serata.
Mi diressi verso la porta cercando di rientrare, ma era nuovamente chiusa e poteva essere forzata solo dall'interno. Presi al volo il cellulare sperando che Andy o Helena riuscissero a sentirlo in tutto quel trambusto; dopo due squilli sentì la voce di Andy chiamarmi al telefono, chiedendomi dove fossi. Stavo per rispondergli quando il ragazzo si fiondò alle mie spalle mettendomi una mano sulla bocca. Il cellulare mi cadde di mano e finì in una pozzanghera, le mie grida erano appena percepibili e soffocate dalla mano di quel tipo, ma riuscivo ancora a sentire la voce di Andy che urlava il mio nome. Una sonora risata echeggiò tra le mura di quel vicoletto, facendomi venire i brividi.
-Ora mi diverto io. -Sibilo' al mio orecchio mentre respiravo affannosamente.
Lo sentì sbattermi nuovamente a quel muro gelido, ma questa volta fu più rude. Iniziò a baciarmi e a mordermi fino a farmi male, le sue dita invece percorrevano il mio petto e iniziarono a palparlo. Provai a spingerlo via, ma non appena ci provai il ragazzo mi tiro' un ceffone talmente forte da farmi venire le lacrime agli occhi. Avrei voluto mettermi una mano sulla guancia, dove avevo avuto lo schiaffo, ma lui me la strinse insieme all'altra dietro le spalle. Dopo avermi tolto il giubbotto e abbassato la maglia all'altezza del reggiseno posizionò l'altra mano intorno al mio collo,stringendolo con forza. I miei singhiozzi morirono nella mia gola, non un suono riuscì a percorrere le mie labbra; l'unica cosa che riuscivo a vedere in quel momento erano i suoi occhi scuri pieni di eccitazione. Le lacrime iniziarono a scorrere incessanti bagnandomi le guance rosse, questo gli fece aumentare la voglia di torturarmi più a fondo.
Mi dimenavo cercando di liberarmi dalla presa, ma invano. Nessuno poteva vedermi, nessuno poteva sentirmi.
Chiusi i miei occhi per non assistere a ciò che mi stava facendo e la mia mente mi rimandò allo stesso ricordo di quattro anni fa.
Ebbi un dejà vu: le mie grida soffocate, il mio corpo martoriato.. Era tutto perfettamente uguale. Aprì gli occhi di scatto, lanciando un urlo disperato. Ero ormai arresa alle sue provocazioni mentre le sue mani avevano già esplorato gran parte del mio corpo. Sentivo le piccole macchie di sangue cadere dalle mie labbra martoriate finirmi sul petto, cadevano come lacrime. Iniziò a leccare e mordere ai lati del collo, mentre le sue mani si posizionarono sulla mia cintura, cercando di sbottonarla più velocemente possibile. Avrei voluto urlare qualcosa, qualsiasi cosa, ma chi mi avrebbe sentita in quell'Inferno?
Mi ero arresa alle sue risate, lo sentivo gongolare di piacere mentre pian piano mi accasciavo sul muro sporco. Vidi la luce di quel vicolo scomparire a poco a poco, lasciandomi inghiottire dalle tenebre. Nel momento in cui mi sentivo sprofondare ci fu un rumore assordante che fece allontanare il ragazzo da me, facendomi finire sul pavimento umido e sporco.
-Sally! -Qualcuno urlò il mio nome, ma i miei occhi riuscivano a fornirmi soltanto un'immagine sfocata di due figure umane accanto ad un cassonetto. Caddi con la schiena per terra e chiusi gli occhi sperando che tutto quello fosse solo un brutto sogno.
Mi lasciai travolgere dal buio che c'era dietro le mie palpebre, vedendolo il luogo più sicuro negli ultimi quattro anni. Sapevo di essere svenuta, riuscivo a percepire il pavimento ghiacciato trafiggermi le ossa come una lama di ghiaccio; le voci che si ammucchiavano le une sulle altre, le grida, le minacce. Potevo sentire tutto, ma il mio corpo rifiutava di reagire ai comandi e non poté fare altro che ubbidirgli, rimanendo accasciata a terra.
Sentì delle piccole mani calde prendermi sotto la mia schiena, sollevandomi dal suolo e portandomi chissà dove. Dopodiché fu il silenzio.
Nonostante le voci si azzerarono, nella mia testa quelle stesse grida che avevo sentito quattro anni prima, erano tornare.
Le mie preoccupazioni erano di nuovo lì, pronte ad uscire fuori in ogni momento.
Io le sentivo.
Le mie paure erano tornate ed erano più forti di prima.
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Deceptive Blood || Andy Biersack ||
Fiksi PenggemarIl tuo Demone ha gli artigli e i denti aguzzi. Il mio ha gli occhi di ghiaccio e il cuore di fuoco. "-Rivestiti, non so per quanto ancora riuscirò a controllarmi. -Disse in tono severo, gettando la felpa sulla sdraio. Il suo sguardo si posò su di me...