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Le rivelazioni furono spiazzanti, portatrici di sospetti orribili. Sospetti che aumentavano se si pensava al motivo che aveva spinto il presidente Campbell a fare quella consegna di robot all'Iraq.
-Russell, dovevamo inviare quei robot come regalo di pace all'Iraq. Il rappresentante che è andato lì apposta a incontrare l'ambasciatore per conto dell'America, John Reed, è uno dei pezzi grossi dell'ODN, ma se anche quegli altri avessero lo stesso virus?
-Cosa intendono fare contro gli Iracheni?
Russell aveva il cuore in gola e anche a Sam cominciò a mancare il fiato.
-Non lo so, ma se il loro intento è scatenare una guerra ci possono riuscire benissimo.
-Un'altra guerra contro l'Iraq e inizierà un nuovo spargimento di sangue. - Concluse l'hacker, ancora troppo giovane per rendersi conto dei veri rischi che si correva.
-Un'altra guerra contro l'Iraq e noi tutti salteremo in aria insieme al Pianeta. A differenza della prima volta, non so se la causa dello scontro potrà essere lasciata alle spalle.
-Vuoi che lo spenga?
-Lo puoi fare? - Chiese Sam.
Russell si mise a ridere:
-Tu mi sottovaluti.
Sam rifletté sul da farsi: spegnere quel droide significava evitare altri omicidi, ma significava anche far capire a chi lo comandava che era stato scoperto e, spaventato, si sarebbe messo a fare ricerche, a scappare, avrebbe agitato le acque. Tra l'altro, così non sarebbe più riuscito a rintracciare l'assassino di Toby...
-No, non voglio che lo spegni. Piuttosto infettalo con un altro virus, uno di quelli che sai creare tu. Inducilo a ritornare dal suo programmatore. Lo voglio, voglio quell'uomo.
-Mi ci vorrà un po', dammi un quarto d'ora.
Cliccando su un icona venne aperta una finestra che mostrava il robot ripreso grazie ad un satellite. Un robot vestito con un lungo impermeabile marrone, colletto alzato a coprirgli il volto d'acciaio e la tesa di un cappello di feltro scuro sulla fronte metallica. Ad uno sguardo fugace sarebbe parso una persona normale, se non per un angolo di viso scoperto che brillava lucente e opaco. Camminava in un posto affollato, una stazione, c'era molta gente. Gente con valige, trolley, bagagli a mano. Gente in un luogo simile ad una stazione, una stazione con tabelloni di voli. Un aeroporto, con un volo per Baghdad.
Si avviò tranquillamente alle porte di servizio del personale, mentre la gente andava e veniva senza accorgersi di nulla. Velocissimo tolse dalla sua mano sinistra le lamine di metallo che la rivestivano per scoprire i fili che percorrevano il suo scheletro meccanico come delle vere vene. Ne staccò uno che infilò nella fessura per il riconoscimento della tessera dei dipendenti dell'aeroporto.
Sam non capì:
-Che sta facendo?
-Qualche tempo fa avevo letto su una rivista di gossip che effettivamente stavano pensando di aggiungere ai loro novi prototipi la funzione di mini-hacker. Pensavo fossero solo chiacchere.
Aprì una porta e la richiuse dietro di sé, il cartello con la scritta "SOLO PERSONALE AUTORIZZATO" prontamente ignorato con un piccolo scatto della maniglia. Russell sgranò gli occhi.
-Segui quell'aggeggio subito! - Urlò Sam.
Il ragazzo si collegò ad un'altra telecamera. Videro impotenti il modello Al attraversare tranquillo il corridoio, indisturbato, che in fondo si apriva in una saletta con una porta alla sua sinistra. Un addetto alla sicurezza controllava vigile l'uscita che dava all'aperto per raggiungere gli aerei. Videro impotenti l'androide accostarsi al muro per ripararsi, bussare contro il muro con la mano, videro l'addetto avvicinarsi.
-Oh no!
-Fermalo, fermalo fermalo! Hai meno di una quarto d'ora!
Sam cominciò guardare ripetutamente l'hacker e il robot, prima il suo amico e poi l'agente che continuava ad avanzare verso l'androide.
Russell prese a lavorare con rapidità spaventosa, le sue dita sebravano avere vita propria. Ragni che danzavano spostando le loro zampette da un lato all'altro della tastiera, poi uno saltava sul mouse, poi ritorava sulla tastiera. Inserì un codice nel microprocessore dell'Al...e niente. Provò un altro codice, niente. Un altro, niente. Tentò di formattarlo, niente. Ad attaccare i suoi programmi come avrebbe fatto un virus...niente. Preso dalla frenesia batté sui tasti come un pazzo, per inserire codici, per toglierne altri.
Finché lo schermo divenne rosso.
I ragni si fermarono.
-È bloccato.
Si girò verso Sam ma vide che era rimasto solo nella stanza, circondato dal ronzio degli apparecchi tutt'intorno.
La sua attenzione ritornò sul monitor, sull'unità Al. La mano robotica si serrò con forza sulla testa dell'addetto che non aveva nemmeno avuto il tempo di capire bene cosa stesse succedendo. Veloce la sua testa sbatté sulla superficie del muro, un solo violento colpo che lo fece accasciare a terra. L'aggressore si sistemò il trench appena in disordine. Attraversò la porta d'uscita e la rinchiuse.
Russell lo dovette osservare, arrabbiato. Eh no, non mi arrendo! E i ragni ripresero la loro danza.

Il motore non era molto lontano dal surriscaldarsi e la macchina aveva raggiunto una velocità tale da essere registrata da ben due autovelox, ma era l'ultimo pensiero di Sam. In realtà avrebbe fatto meglio a rifletterci con attenzione. Correva a perdifiato per tutta la struttura, da una parte all'altra dell'aeroporto. Fece di tutto per sorpassare le persone, le quali venivano spinte a terra da un colosso cui lanciavano insulti a non finire. I più eleganti erano "Villano!" "Maleducato!" "Che modi!" o "Guarda dove vai!". Il sudore gli scorreva sul viso come un fiume, attraversò l'aeroporto da un capo all'altro in cerca della porta col cartello di vietato l'accesso. L'aeroporto era pieno di gente, pieno di aree, pieno di corridoi e di stanze con la scritta VIETATO L'ACCESSO; ne vide diverse ma nessuna corrispondeva. In compenso passò davanti a parecchie guardie che iniziarono ben presto a ritenerlo un potenziale pericolo. Ogni tanto Sam dava un occhiata indietro per vedere quanta distanza li separava Ci mancava solo questa. Stremato fu costretto a fermarsi vicino a un check in, riparato dietro a una fila compose il numero di Russell. Il cellulare vicino all'orecchio squillò due volte prima di fargli sentire la voce del giovane hacker.
-Non riesco a trovare la porta Russell, dimmi dov'è.
-Allora...
L'attesa lo innervosiva, si girò intorno a contare quante guardie aveva già mobilitato 7, non male. Il ragazzo fece capolino.
-Dirigiti più avanti, hai avuto la fortuna di esserti fermato vicino. Corridoio a destra del primo tabellone di voli che incontri.
La porta aveva però bisogno di una tessera dei dipendenti dell'aeroporto per aprirsi. Una chiave che il robot aveva trovato, ma Sam no. Non frenò davanti alla soglia, si lanciò con tutte le forze in corpo, la sfondò e fece suonare una sirena. Attraversò il corridoio mentre si malediceva per la sua impazienza e vide la guardia stesa sul pavimento con una ferita aperta sulla tempia. Si chinò su di lui per ascoltarne il battito Lento ma presente, guardò verso la porta. Anche questa necessitava di una tessera Il droide ha baipassato anche quella. Si rialzò per prendere la rincorsa, ma un rumore di passi e una voce affannata che gridava "Fermo o sparo!" gli inchiodarono i piedi. Sentì un corpo pesantissimo che gli si scagliava addosso e lo buttava a terra, ci sbatté lo zigomo. Con le mani giunte dietro la schiena Sam si arrese.

-Dannazione!
Russell sbatté i pugni sulla tastiera esasperato.
Entrare nei programmi di quel modello Al era un dilemma cui non riusciva a venire a capo.
Nel colpire la tastiera, schiacciò un tasto a caso e comparve un albero con i rami pieni di configurazioni e protocolli scritti in maniera strana. Le rotelline dell'hacker cominciarono a girare. Aspetta. Mi ricordo di questi sistemi di crittografia, ma dove li avevo visti? Si impose di ricordare. Dopo un po' di sforzi invani si alzò dalla sedia con uno sbuffo:
-Va bene, dove ho messo i miei libri di informatica?

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