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Caro Diario,
Mi stendo sfinita sul letto, per ore ho cercato di sistemare la camera sperando di dargli il mio marchio, il mio tocco personale, ma nulla, queste pareti sembrano farsi sempre più strette e vicine, è tutto ritorna piccolo e angusto. Guardando il copriletto nero, sul quale spicca il roseo tessuto delle mie ballerine, mi tornano alla mente le giornate d'inverno quando, con il freddo sulla pelle, io mi avvolgevo nei plaid e aspettavo con ansia l'arrivo del mio migliore amico, che spesso tardava nel tornare da me.

'Non continuare a torturarti'

Nelle orecchie sento la sua voce, quel brivido, e nell'afferrare la mia arma di sfogo, i nastri rovinati delle mie scarpette, lo rivedo davanti a me.
Strizzo gli occhi, torno lucida in un lampo, sperando di essere stata in un terribile incubo fino a quel momento, sperando di sentire ancora le mani di Eddy combaciare con le mie. Ma lui non c'è. <<Basta Axel>>mi strofino il viso e, lentamente, mi alzo dal cigolante materasso, per afferrare successivamente dei vestiti puliti e il mio zainetto, ormai rovinato da buchi e cuciture mancate.
I jeans sono molto strappati, scuri, sotto il quale brilla la mia pelle bianca candida, non li vorrei nemmeno mettere, mi danno un'aria più nociva del previsto, mi fanno sembrare quella che ora non sono più, ma è tutto quello che mi è rimasto.

Scendo gradini dopo gradini, sono più veloce del previsto e in una trentina di secondi sono già nello spiazzo del campus, sotto gli occhi di tutti; ragazzi e ragazze in uniforme che sorridono e squadrano con cattiveria, nonostante la berretta scura che porto per nascondere la criniera tinta di blu. Quasi ringhio alla giovane ragazza che, spavalda, fa battutone sul mio aspetto, per loro inadatto.
Poi un flash mi distrae da tutto, non sento più le miliardi di parole, il cinguettio degli uccellini, riesco solo a vedere i timidi occhialoni della introversa lettrice incrociata questa mattina. Più mi avvicino, più riesco a leggere il titolo dei suoi libri, grossi manuali pieni di fogli gialli e annotazioni sui bordi. Quando alza il viso, la sua espressione è un misto fra felicità e timore; le sue guance rosse rispecchiano il suo imbarazzo e, il luccichio nei suoi occhi, le fa assumere un'espressione speranzosa. <<Ehy, ciao.>>tento di essere il più sorridente possibile, e nonostante io volessi essere diffidente, mi è impossibile parlarle con arroganza. Sotto un raggio di sole, il dilatatori al mio orecchio luccica e lei, in un attimo, a chino basso risponde al mio saluto nella maniera più sconvolgente :<<Prendi gli appunti che ti servono e sparisci.>>quasi trema nel sussurrare, sfogliando un'altra pagina e ricadendo con lo sguardo sulle frasi stampate.
Guardandola meglio, con quell'aria da piccolo topolino da biblioteca, capisco che la sua timidezza è causata dal tale sfruttamento a cui viene sottoposta dagli studenti della UCLA.<<No, scherzi?>>tento di darle sicurezza, sedendomi spontaneamente al tavolino e sfoggiando il sorriso più tenero degli ultimi tempi. Inconsciamente, le tocco la manina piccola e magra, come fosse un'amica, facendola tornare con gli occhi nella mia direzione, permettendole di essere più tranquilla e rilassata. Mi sorprendo e arrossisco per via del mio gesto, da tempo non capitava di mostrare la mia dolcezza interiore con uno sconosciuto.<<Axel Shawn>>le dico, ritirando la mano di scatto per via del mio imbarazzo interiore.
Xx:<<Loren, Loren Smith.>> sorride, sfoggiando una dentatura perfetta e brillante.<<Scusami se ti ho risposto in questo modo, mi dispiace, ehm>>balbetta con il viso rosso, le sue dita tremano nel sistemare gli occhiali sul nasino e ,nei suoi occhi ,rivedo l'anima pulita di Eddy. <<L'abitudine>> sussurra arricciando le labbra per il dispiacere.

'Non perdere un'altra occasione, non perdere questo miraggio, aiutala. Sprigiona la tua dolcezza. Ne vale la pena.'

<<Tranquilla>>le dico, facendo cadere l'occhio sulla sua salopette di jeans e sui braccialetti graziosi al polso.<<Che ne dici se mi mostri un po' il campus, è il mio primo giorno alla UCLA e vorrei trovare dei punti di riferimento.>>le chiedo, alzandomi lentamente e guardandola con quel briciolo di tenerezza che ho, è come se parlare con lei mi faccia bene, mi faccia ritrovare me stessa, Eddy.
Mentre camminiamo mi rendo conto dell'enorme diversità di carattere che ci accompagna, mi accorgo che Loren è proprio il classico tipo di persona che, solitamente, mi avrebbe fatto salire i nervi alle stelle, ma non è così questa volta, in lei riesco a vedere solo quella che ero io prima degli errori. Riesco a vedere Eddy e la sua educazione. La vedo con occhi diversi, non quelli pieni di ira, occhi nuovi e consapevoli del suo bisogno di un'amica.

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