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Sam fissò pietrificato il doloroso spettacolo che si presentava davanti a lui senza proferir parola. Il corpo di Toby accasciato sulla sedia, lungo lo schienale, le braccia che penzolavano pesanti lontano dal busto. Gli occhi vitrei spalancati, che un tempo brillavano di un meraviglioso verde selva, rivolti al soffitto erano separati da una linea rossa che correva lungo il naso e solcava la guancia segnando il collo privo del bel colorito della vita. Le labbra sottili, prima sempre piegate in un radioso sorriso, crespe e secche dischiuse a causa dei muscoli della gola e della mandibola tesi dalla testa reclinata indietro, la quale esibiva sulla fronte un buco nero di cinque centimetri. Il blaster gli aveva bruciato i neuroni. Non si è accorto di nulla, una morte istantanea e indolore.
Quell non osò parlare, volle dargli qualche minuto di silenzio per poter fargli "elaborare il lutto" e Sam lo intuì facilmente. Elaborare, che parola fuori contesto. Come se il lutto si potesse elaborare come un informazione acquisita e poi utilizzarla in futuro come fanno i computer. Il lutto non è un'informazione che dopo averla ricevuta la si immagazina nell'archivio del cervello per poi ritirarla fuori a debita occasione. Il lutto lo si accetta e ci si convive, perché diventa parte di noi.
Quando Finn si decise a parlare, tutto ciò che disse fu:
-Speravo che venissi più tardi, per avere almeno il tempo di sistemare le cose. Non volevo che proprio tu lo trovassi in questo stato.
Sempre a bocca chiusa, Sam trascinò i piedi fino alla scrivania, lo sguardo vuoto. Il tavolo era ancora pieno degli stessi fogli, i monitor ancora accesi sui file che Toby stava controllando. Con tutta la delicatezza di cui era capace, gli chiuse gli occhi e gli abbassò la testa sul tavolo. Almeno in quel modo l'orribile buco che gli sfigurava il volto venne coperto dai capelli. Piccole gocce di sangue caddero sulle ciocche a sporcare le punte di quei bei riccioli castani dalle sfumature nocciola. Così sembrerà solo addormentato.
Quell si mise al suo fianco, avrebbe voluto dirgli che gli dispiaceva ma sapeva che sarebbe stato inutile. Tutti in redazione sapevano che legame ci fosse tra loro due. Si limitò perciò a mostrargli la sua disponibilità rimanendo accanto mentre Sam spostava con una mano le ciocche di Toby sulla fronte.
E andò nel suo ufficio col morale a terra per la triste perdita. Lo lasciò solo, in quella stanza silenziosa. La mente di Sam diventò un turbinio di pensieri: Perché proprio lui? Perché non ha ucciso me quando ero ancora in ufficio? Cosa poteva mai sapere di così vitale, anzi, di così fatale? Come lo dico a Michelle?
Improvvisamente gli venne in mente l'espressione di Quell la sera prima, il suo distogliere lo sguardo al menzionare il nuovo protocollo per i volantini. La rabbia lo pervase.
L'ODN non ce l'avrebbe fatta a catturarlo, lo avrebbe fatto prima lui.
Piombò nel suo ufficio come una furia. La porta iniziò a scorrere in automatico ma Sam la prese e la spinse con forza, i meccanismi non sopportarono molto bene la pressione esercitata dal suo braccio. Per poco non la sfondò a calci.
-Perché il nuovo protocollo? Cos'ha di tanto speciale che l'ODN lo vuole nei volantini?
Quell si tolse gli occhiali e li poggiò sul tavolo con un sospiro profondo.
-Non ti avevo sentito arrivare, pensavo che saresti rimasto nell'ufficio di Toby fino all'arrivo della scientifica.
Allora con uno scatto fulmineo prese il suo superiore per la giacca, lo sollevò dalla sedia per poi sbatterlo e bloccarlo al muro con un rimbombo. Lui non si oppose, nonostante fossero simili di corporatura.
Finn capiva benissimo lo stato del poliziotto, del resto anche lui voleva molto bene a Toby e allo stesso tempo era grato sia a lui che a Sam. Quando scoprì che sua moglie lo tradiva con un collega del municipio perse completamente la testa, li aveva trovati avvinghiati l'uno all'altra nella sala da pranzo. Avrebbe desiderato sfigurargli il volto a forza di pugni davanti agli occhi della moglie. Aveva preso il permesso per uscire prima dal lavoro così da poter festeggiare il giorno del ringraziamento con Martha e i loro amici più cari. Lui aveva invitato Sam e Toby e, sotto richiesta di entrambi, Susan che conosceva un poco; lei il suo collega, un carissimo amico. Entrati in casa, erano ancora nell'ingresso quando sentirono degli strani rumori provenire dal salotto. In tre per tenerlo fermo. Toby era meno robusto di Sam, dalla corporatura solida e massiccia come un armadio e imponente da somigliare a un lottatore di boxe, ma pur sempre atletico; eppure riuscirono a bloccarlo a stento. Alla fine, in preda alla disperazione, Susan dovette compiere una manovra di leve corporee su di lui insegnata agli agenti dell'ODN da usare nel combattimento corpo a corpo. Anche steso a terra però, dovettero tenerlo fermo tutti insieme. Riuscirono con fatica a convincere Finn a resistere alla tentazione di colpire l'amante della coniuge (cosa che gli avrebbe procurato guai seri) e a chiedere il divorzio. Non ruppe la faccia a nessuno, ma cacciò Martha di casa senza doverle alimenti o altro. Ripensando, in seguito al processo, alle conseguenze che avrebbe causato la sua reazione al tradimento, fu presto contento di aver seguito il loro consiglio. Per legge sfigurarlo, nonostante l'adulterio, avrebbe comportato dei gravi danni nei confronti di quella persona sia fisici che economici poiché la ricostruzione del viso è lunga complessa e soprattutto costosa (dato che avrebbe in ogni caso pagato di sua tasca). Inoltre avrebbe dovuto pagare con una punizione corporale che lo avrebbe sfigurato a sua volta, con qualche decina di frustate sulla schiena (se non addirittura il deturpamento proprio del volto) in ottemperanza alla legge dell' "occhio per occhio" fatta riemergere dalla storia antica e applicata nel codice penale.
Con voce ferma, autoritaria, gli ripeté la domanda. Lo sguardo furente che faceva agghiacciare.
-Il protocollo.
Quell chiuse gli occhi.
-È un programma di spionaggio,
Continuò mentre si massaggiava le tempie con la mano.
-se inserito assieme agli altri programmi dei volantini, li trasforma in telecamere.
-Come - Lo interrogò con il timbro vocale di un baritono.
-Rende il plasma fotosensibile uguale alla pellicola di una macchina fotografica, in modo da poter essere impressionato al minimo cambiamento di luce. Nel caso cene sia poca, vi è installato un microradar di calore corporeo e microvibrazioni biologiche o artificiali, che sono più potenti, viene rilevato anche il solo passaggio di una ghiandaia in un giorno di pioggia a cielo coperto. Salva poi, istante per istante, le immagini raccolte che vengono tra l'altro inviate meccanicamente all'ODN.
-Ci ha sentiti ieri sera, questo è ovvio ormai.
-Solo che mi chiedo come abbia fatto a saperlo anche l'unità Al.
Lasciò la giacca di Quell e fece per uscire dall'ufficio. Sulla porta si fermò, spalle al collega.
-Toby lo sapeva?
-No, solo io. Ho ricevuto direttive espressamente dall'agente dell'ODN.
-Quindi hai inventato quella frottola per non farglielo sapere.
-Sì, ma non sono sicuro che ci credesse molto.
-Cosa te lo fa pensare?
-Il fatto che tenesse sulla scrivania il documento di avviso che mi aveva spedito l'ODN tramite frequenza privata. La scientifica vedrà di distruggere la schedina.
Prese fiato e continuò :
-Mi dispiace che sia andata così Sam.
Rifletté molto nel scegliere le parole da usare come risposta, volle fargli male. Poi con voce priva di ogni emozione :
-Se mi dici che ti dispiace allora lo sai che è stata colpa tua.
E dopo aver scagliato quelle lame affilate nel cuore del poliziotto, se ne andò.

Prese tre settimane di ferie che aveva accumulato e se ne andò per la città. Le strade più grandi di Schenectady erano affollate, ma dei nuovi volantini digitali nemmeno l'ombra. Avrebbero dovuto attaccarli alle sei di quella stessa mattina. Li ha strappati. Ad un incrocio tra il centro e il municipio entrò in un bar con un accecante insegna al neon. Lo sbalzo di temperatura tra la fredda aria mattutina e il calore interno era notevole, dopo appena due passi dovette togliersi il giaccone e asciugarsi la fronte sudata. Si sedette ad un tavolino che dava all'ampia finestra di vetro e si trovava contro l'angolo del muro. Appoggiato alla parete Sam scrutò l'esterno da dietro la pianta di ficus fuori dalla finestra. Se anche dovesse trovarsi in giro gli sarà difficile controllare a fondo ogni bar.
-Posso portarle qualcosa signore? - La voce di una ragazzina lo interruppe.
Sam si girò verso la cameriera, una ragazza sui vent'anni al massimo. I capelli castani raccolti in uno chignon tenuto fermo da un bastoncino verde fluorescente, un sorriso stampato sulle labbra. Una ragazzina carina, non c'è che dire.
-Sono ancora un po' indeciso.
Lei inclinò la testa e diede un occhiata a distintivo sul suo petto. Accidenti, me ne sono dimenticato. Con rapidità lo tolse e se lo mise in tasca.
-Lei è un poliziotto. Un giornalista vero?
-Sei sveglia bambina.
La cameriera sorrise divertita.
-Lo so perché lo era anche mio zio. - Spiegò indicando un uomo al bancone sulla cinquantina barbuto concentrato su Cuba libre per un tizio dal forte accento russo. Fisico robusto, bicipiti un po' più gonfi rispetto alla media, addominali ancora visibili nonostante l'accenno di pancia. I classici segni di un ex studente dell'accademia militare. Sì, è fattibile.
-È in missione segreta? - Fece la ragazza chinandosi su di lui. Sam poté scorgere uno scintillio nei suoi occhi.
-Non proprio ma ci terrei che non si sapesse bambina.
-Niente paura, qui i segreti sono al sicuro. A proposito, se le interessa c'è la Tortina del vigilante. È una specialità di mia zia, un omaggio agli innumerevoli agenti che vengono da noi.
-Allora prendo quella figliola, che tua zia mi stupisca.
Con un sorrisetto allegro si girò e fece per andarsene, ma all'ultimo secondo fece dietro front con una piroetta :
-Lei regge l'alcol? C'è un pochino di rum.
Gli bastò annuire, per darle la conferma.
Dopo pochi minuti tornò a posare un piatto con un dolce grande quanto il suo pugno. Una specie di muffin a forma di distintivo con le decorazioni di glassa gialla e bianca e la pasta di zucchero celeste. A quel punto Sam tirò fuori la tesserina dei pagamenti e fece scorrere il codice grafico sul monitor portatile per farlo identificare.
-Spero le piaccia. Sa anche io studio all'accademia militare, voglio diventare pilota.
-Judith vieni. - Gridò il barista.
La ragazzina corse dallo zio che le diede un cocktail da portare ad un uomo con un impermeabile che lo copriva fino al naso. Come riesce a non morire di caldo? Judith sembrò un po' restia all'idea e andò dal cliente in tutta fretta.
Non riuscì a capire tutto ciò che si dissero, ma dall'espressione di lei doveva essere un tipo alquanto invadente.
-Davvero sei impegnata, non ti va di andare da qualche parte?
-Proprio no.
-Su zuccherino, non ci credo che non hai un minuto libero.
-Per lei no e la smetta di insistere.
Disgustoso, abbiamo la stessa età e lei potrebbe essere mia nipote.
-Ma come, te ne vai così?
-Mi lasci stare!
A quel punto dev'essere scattato qualcosa in lui, perché si alzò dal tavolo e prese Judith per un braccio mentre se ne andava.
-Tu non mi parli così piccola. - La ragazza poté sentire un'intera distilleria nella bocca di lui.
Cercò di liberarsi ma lui la strattonò. Sam stava per intervenire, quando un coltello volò fischiando e si conficcò nella mano destra dell'uomo che era appoggiata al tavolino. Con un grido l'ubriaco lasciò andare la ragazza e mentre sollevava la testa vide un uomo alto robusto e con lo sguardo omicida e una voce roca:
-Nessuno tocca mia nipote.
Ben detto vecchio mio. Pronunciate queste parole lo prese di spalle e gli fece fare un volo che terminò su un tavolino che si spaccò all'impatto. Per concludere in bellezza, Judith si sentì libera di tirargli un calcio dove un uomo sente più dolore e di lussargli il braccio sinistro con cui l'aveva afferrata. Alla fine il proprietario lo prese di nuovo per la giacca e lo sbatté fuori con Judith che chiudeva la porta. Dopo essersi goduto la scena, Sam riprese a fissare fuori dalla finestra e a mangiare il dolce. In un bidone della spazzatura poco distante da lì vide qualcosa di luminoso sotto il coperchio. Fece per alzarsi quando, finite le pulizie, lo zio si rivolse a lui con la stessa voce roca:
-Siamo pronti a rispondere delle nostre azioni.
Lui si girò con uno sguardo da falso ingenuo dicendo :
-Perché, cosa avete fatto?

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