Psicologa

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Sua madre le aveva programmato delle sedute di psicoterapia. Natalie aveva deciso di farsi sostituire il filo che aveva usato con dei punti di sutura e si rese conto di quando dolore le facevano, così decise di andare da un professionista. Si assicurò che il viso fosse celato dal cappuccio, in modo tale che nessuno l'avrebbe vista. Si accomodò su una confortevole poltrona in pelle e guardò la donna dalla chioma bionda che si stava sedendo di fronte a lei, in silenzio.

«Il tuo nome è Natalie, non è vero?». Natalie si limitò ad annuire.

«Io mi chiamo Debra e sono qui per aiutarti. Ora dimmi, quali sono stati i tuoi problemi di recente?». Natalie la fissò.

«Il tempo. Il tempo è stato il mio problema». Debra le lanciò un'occhiata confusa.

«Qual è stato il tuo problema col tempo?». Le mani di Natalie si aggrapparono alla pelle del sedile.

«Tutto. Il tempo ti fa vivere attraverso la sua realtà, lentamente, progredendo attraverso la vita, controllato dalla società, solo per essere torturato. È un circolo vizioso, il tempo non si ferma, non rallenta, non accelera. È violento e vivi nella tortura, ancora e ancora, incapace di sentire, incapace di superarlo».

Natalie non aveva la più pallida idea di quello che aveva detto. Non si sentì più sé stessa in quel istante. Poteva essere dovuto a tutte le cose che si era tenuta dentro fino a quel momento? No, era impossibile, ma per qualche strana ragione, le piacque.

La psicologa si avvicinò. «Cara, vorrei che mi raccontassi che cosa ti è successo». Natalie rimase a fissarla. Seguì una lunga pausa, poi lei abbozzò un sorriso e i suoi punti di sutura si aprirono leggermente.

«Perché non me lo dici tu, biondina. Sei tu l'esperta». Debra sembrò avere uno sguardo infastidito. «Io non posso aiutarti, finché non mi spieghi che cosa c'è che non va, Natalie».

Le sue dita iniziarono ad affondare nella pelle della poltrona, lacerandola.

«Natalie non è più qui, ormai». Detto questo, gli occhi di Debra si spalancarono e si alzò in piedi.

«Ritorno subito, per favore rimani qui».

Andò via, lasciandola completamente da sola. Natalie non si mosse, rimase lì immobile. Dopo un po' di attesa e impazienza, i suoi genitori finalmente entrarono nella stanza. Lei si alzò felice di andarsene, ma notò l'espressione dei suoi genitori. Persino suo padre, aveva un'espressione triste. La sua confusione crebbe, ma non disse una parola, e li seguì fino alla macchina. Durante il viaggio, pensò che stavano tornando a casa e così, iniziò ad addormentarsi.

Creepypasta||Clockwork : Your time is upDove le storie prendono vita. Scoprilo ora